Trovato compromesso con il tallone. Mi
lascia correre un'oretta ogni due giorni con solo qualche dolorino di
avvertimento alla partenza, in cambio di ghiaccio, pomate e parole
dolci. Non è tanto, ma potrebbe bastare a finire decentemente la
maratona dell'ironman … non fosse un equilibrio instabile. Ieri,
per esempio, per farmi perdonare il combinato 130km di bici +13km di
corsa che mi aveva sbilanciato, ho dovuto aggiungere un imballaggio
di cellophane sul tallone impomatato, come da referto di “su
dottori” Flavio. Cammino sul filo con sotto l'abisso ma sono
ancora vivo. Mi aspettano pero' altri 26 giorni sul filo …
lunedì 31 agosto 2015
giovedì 27 agosto 2015
Strategie per guarire dalle infiammazioni
Il tempo: come un incendio si
estingue da solo, una volta finito il combustibile, anche
l'infiammazione basta aspettare che passi. Ingannate il tempo facendo
altro: bici, nuoto, parole crociate, lavoro, contate fino a tre …
ma quanto cazzo c'è d'aspettare? Fra un mese ho un ironman e non
posso arrivarci contando.
Il tempo funziona sempre ma potrebbe
non essere sufficiente (la dose massima è di 24 ore al dì),
allora provate queste altre strategie.
Il freddo: se possibile, andate
a correre sul pack antartico, altrimenti mettete la parte offesa in
congelatore. Nei supermarket, ci sono i comodissimi reparti
surgelati: basta sollevare il coperchio, togliersi scarpa e calzino e
inserire l'arto per qualche minuto, facendo finta di scegliere il
gelato. Altrimenti, tirate fuori il gelato (o meglio un'avvolgente
pizza margherita) e tenetelo a contatto per qualche minuto con la
parte infiammata. Abbiate cura poi di riporlo se non volete pagarlo.
Le pomate: non servono a niente
ma hanno un odorino piacevole.
E infine, se nessuna delle precedenti
strategie si è mostrata efficace non vi resta che il …
Vaffanculo: andate a correre in
montagna e vaffanculo. Dovevo pur provare quel sentiero pulito di
fresco di cui mi avevano parlato. Beh, che dire, per il mio tallone
finora questa è stata la più efficace.
mercoledì 19 agosto 2015
Road to Mallorca
Sulla
strada
per
Mallorca
ho trovato
il mare,
finalmente.
C'è
acqua
su
Marche,
l'avevo
scoperta
l'anno
scorso; non
è insapore,
né incolore e neanche
inodore, è
opaca
e
giallina
ma
liquida
a sufficienza
per
dimenare
braccia
e
gambe
avanzando
faticosamente.
Ne
ho approfittato
per ricominciare a
nuotare,
dopo tre settimane
di stop.
Sulla
strada
per
Mallorca
ho fatto
100 chilometri in bici su e giù per le belle colline marchigiane,
fra
borghi medievali,
campi
tinti
di
varie
tonalità
di verde, con i monti Sibillini sempre più vicini sullo sfondo.
La
strada
per
Mallorca
era
già
in salita
a Londra,
quando,
dopo
una
corsetta
di
dieci km, mi ero
dovuto fermare
col tallone
dolente; si è fatta
ardua
oggi
che,
dopo
oltre
10 giorni di riposo e una
corsetta
sul
lungomare,
il maledetto
tallone,
sporgenza
inutile,
continua
a dolere.
Sarà
dura.
Molto
dura.
Non
vedo ancora
il
traguardo.
lunedì 17 agosto 2015
E intanto, Mallorca si avvicina.
13
agosto
– Dopo Londra, le mie
vacanze proseguono con una settimana in trentino, in val di Non.
Avevo nostalgia delle dolomiti e ho approfittato della loro vicinanza
per andare con Flavia, mia madre, a camminare sulle magnifiche creste
del Latemar. Dopo la salita e un tratto di sentiero impegnativo, non
particolarmente difficile ma esposto su baratri micidiali, mi sono
rilassato lasciando andare le gambe giù per la discesa. Non so se
sia stata la tensione o la corsa in discesa, ma alla fine avevo le
gambe a pezzi. Il giorno dopo faticavo a camminare, mentre mia madre
si muoveva con leggerezza. Io, un cosiddetto “uomo di ferro”,
sono stato distrutto da una passeggiata con un'ultrasettantenne.
Oggi, 2 giorni dopo, ho ancora i
muscoli dolenti al punto da non riuscire a scendere le scale senza
aggrapparmi alla ringhiera.
Dietro la tenda del bagno, la sera,
metto tutto il necessario per cambiarmi senza svegliare nessuno e
uscire in bici la mattina dopo, alle prime luci dell'alba. Oggi, come
ieri, mi sono alzato per ultimo e i dolori muscolari mi hanno
costretto a lasciare lì, dietro la tenda del bagno il cambio per la
bici, sempre pronto in attesa di tempi migliori.
PS. La settimana in trentino è finita.
In sette giorni, oltre alla passeggiata micidiale descritta sopra,
sono riuscito a fare 5 ore di allenamento in bici. Il mare non l'ho
trovato. E intanto, Mallorca si avvicina.
giovedì 13 agosto 2015
100 a 1
Nei 10 giorni che sono trascorsi fra la
partenza dalla Sardegna, il soggiorno a Londra e il viaggio in
Trentino, il mio unico allenamento è stato un'ora di corsa. Un'ora
in dieci giorni, in confronto alle (almeno) dieci ore in un giorno
della gara del 26 settembre, fanno un impegno medio ridotto di un
fattore 100.
Ad
un impegno fisico ridotto ho contrapposto un incremento dell'impegno
mandibolare, aumentando così lo squilibrio input-output e ora mi
sento pesante dentro, come se avessi un nucleo di piombo dalle parti
dello stomaco e, intorno a questo nucleo, muscoli, grasso e organi
interni si aggirano alla rinfusa.
1 a 10 contro 10 a 1. Cambia solo uno
zero, cioè niente. Come un refolo che, con un soffio leggero, cambia
una vocale e trasforma “essere in forma” in “essere informe”.
giovedì 6 agosto 2015
Un tritleta a … London.
Prima di partire ero un triatleta. Sono
riuscito a infilare nel bagaglio ryanair perfino le palette da
piscina – che non uso da due anni – dovendo così rinunciare ad
una maglia a maniche lunghe.
Arrivato
a
Londra,
mi
preoccupo
per avere dimenticato la cuffietta. Come si dice cuffietta in
inglese? La venderanno in piscina?
Dopo un primo giorno di acclimatazione,
la sera comincio a studiare sul serio. Hyde park o regent park?
Domani si corre.
Mi sveglio alle 6, vado in bagno, mi
vesto da corsa … non trovo le chiavi, ho un dolorino al tallone, mi
sdraio un secondo nel letto e mi risveglio alle 9. Faccio colazione,
tolgo i vestiti da corsa e torno turista. Domani ritento.
L'indomani alle 6 sono sveglio, mi
cambio, faccio un po' di riscaldamento in bagno (l'unica stanza dove
si può correre senza far scricchiolare il pavimento) per capire se
il tallone mi lascerà correre, prendo le chiavi ed esco. Non sono
ancora le 7 ma in giro c'è già gente. I marciapiedi sono larghi e
non ancora pieni e si corre bene. Un po' d'imbarazzo ai semafori
rossi, dove non capisco da dove arriveranno le auto, ma sopravvivo
fino al parco. I podisti sono relativamente pochi. La maggior parte
di essi corrono con uno zainetto da cui deduco che usano la corsa
come mezzo di trasporto per andare al lavoro; miscredenti, non sanno
che la corsa
è sacra.
I parchi
sono grandi
e offrono diverse opzioni: percorsi in asfalto,
piste sterrate
per i cavalli
(e per me), grandi
prati
da calpestare
con gusto … mancano
solo dislivelli degni di nota
e la
corsa
resta
un po' piatta.
Dopo un'oretta
di corsa,
contento ma
un po' indolenzito, torno
a casa.
Il dolore al tallone però aumenta,
alimentato dalle camminate turistiche sull'asfalto e, nei giorni
successivi, devo rinunciare a ulteriori corse. L'unica attività
pseudo sportiva è un trasferimento di mezz'ora ad andare e mezz'ora
al ritorno in city bike per il museo di scienze naturali. All'andata
sono con i figli e si va pianino: a loro non piace infilarsi fra
automobili e bus nel traffico caotico e all'incontrario; vogliono
sopravvivere, dicono. Al ritorno sono solo e finalmente, inserendo il
rapportone (il numero 3 della bike) e frullando i pedali a 120 giri
al minuto, riesco a far salire i battiti producendomi in sfide epiche
con ragazze e vecchietti. Ho qualche difficoltà nelle svolte a
destra per cui mi ritrovo fuori rotta ben oltre casa, ma non
importa, almeno, per qualche minuto, sono tornato ciclista.
Dal battello, con la giacca ben chiusa
per evitare la micidiale arietta, osservo il coraggioso che nuota in
mezzo al Tamigi e lo invidio.
domenica 2 agosto 2015
Welcome in London
La notte prima sono a Roma. Non riesco
a dormire. Mi affaccio alla finestra sperando di rinfrescarmi un po';
osservo l'aria perfettamente immobile, il caldo, l'umidità, la luna
piena, il traffico; un automobilista si ferma sotto la finestra, urla
al telefono agitando una mano fuori dal finestrino, poi scende dalla
macchina continuando ad urlare, sbatte la portiera, risale, risbatte
la portiera, “... ecco, mi hai fatto pure spaccà la macchina …
ti odio, ti odio, ti odio ...” riparte. Ecco cos'è l'afa. Alle 4 e
mezza suona la sveglia.
A Londra invece fa fresco; sembra ci
sia l'aria condizionata per le strade. Martino deve andare in bagno.
Nella subway sono a pagamento e il nostro appartamento è ancora
chiuso. Lo accompagno allora alla ricerca di una toilette. Nel
supermercato non ci sono bagni. Nel ristorante di una nota catena
sono rigidi: only for customers. Non ti preoccupare, gli dico, so io
dove andare. Sapevo che al British Museum non si paga l'ingresso. Di
fronte all'enorme palazzo neoclassico gli dico: ecco il tuo bagno.
Passiamo fra due monumentali statue assire, accanto alla stele di
Rosetta e poi attraverso un corridoio, costeggiando sfingi egizie,
finalmente arriviamo al bagno.
Welcome in London
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