sabato 30 agosto 2014

Galline in fuga (exit polls)

Oggi è l'ultimo giorno del sondaggio “inviato speciale nella terra di mezzo” in cui il mio io velleitario chiedeva il vostro supporto per tirarmi giù dal divano.
“Grazie amici! Lui è furioso …”
“... E spostati tu! Maledetti, guardate cosa mi tocca fare ora …

100 km su strada (5 preferenze)
un vero mitico ultratrail (5 preferenze)
triathlon distanza ironman (4 preferenze)
maratona in 2 ore più l'età (2 preferenze)
riposati che sei vecchio (1 preferenza … non penserete che sia stato io, vero?)


Pigiar tasti. Ecco cosa so fare io. E se li pesto con i piedi, la cento chilometri sarà un romanzo.

mercoledì 27 agosto 2014

Triathlon olimpico di Isili

Tema: triathlon di fine Agosto.
Il copione si ripete. Il destino è a corto di idee; rigira la penna fra le dita della mano, appoggiandone la punta al labbro e poi verso il basso lasciando sul foglio solo un puntino. Gli occhi vagano facendo il giro del soffitto, poi si abbassano furtivamente verso il banco del compagno 2013 e poi di nuovo sul foglio: la penna finalmente comincia a scrivere. L'occhio fa avanti e indietro mentre la mano copia fedelmente gli eventi principali dal tema del compagno. Per non essere beccato, cambia il nome del posto – Mulargia diventa Isili – ritocca leggermente la classifica e cambia qualche piccolo particolare.
Il destino è un copione e si ripete, come dicevo prima: il copione si ripete. Se volessi potrei riprendere il post dell'anno scorso sul triathlon di Mulargia e, con minimi aggiustamenti, otterrei una descrizione quasi esatta della mia gara di Isili. Per evitare di ripetermi, mi concentrerò invece solo su qualche piccolo particolare che il destino ha mutato.
Zona cambio
Alla sinistra della bici, si possono mettere gli oggetti che serviranno durante la frazione ciclistica. Accanto alle bici dei triatleti esperti non c'è niente. Le scarpe sono già agganciate ai pedali, il casco è appoggiato al manubrio e tutti gli altri accessori sono attaccati alla bici. Accanto alle bici dei meno esperti ci sono le scarpe, talvolta con le calze. Non si fidano a salire infilandosi le scarpe al volo: in zona cambio è pieno di spettatori che aspettano solo di vedere le goffe cadute di chi tenta improbabili partenze acrobatiche. Accanto alla mia bici c'è un mucchietto. Alla base ho messo il sacchetto per riporre muta e occhialini; poi le scarpe con sopra le calze, guantini e occhiali da sole, un gel, una barretta e un pacchetto di fazzoletti di carta; in cima, a fare da croce sommitale al mio montarozzo, il GPS da polso. Non mi faccio mancare nulla; gli avversari, se e quando riuscirò ad uscire dalla zona cambio, dovranno tremare. Forse se avessi avuto anche un pettine e uno specchietto, avrei potuto aggiustarmi i capelli sparati all'insù quando ho tolto la cuffia e poi acconciati a strisce dalle fessure del casco. Sarà per la prossima volta.
Doppiaggi
Il percorso ciclistico prevedeva un doppio passaggio lungo lo stesso tratto di strada. I nuotatori più scarsi perciò potevano essere doppiati. Il primo, Maurizio Carta, mi ha doppiato all'inizio di una salita; saliva troppo veloce e ho rinunciato a seguirlo. Poi, nella discesa successiva mi superano il secondo e il terzo. Mi accodo immediatamente (la scia è consentita) perché in scia si fa meno fatica. Mentre passo a tirare in testa per un primo cambio, comincio a chiedermi se sia sportivo accodarsi ai primi e se sia sportivo che i primi accettino aiuto dai doppiati. "Non è sportivo, punto e basta." "Ma, in teoria, noi non sappiamo se questi due siano fra i primi o siano anche loro dei doppiati." "Non fare il finto tonto, quello alto è Tramonte e quello grosso ... ora mi sfugge". Dopo questo breve consulto intestino lascio la scia e mi lascio staccare. Poi ho scoperto che il “terzo” in realtà era un doppiato e, fra i tre, l'intruso non ero io ma il secondo. Poco male. L'importante è essere a posto con la coscienza intestinale.

La luce

Un ultimo piccolo particolare: è vero che dal punto di vista delle prestazioni sono andato come l'anno scorso ed è anche vero che l'anno scorso non ero andato poi così bene. Ma questo ritorno all'io dell'anno scorso, quello che aveva chiuso un ironman in poco più di 10 ore e che non sapeva cosa fosse un prolasso mitralico, mi ha fatto finalmente vedere la luce. Sono proprio guarito. Eccome.

sabato 23 agosto 2014

C'è acqua su Marche

Cronache dal pianeta Marche

C'è acqua su Marche. Le foto delle sonde e l'analisi spettrometrica facevano sospettare che quella distesa opaca fosse costituita in gran parte d'acqua. Finalmente la conferma sperimentale: c'ho nuotato dentro.
La grande scoperta è nata per una mia esigenza particolare. Il pianeta trentino si era rivelato poco adatto alla preparazione per il triathlon di Isili. Tuffi nella pioggia battente e qualche bracciata nell'erba alta bagnata non bastavano a garantirmi 40 minuti di sopravvivenza in un ambiente ostilmente liquido come il lago di Isili. Allora, di passaggio per il pianeta Marche a 6 giorni dalla gara, ho deciso di verificare l'effettiva presenza d'acqua per farmi un paio di nuotate.
La ricerca è stata breve e fruttuosa. Sono andato a cercare nella zona della controversa “linea tratteggiata” visibile in tutte le foto delle sonde spaziali. Ricordo ancora lo scalpore suscitato dall'ingenuità dell'astrofisico americano che aveva tagliato la foto lungo la linea tratteggiata mandando in fumo una missione spaziale costata milioni di dollari. In realtà, quei tratti che che tanti dibattiti avevano suscitato, non erano altro che file di scoglietti a schiera immersi in un liquido beige. Nonostante il colore sospetto, i miei ultimi dubbi sono stati fugati dalla presenza di kitesurf, pancioni pelosi e venditori ambulanti: era il mare.
Ho preso coraggio e mi sono tuffato. Le mani protese in avanti sono subito sparite nel mare nebbioso. I peli centimetrici sulle braccia mi hanno permesso di misurare una visibilità di circa 30cm, non sufficiente per evitare di incagliarmi più volte con la pancia. Con la punta delle dita sentivo la sabbia, cambiavo stile di bracciata facendo passare le mani radenti alla pancia, poi tentavo qualche bracciata di nuoto asciutto, strisciando finché, per non far la fine di un cetaceo arenato, ero costretto ad alzarmi con l'acqua alle caviglie. Quasi ad ogni schiera di scogli, ogni 100m circa, c'è una secca. Come in piscina, si tocca e si ricomincia a nuotare. Anche contare le schiere di scogli, come si contano le vasche, non è una cattiva idea: almeno al ritorno, contando a ritroso, si ha qualche speranza di ritrovare l'asciugamano.

Non è stato certo un gran piacere. Se non altro però, se a Isili non sarò preso dalla vertigine dell'abisso che l'acqua trasparente può suscitare, dovrei sopravvivere.  

martedì 19 agosto 2014

Cavalcando il Catinaccio

Cronache dal pianeta trentino

Appunti di viaggio fisico e mentale.

4. Cavalcando il Catinaccio
Il Catinaccio d'Antermoia
Affascinante ... visto dal basso!

La sottile cresta rocciosa precipita da entrambe le parti. Il sentiero ci passa sopra. In molti punti non si possono appoggiare le mani alla roccia per fare sicurezza perché le rocce sono tutte sotto i piedi. Il sentiero non è difficile ma non è un vero sentiero: un piede su un appoggio stretto con un po' di ghiaietta, l'altro poco più avanti oltre uno spunzone di roccia, ecco, un passo è fatto e non sono ancora caduto. Se non ci fosse il precipizio o ci fosse una corda per assicurarsi, sarebbe un gioco ma, in queste condizioni, ogni passo rappresenta un piccolo rischio. E se i miei scarponcini scivolassero sulla ghiaietta? E se quella roccia fosse bagnata? E se calibrassi male l'altezza del passo e inciampassi? Precarietà. Più di mille volte, nella mia vita, sono caduto, inciampando o scivolando. Questa sarebbe l'ultima. Dopo un altro passaggio un po' più rischioso dei precedenti, mi guardo avanti: la situazione non sembra migliore. Sono a 50 metri dalla grande croce che sovrasta la vetta del Catinaccio d'Antermoia e mi siedo a cavalcioni della roccia. Basta. Ho raggiunto il limite di piccoli rischi che la mia agenzia di assicurazioni interiore può accettare; quei 100 piccoli passi che mancano sono troppi. Osservo, sulla vetta, un signore anzianotto con il figlio e due giovani donne; sembrano tranquilli, parlano e mangiano qualcosa e invece io resto lì aggrappato, immobile, cavalcando la roccia. L'idea di tornare e rifare all'indietro quei passaggi, mi ripugna quanto quella di andare avanti: non resta che stare lì fermo seduto, con le natiche a fare da appoggio e entrambe le mani aggrappate a piccoli appigli sulla roccia. Dopo 5 minuti compare mia madre sulla cresta dietro di me. La vedo iniziare il sentierino di cresta con mille precauzioni. Smetto di guardarla per non soffrire anche per lei. Dopo altri 5 minuti mi raggiunge. Le spiego che quello dove mi vede ancorato è il mio punto d'arrivo. Forse dovranno portarmi da mangiare, possibilmente due volte al giorno. Mi dice che anche lei se l'aspettava più facile e che ora prova a vedere com'è più avanti. Piano piano, a piccoli passi, avanza verso la croce. “Qui è più facile” mi dice. La sua voce, familiare e tranquilla, scioglie le mie paure. Finalmente il mio sedere si stacca dalla roccia.

lunedì 18 agosto 2014

Mi comincio a stufare di non respirare

Cronache dal pianeta trentino
Appunti di viaggio fisico e mentale.

3. Mi comincio a stufare di non respirare

Corsa. Prima ai lariceti, attraverso il parco dove andavo tutti i giorni quando, bambino, passavo qui pezzi d'estate. Ricordo l'altalena con le aste in metallo, rigide, che se spingevo abbastanza, mi portava a piedi per aria, sempre più su, finché le aste andavano a sbattere contro la sbarra superiore dov'erano imperniate con uno scossone che faceva tremare le mani. Allora mi sedevo e mi preparavo al lancio per cercare di superare la radice dei record. Da circa 30 anni è stata sostituita da un'altalena molliccia con le catene. Ho già il fiatone; poi salgo su attraverso nuovi sentieri nel bosco pestando tappeti di aghi e terra molle fino alla predaia, la bella distesa prativa con panorama sulle dolomiti di Brenta. Mi affanno inerpicandomi senza sentiero quasi immerso nell'erba bagnata, sembra di nuotare: respiro ogni tre ma non trovo l'aria. Poi di nuovo nel bosco. Non c'è respiro, si sale sempre più su, fino a raggiungere la cresta e vedere la val d'Adige a precipizio dall'altra parte: visione mozzafiato che mi impressiona come ognuna delle cento volte che son stato qua ma ho il fiato mozzato. Non c'è respiro.
Forse è l'atmosfera di questo pianeta, satura d'acqua, e la bombola scarica o forse è solo questa maledetta salita.

Comincia la discesa. Veloce e ripida. La gravità è seria e mi attira giù con serietà grave. Finisce l'affanno ma la discesa continua lunga e pesante. L'erba alta è morbida e mi ricorda quando da bambino scendevo volando a rotta di collo lungo quei ripidi pendii ma ora nasconde trappole che mandano i piedi fuoritempo pestando duramente i talloni. Scarpe bagnate, corpo pesante. “Sciak sciak” l'asfalto schiaffeggia rumorosamente le gambe. Il cemento colpisce ancora più duro e pesante. Forse è l'accelerazione gravitazionale che in questo pianeta supera i 10g o forse è solo questa maledetta discesa.

venerdì 15 agosto 2014

Esplorazioni – alla scoperta del senso della vita (o della vite)

Cronache dal pianeta trentino

Appunti di viaggio fisico e mentale.

2. Esplorazioni – alla scoperta del senso della vita (o della vite)

Andando in giro per i boschi, ho scoperto una cosa terribile. In questo pianeta vivono caproni giganteschi. Per mia fortuna non li ho ancora incontrati ma ho visto i loro escrementi. Facendo la proporzione fra il raggio delle cacchette di capra nostrane (1cm) e questi escrementi enormi (10-30cm) ecco che l'altezza di questi mostri dovrebbe superare i 20 metri. L'altra ipotesi, altrettanto mostruosa, è che siano esseri di dimensioni normali ma che passino la loro esistenza a mangiare e produrre quelle feci abnormi. E allora ci sfugge il senso della vita o forse, finalmente, ci appare nella sua terribile essenza.

Ho scoperto che Martino, quando non ha lo spazzolino, si lava i denti con l'indice della mano destra. Ma la cosa più interessante è che è anche disposto a prestarlo a chi avesse scordato lo spazzolino sul pianeta terra. Anche questo potrebbe avere a che fare con il senso della vita
o forse è solo un non-sense.


Alcuni di questi alieni affermano di essere miei parenti. A rigor di logica, ne seguirebbe che anche io sono un alieno. Ecco, forse, da dove vengono i miei superpoteri che non sto qui ad elencare per ragioni di riservatezza; forse questo è il senso destrorso della vite o forse è solo il senso di torpore postprandiale dovuto al frutto della vite.

mercoledì 13 agosto 2014

Il viaggio sulla nave galattica Janas.

Cronache dal pianeta trentino

Appunti di viaggio fisico e mentale.

1. Il viaggio sulla nave galattica Janas.
Un gran fumo nero esce dallo sfintere d'acciaio della nave galattica Janas. Conto alla rovescia; fuori i visitatori e si parte. Il mio allenatore, che sono io, mi aveva prescritto allenamento in altura. È per questo che sto salendo a 10km/sec fendendo l'atmosfera e poi ancora più su nello spazio siderale. Se a 2000m si riesce a far salire l'ematocrito al 50% a 10 milioni di km … Obiettivo: globuli rossi ipertrofici per il triathlon di Isili.

Pare che non ci sia il mare sul pianeta Trentino. Dovrò esercitare il nuoto asciutto, come i primi pesci che si muovevano strisciando fuori dall'acqua prima di diventare dinosauri. Spero che gli alieni non mi prendano per un idiota. Per il resto alternerò sedute di corsa con altre di MTB

sabato 2 agosto 2014

Almanacco del mese dopo – Agosto 2014

Agosto: vacanze – vuoti – assenze – senza rete. I trail cittadini andranno alla deriva privi di un serio controllo scientifico, la mia poltroncina al CRS4 cercherà di resistere senza il mio calore umano, l'atletica Capoterra senza presidente si agiterà come un serpente senza testa, i lettori del blog disperati in crisi d'astinenza cominceranno a leggere elenchi del telefono. Tranquilli, andrò in trasferta a raccogliere materiale caldissimo da spalmare sul blog: le montagne del trentino sono ricche di croste bovine.

Eventi
5 – Parto per il trentino. Finalmente potrò correre sulle mitiche Alpi; al posto delle cacchette di capra troverò enormi cacche di mucca, al posto degli arbusti della macchia troverò boschi di alberi altissimi, al posto di tracce segrete troverò sentieri segnati, numerati, pubblici.

24 – Triathlon olimpico di Isili. Anche questa volta, ammesso di partire, varrà il detto “take it Isili”; finora, non ho nuotato e in trentino, per quel che ne so, non c'è il mare. L'anno scorso, fresco di ironman, in una gara simile uscii penultimo dal lago di Mulargia. Quest'anno potrò puntare solo all'ultimo posto.


Best of the past
Agosto 2013. Pochi post, solo 6, ma qualcuno di ampio respiro, in cui piccoli episodi vengono trasformati in brevi racconti. Per esempio:
Una caduta:
Signore e signori, il comandante informa che stiamo iniziando la discesa verso l'aeroporto di Baccalamanza. Non cado subito, riesco a fare due, tre passi. Forse avrei tempo per fare un bilancio della mia vita, ma non ci penso proprio. Penso al terreno, sempre più vicino alla mia faccia, al fatto che, inclinato come sono, la spinta del piede per cercare di non cadere mi spinge in avanti sempre più veloce, penso al punto migliore per l'impatto … Da “atterraggio

Un lavaggio di piatti:

Mi diranno: "non ci pensare, tu li hai già lavati ieri a pranzo" oppure "no, Lorenzo, oggi è il tuo onomastico, stai seduto" o "fermo lì, il tuo sedere collima troppo perfettamente con la poltroncina, non rompere l'armonia" ma ci provo lo stesso. "Li lavo io" dico. Due secondi di silenzio, poi la conversazione riprende amabile e l'armonia ritorna perfetta in veranda. Io però sono in cucina con le mani nell'acqua bollente impiastrate dall'altra faccia della polenta. Da “armonie

venerdì 1 agosto 2014

Fenomeno trail cittadino. Studio commissionato dall'OMS. REF2761. Class.: Riservato.

Rapporto 30/7/14. Anche oggi mi ritrovo, in veste di osservatore scientifico, al ritrovo settimanale cagliaritano. Segue analisi dettagliata.

Studio epidemiologico.
Faccio la conta: finisco tutte le dita ma continuo a contare. 82 teste e altrettanti stomaci anche se, a fine serata, questi ultimi sembrano in netta maggioranza.
L'andamento delle presenze col passare delle settimane è illustrato in Fig. 1. e confrontato con le caratteristiche progressioni geometrica e lineare. Fino alla terza settimana, il rischio pandemia, rappresentato dalla curva rossa, risultava molto alto. Ora sembra invece scongiurato. Il fenomeno cresce con un andamento lineare e ci sarà tutto il tempo per approntare un vaccino efficace. Nei 12 mesi di tempo necessari alla preparazione del vaccino, si arrivera a 800, massimo mille contagi, un bilancio accettabile secondo i criteri del protocollo AMZTE-O. Anche geograficamente il contagio si espande lentamente e dopo Capoterra, è arrivato solo fino a Villacidro, e non dovrebbe uscire dai confini dell'isola.

Studio sintomatologico.
Ho riscontrato un aumento del 200% della fame patologica, risoltasi in un'abbuffata indescrivibile. Ho, inoltre, osservato ben tre episodi di cadute delle unghie degli alluci, talmente rovinose da trascinare giù tutto il corpo degli atleti coinvolti.

Studio sociologico.
Comprendere il fenomeno e la sua espansione dal punto di vista sociologico è forse la sfida più difficile. Forse la chiave è in quel saluto, in quelle voci dei carcerati che ci guardavano invisibili da dietro le finestre sbarrate mentre passavamo, la settimana scorsa, al Buon Cammino.

Forse è fame di libertà.