mercoledì 29 novembre 2017

Un istruttore velleitario alle scuole elementari

Questo caos che vedete è il mio metodo di lavoro, non è mancanza di metodo.
Non ho nessuna esperienza pedagogica ma sono uno “scienziato” capace di osservare fenomeni e razionalizzarli e mi ci è voluto poco per capire che i bambini contengono uranio-235. Basta concentrare un certo numero di bimbi in uno spazio limitato e agitare leggermente che essi entrano in risonanza innescando una reazione a catena che sprigiona energia nucleare. Da dove esce tutta quell'energia? Come fanno, quegli esserini così piccoli a sprigionare megatoni di gioia urlante? Uranio-235, non c'è dubbio. Io, per ottenere il massimo del risultato nell'insegnamento dell'atletica, cerco di lavorare in questo caos supercritico. Basta infatti indirizzare anche solo una piccola parte di quell'energia pazzesca verso l'obiettivo pedagogico desiderato per ottenere risultati impensabili. Certo che indirizzare quell'energia verso l'apprendimento delle tabelline potrebbe essere complicato. Indirizzarla, invece, all'apprendimento di attività motorie appare quasi naturale. Sotto massa critica sono più attenti, ordinati, silenziosi ma si stancano subito, vanno più piano, hanno male di qua e di là. In condizione supercritica, invece, la stanchezza non esiste, dopo ogni caduta si rialzano senza un lamento, corrono come dei fulmini e non si fermerebbero mai.
Ogni cambio di gioco richiede lo spegnimento e la riaccensione della reazione con dispendio energetico dell'istruttore e l'utilizzo di dosi massicce di fischietto ma ne vale la pena. Ogni volta sembra un miracolo. Pigiare il bottone d'innesco e guardare esplodere la gioia infantile è uno spettacolo terribile e bellissimo allo stesso tempo. Si deve tenere ben saldo il controllo della barra di piombo (fischietto), perché quando le urla superano un certo livello, anche il suono del fischietto rischia di fondersi con il nocciolo, mister whistle perde il controllo e l'esplosione potrebbe uscire dalla palestra; è rischioso e faticoso ma ne vale la pena. Per dirigere quell'orchestra scatenata ci vorrebbero megafono e tappi nelle orecchie ma ormai mi sto ambientando nel personaggio dell'istruttore ingegnere atomico e, immerso nell'urlo continuo dei bimbi, mi sento quasi a mio agio. “Urlate sottovoce che se no svegliate i vostri compagni che stanno facendo lezione!” Guardo le maestre temendo uno sguardo di muto rimprovero per la battuta irriverente e per il caos. Qualcuna non capisce, cerca di intervenire e tentando un “in fila per uno” resta travolta, reagisce e rovina il gioco, altre sorridono divertite. È dura ma ne vale la pena. Loro sono il futuro e il caos è il metodo. E come se ne vale la pena!

martedì 14 novembre 2017

Mandrolisai o mandrononlisai?

Mandrolisai o mandrononlisai? Questo è il dilemma. Cerco facili risposte nel cibo, poi nella stufa a pellet e infine nel vino. La bottiglia di mandrolisai si svuota ma anche il terzo bicchiere, quello della salute, quello della “veritas”, del wiki-vino, continua a porre domande. Dopo averlo visto mezzo pieno, il bicchiere inevitabilmente si svuota. Ottimismo di merda.
Al bicchiere, preferisco la tazza: L'ottimista la mattina si alza dal cesso, guarda in giù e vede la tazza mezza piena … Il pessimista invece, la mattina si alza dal cesso guarda in giù e vede la tazza mezza vuota
Dal punto di vista del significato metaforico, il bicchiere mezzo pieno rappresenta la tendenza ad apprezzare ciò che si possiede piuttosto che a pensare a ciò che manca, (presente) mentre la tazza mezza piena rappresenta la tendenza ad apprezzare ciò che si è fatto piuttosto che rimpiangere ciò che si sarebbe potuto fare (passato). Per quanto riguarda il futuro, poi, la visione positiva porta a mezza azione mentre quella negativa a mezza inazione. La verità è che non cambia un cazzo e il bicchiere ora è vuoto.

Ma io resto ottimista e la mattina mi alzo dal cesso, guardo in giù e vedo la tazza mezza piena di piscio color rosa speranza ...

domenica 5 novembre 2017

Piove, governo ladro!

Sono dell'idea che le istituzioni, quando elette democraticamente, meritino rispetto, se non altro per il rispetto che si deve a tutti gli imbecilli che le hanno votate.

Non vale solo per le istituzioni politiche nazionali ma anche per gli amministratori locali, assessori comunali, presidenti eletti di associazioni, federazioni sportive … La critica non dovrebbe mai essere denigratoria ma costruttiva, deve puntare alle “cose”, ai fatti. Poi, ci saranno le elezioni per cambiare le “persone” e tutti noi elettori saremo chiamati nuovamente a scegliere chi rappresenti adeguatamente la nostra imbecillità.

I politici sono espressione del popolo che li ha eletti a propria rappresentanza; perciò, quando un popolo si scaglia contro la propria “classe politica” è come se si scagliasse contro sé stesso e allora, forse, è meglio fuggire all'estero aspettando che gli passi l'attacco di schizofrenia.

Psicoterapia di massa. “Sogno di essere ricco ma poi mi sveglio che non lo sono abbastanza e mi rode lo stomaco. È grave dottore?“ “Parli, si rilassi e continui a parlare ...”

venerdì 3 novembre 2017

Ciclisti kamikaze

Oggi ho scoperto che malati terminali, ciclisti professionisti e terroristi islamici sono uniti da un fattore comune: tutte queste categorie usano (o abusano) uno stesso medicinale. Il "tramadol" è stato trovato nel sangue di 675 ciclisti e di un terrorista, nelle borracce di molti giovani dilettanti e nei covi dei terroristi del bataclan.
Tutti pronti a morire. Vedremo terroristi pedalare in salita ai 30 all'ora e ciclisti gettarsi addosso ad altri ciclisti in sprint kamikaze.
È inquietante. Lasciamo gli antidolorifici a chi soffre davvero e il mal di gambe e la percezione del pericolo a chi è vivo, che la sofferenza è vita, vita pesante, concreta, reale.
In fondo in fondo, potrei anche capire i ciclisti ma i terroristi no. Che martiri siete se non volete soffrire? Siete solo dei dopati del martirio. Vergogna, squalifica e revoca del paradiso.