Parto con una mezza influenza e la teoria assurda che correre possa aiutarmi a guarire
Prima fase
Faccio finta di stare bene. Corro i
primi 2 km da sacchettaro inseguendo Gianni, terzo di categoria, a
3'40 al km. Verso la fine del secondo chilometro ho modo di osservare
e studiare la colazione tipica di un runner: 2 etti di spaghetti al
sugo in condizioni di conservazione quasi perfette (io forse li avrei
masticati). Lascio l'analisi della salsa al prossimo giro. Per un
momento ho la tentazione di esporre la mia colazione lì accanto ma
essendo un banalissimo caffellatte con biscotti, desisto.
Mi sento in affanno e sono costretto a
rallentare e a lasciare scappare Gianni verso l'ultimo premio.
Seconda fase
Per altri 2 km cerco almeno di
mantenere un buon passo per migliorare il tempo di Oristano e per
alzare la temperatura corporea. Seguo
il gruppo di Claudia Pinna, a
3'45 al km. Ancora troppo veloce e
il
corpo protesta. Ricordo
il plot:
Durante
l'attività fisica, tutto il corpo è impegnato a portare ossigeno e
glicogeno ai muscoli e le funzioni metaboliche non legate al
movimento rallentano.
Ecco,
questo era il piano, ma c'è stato un colpo di stato dei generali
anticorpi. In contrasto con la decisione del governo di dirottare le
risorse dalla difesa antibatterica all'attività motoria, occupano il
cuore armati e dichiarano lo stato d'emergenza. L'articolo della
costituzione di cui sopra viene riscritto come:
Durante
la malattia, tutto il corpo è impegnato a combattere i batteri e le
funzioni metaboliche non legate alla guarigione rallentano.
Il
corpo ha le sue priorità e la guerra di trincea contro i batteri era
la mia. La testa non può farci niente e gran parte del sangue e
dell'ossigeno sono dirottati verso il fronte anti-batterico. Vuoi
correre? Fai quel che riesci con quello che ti rimane.
Terza
fase
Ultimi
17 km.
Sono
allo sbando, in balia del vento e degli anticorpi. L'unico obiettivo
rimasto è
creare una situazione disagevole per i batteri e convincerli
a lasciare il mio corpo. Gli spostamenti d'aria ne spazzano via
molti, altri si
gettano nel vuoto dicendo “questo è pazzo”.
Ma
credo davvero a questa teoria strampalata? No.
Forse avrei
maggiori
speranze di
successo fermandomi
e pregandoli in ginocchio di andarsene. Non so che fare e rallento
vistosamente.
Poi mi supera un atleta e decido di
usarlo come riparo dal vento e come riferimento, insomma mi faccio
adottare, sarà la mia “mamma
oca” e seguendolo
riesco
ad arrivare
al traguardo in
1h24'.
Catarro
e tosse sono ricomparsi quasi subito. Tutto sembra come prima. Del
resto questa storia della guarigione era solo una cialtroneria che mi
ero messo in testa per convincermi a partecipare alla gara. Almeno
Assemini è più vicina di Lourdes.
Stamattina, in macchina mentre andavo al lavoro, mi sono sorpreso a
cantare! Era da più di una settimana che me ne stavo zitto ad
ascoltare la musica. Appena me ne sono reso conto, ho visto la luce,
ho sorriso e alzato la voce. È un segno: il bene sta per trionfare.
Miracolo ad Assemini!
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