domenica 28 giugno 2015

Una nuova via per l'integrazione sportiva. La retta via o “via rettale”

Mentre i vostri avversari boccheggiano, cercando di ingerire la barretta di integratore e insieme respirare senza soffocare, voi, con un semplice gesto, inserite l'integratore-supposta nell'apposita fessura e li passate di slancio. Seguite la retta via per via rettale! Prossimamente in farmacia.

sabato 27 giugno 2015

Le “ciccioneddas” come integratore energetico per sportivi

Top di gamma dell'integrazione sportiva:
Crostatina Conad, Ciccionedda e banana
La comoda confezione plastificata, la dimensione di un testicolo e il nome ipercalorico fanno di questo dolcetto sardo un ottimo integratore per sportivi.
Ogni ciccionedda è chiusa in una comoda confezione di plastica che permette di portarle in tasca durante l'attività sportiva senza il rischio che si sciolgano nel sudore. La confezione è di facile apertura, comprensibile perfino dai 2 soli neuroni preposti alle attività di concetto durante un'attività fisica intensa.
Burro e margarina oltre a giustificarne il nome, forniscono un apporto lipidico utile a reintegrare la pancetta mentre il ripieno di albicocca fornisce il giusto compendio di sali e vitamine.
Rispetto al top di gamma – la crostatina conad – la ciccionedda presenta un grande vantaggio: non si disintegra appena si apre la confezione lasciando fiabesche tracce di briciole. Purtroppo però questa sua compattezza permane anche in bocca obbligando l'atleta ad una masticazione prolungata: venti – trenta secondi in cui è consigliato respirare col naso per non ritrovarsi con gli alveoli polmonari spalmati di ciccionedda. Se ne consiglia pertanto l'assunzione in discesa o comunque in fasi di limitato impegno cardio-respiratorio.

Oggi ho corso 34km con 2 ciccioneddas e un fico secco e sono arrivato sazio. Funzionano! Credo che troveranno spazio nel mio bagaglio per Roth.  

lunedì 22 giugno 2015

Un bel passo avanti verso Roth

Ieri, per iniziativa dell'amico Davide, ho fatto il primo vero allenamento specifico: 120km di bici + 25km di corsa. Un bel passo avanti verso Roth
In bici, sono ancora poco brillante: avevo le ruote appiccicose e gli amici ciclisti ne hanno approfittato per staccarmi e mi hanno dovuto aspettare diverse volte. Devo risolvere il problema dell'appiccicamento all'asfalto: voglio volare, perbacco! Ho finito comunque i 120 km in discrete condizioni, molto meglio di come avevo chiuso i 107 km di 5 giorni prima. Anche la corsa, soprattutto per colpa del grande caldo, è stata un po' affannata e appiccicosa; è andata però via regolare intorno ai 5' al km e, tirando fuori il DNA, come un esibizionista nell'intimità del deserto, sono riuscito anche a fare una discreta progressione all'ultimo km. Nel deserto assolato della strada interna di Santa Margherita, immaginavo le urla di incitamento del pubblico di Roth “Super Lorenzo”; ecco il perché di quel sorriso da folle che, del resto, nessuno ha visto.

Poi recupero come da manuale, con un tuffo al mare e un paio d'etti d'amminoacidi di cinghialetto arrosto.

venerdì 19 giugno 2015

Road to Roth to road

È da aprile che ho fatto clic per partecipare
all'ironman di Mallorca del 26 settembre. Sono un po' indietro con gli allenamenti ma di tempo ce n'è. Intanto, per portarmi avanti, ho colto un'occasione al balzo per fare un bel lungo e … mi sono iscritto ad un altro triathlon su distanza Ironman: il celebre Challenge Roth, in Germania, che si correrà il 12 luglio! Grazie al mio 50esimo compleanno, ho trovato i finanziamenti (che non è facile), grazie ad un amico ho potuto iscrivermi (che è molto difficile) e non potevo quindi rinunciare a quella che è definita la miglior gara europea. In tutto ciò mi manca solo un piccolo particolare: l'allenamento.
È normale fare un ironman senza allenamento come allenamento per preparare un ironman? Sembra un po' come suicidarsi per la paura di morire … . Non è normale ma si può fare. Ci vuole tanta velleità, tanta presunzione di avere un corredo genetico spettacolare (se avessi un microscopio elettronico, riempierei facebook di selfie col mio DNA accoccolato) e un po' di follia.
Comunque ormai ci sono dentro e la situazione è questa:
Nuoto. Quest'anno non sono andato in piscina. Da inizio maggio, ho cominciato a nuotare al mare con la muta un paio di volte a settimana. Il massimo, per ora è stato 2.2km. Vado molto piano, ma non mi stanco troppo e vedo meglio i pesci. Il nuoto non è un problema.
Bici. Finalmente martedì scorso ho superato i 100. Ho fatto ben 107 km ma dal 60esimo ero cotto. Muscoli vuoti. Alla fine mi bruciavano anche le punte dei piedi, scottavano come se le scarpe andassero a fuoco … non me lo aspettavo ma, a pensarci bene, è normalissimo: come una pietanza qualsiasi, ero già cotto da due ore e stavo cominciando a bruciare. Domenica ne farò 120 e poi proverò a correre con i piedi incendiati.
Corsa. Nelle due settimane dopo il passatore ho corso una sola volta, 7 km a 6' al km. Questa settimana ho ripreso, sicuro di essere di nuovo brillante, veloce e resistente … o almeno una delle tre … mmm … neanche una, vero? Beh, almeno ho corso: 14km lunedì, 14 mercoledì e 12 oggi.
Previsioni.
La tattica di gara è bell'e fatta. Nuoto tranquillo cercando di non stancarmi, bici tranquilla cercando di arrivare vivo e corsa con quello che resta, ovvero tutta di DNA. Se tutto va bene 1h30+6h00+3h30 fanno 11h00 di puro divertimento.

Intanto, al mercatino, gli scambi si susseguono incessanti facendo oscillare pesantemente i valori del mio seme e alla neuro mi stanno preparando una stanzetta.

martedì 16 giugno 2015

La maledizione della terza cifra


I 100 km in bici sono un passaggio obbligato per arrivare a 180: senza 100, infatti, da 99 risulta arduo passare a 101 e oltre … .
Mi sfuggono. Sarà perché “100 km” rievocano il passatore, ma sono ormai un paio di mesi che ogni volta che decido di fare il lungo da 100 per vari motivi devo rinunciare.
Domenica mattina mi aveva fermato il mal di pancia. Stamattina anche. Dopo tre giorni perfino i mal di pancia cominciano ad avere una loro dignità. Hanno diritto ad un nome – il mio potrei chiamarlo “gastrite” – ad una paternità e a qualche attenzione e carezza. Dovrò stare un po' a dieta. Per cominciare, rinuncio al caffè e inzuppo i biscotti in un bicchiere d'acqua. Dopo una notte passata a massaggiarmi lo stomaco, un bel caffè mi avrebbe aiutato a diradare questa nebbia. Cerco, con un SMS, l'ultima conferma. Neanche gli amici escono stamattina per impegni di lavoro. Uscirò, forse, con loro nel pomeriggio anche se ormai ci credo poco. Mentre vado al lavoro in macchina comincia a piovere. Qualche goccia riesce a penetrare dentro l'abitacolo andando a cadere fredda e pesante frai peli del braccio sinistro. Vedo un ciclista che si ripara sotto la pensilina dell'autobus. Dalla nebbia emerge un solo pensiero: “per fortuna ho steso il bucato sotto la tettoia”.  

domenica 14 giugno 2015

In bici con Cipollettini

“Signora vada piano che c'è ghiaccio” “Cosa?” La vecchietta si affaccia dal finestrino “ma io la conosco! Lei è …” “Ci … cip …” “Cipolletta!” “Cipollettini” Corregge lui.
Oggi avrei voluto fare finalmente i primi 100 km in bici della stagione. Alla fine ne ho fatti solo 57 ma con lui. È meglio, è più divertente, è più bello e anche più allenante. 57 chilometri col campione del mondo! Vuoi mettere?  

venerdì 12 giugno 2015

Iron zombie man


Guardo l'orologio. Quanto manca? 30 giorni? Cazzo sono in ritardo!
Il miei record stagionali sono di 80km in bici e di 2 km a nuoto. Entro un mese devo arrivare a 180 e 3.8! Ho la pelle del cervello indurita dal passatore ma per fare 180 km di bici, dovrei indurire anche quella del culo, altrimenti mi aspettano sofferenze del terzo tipo.
Dovrei fare lunghissimi in bici ma il cuore mi frena con triangoli e punti esclamativi. Il messaggio è chiaro: se faccio i lunghi, resto uno zombie. D'altra parte, se resto fermo dovrei fare in tempo a resuscitare ma senza allenamento ritornerò zombie a metà gara. A me la scelta. In ogni caso fra un mese, se tutto andrà bene, nascerà un nuovo supereroe: l'iron-zombie-man.

Oggi il mio grande allenamento in bici è finito dopo 15 km. Ho bucato, senza camera né pompetta, senza telefono, né soldi. Naturalmente ero da solo, ca va sans dire. Nessun problema. Che vuoi che siano 15 km di passeggiata con le scarpe da bici? Con i tacchi sulle suole cammino con la disinvoltura di una prostituta inesperta. In 10 minuti percorro un paio di km ripensando, in continuazione, alla passeggiata di 10 giorni prima … camminare sui tacchetti è meglio che camminare sulle vesciche … quanti cazzo di chilometri mancano a Faenza? Passano un paio di macchine e la seconda si ferma. Pur di essere caricato, ero disposto a sacrificare la bici ma mentre la stavo gettando in un cespuglio, il gentile autista mi ha consigliato di toglierle le ruote e caricarla sulla sua macchinetta. Grazie al gentilissimo Paolo, sono sopravvissuto; anche la bici è salva e domani si riprova anche se il destino sembra ormai stupendamente segnato: cattivi, attenti! Sta per arrivare iron-zombie-man!

domenica 7 giugno 2015

Passatore outtro - considerazioni di uno zombie

È passata una settimana. La stanchezza dalle gambe si è diffusa a tutto il corpo. La testa è piena di un fluido viscoso che inghiotte tutte le iniziative e le idee e me le fa uscire dal naso. Lì, in quel fazzoletto sporco, sono finiti i miei progetti per il futuro. È tutta colpa vostra, amici, avete soffiato troppo forte e non mi sono riuscito a fermare prima del traguardo.
Le bolle sotto i piedi sono ancora lì, gonfie di gloria ormai putrida. Non ne vado più così fiero.

Non ci gioco più. Volevo farla tutta correndo e, con una preparazione meno scriteriata credo che avrei potuto farcela. Non penso però che ci riproverò. Quella lunga striscia d'asfalto è troppo lunga, è troppo striscia, è troppo asfalto. Se devo lottare e soffrire, i miei istinti bestiali mi fanno preferire, di molto, la corsa in montagna, la lotta con la natura, con le sue forze, in un corpo a corpo appassionato fino all'amplesso finale. Il passatore invece mi fa sentire solo a lottare contro me stesso, come in un triste atto di autoeroismo.

mercoledì 3 giugno 2015

100 km del passatore: una lunga giornata. Seconda parte

Via, si parte! Raggiungo Bruno e, insieme, cerchiamo di districarci nel gregge … dopo 6 minuti fra le belle strade del centro di Firenze, finalmente il contachilometri si muove: ora ne mancano solo 99. La strada comincia a salire gradualmente. Fa caldo; senza affanno ma con molto sudore raggiungo Teo, approfittando di una sua pisciata, e facciamo la salita insieme. I muscoli non sono brillanti, ma il ritmo è molto tranquillo. Al diciassettesimo finisce la salita, saluto Teo e scendo veloce (forse dovrei frenare ma non è peggio?) superando un centinaio di podisti fino a Borgo San Lorenzo, al km 31. Qui comincia la salita lunga; dopo la collina ecco la montagna. Fa ancora caldo. Vedo uno che corre senza maglia, lo invidio ma, pensando al nostro giudice regionale Spanedda, tengo la maglia. Poi penso che Spanedda è in Sardegna e me la tolgo anche io. Le gambe sono stanche ma per il resto sto bene. Salgo e continuo a superare. “Vai, mister muscolo” i bambini mi salutano così e ridono, qualcuno vuole il “5”, l'aria si rinfresca e sto ancora meglio. Peccato per le gambe. Sarebbe bello farla volando. Razzuolo. La salita tira sempre più. A tratti si arriva intorno al 10%. Finalmente decido anche io di fare qualche breve tratto al passo ma poi riprendo a correre e continuo a superare. Mi piace. Il bel bosco appenninico, il torrente che costeggia la strada … ecco la sorgente che ricordo dall'anno precedente. Mi fermo per riassaporare quell'acqua squisita e freschissima. Manca poco alla fine della salita. Vedo un furgoncino che precede un podista. Accanto a lui, in bici, riconosco Yader, nutrizionista della nazionale di ciclismo, e il podista, il CT Davide Cassani. Li saluto e li supero appena prima del passo della Colla, al 48esimo. Mi fermo per cambiare maglia e recuperare torcia frontale e antivento per la notte. Quando riparto, i quadricipiti fanno male. Se voglio arrivare a Faenza devo trovare modo di scendere senza pestare troppo i muscoli delle cosce. Provo vari passi, radenti, corti, poggiando con l'avanpiede … ma il dolore aumenta inesorabile e i chilometri si allungano. Mi ricordo, due anni fa, sensazioni molto simili e il ritiro al 65esimo a Marradi. Questa volta, quando arrivo a Marradi, voglio provare a farmi fare un massaggio e ripartire. Sono scettico ma ci provo. Almeno a San Cassiano, al 76esimo, voglio arrivare. Dopo il massaggio non riesco a correre. Fa troppo male. Cammino per due lunghissimi chilometri, Bruno e Teo mi superano. La schiena di Teo mi serve da stimolo. Provo a correre usando solo i polpacci e ci riesco! Ma sto praticamente correndo sul posto. Teo si allontana velocemente. Ormai è buio e, per essere visto dalle macchine che passano di continuo, indosso la torcia frontale. Continuo a correre ma sono lentissimo e mi superano in molti. Provo allora a cambiare l'inclinazione della spinta … e, con mio stupore, riprendo ad avanzare relativamente veloce.
Sono resuscitato? Così pare! Il dolore è sotto controllo e riprendo a superare podisti; percorro dieci chilometri in meno di un'ora e, all'80esimo sono sotto le 8 ore. Se riuscissi a continuare così, in 10 ore arriverei. Non sarà facile, perché i dolori gradualmente riprendono ad aumentare.
Anche la torcia frontale top di gamma dei cinesi comincia a cedere. Ad ogni passo scende di uno scattino e, in pochi secondi, arriva ad illuminare il naso. Dopo averla risollevata per 3 volte, la prendo in mano. La luce che balla, però, fa quasi venire la nausea.
Ogni passo è un pugno sulla coscia. Quando mi fermo al ristoro dell'81 km, mi rendo conto di essere anche in crisi di zuccheri. Non posso riprendere a correre subito. Devo prima camminare qualche minuto per digerire. Non sapevo che non avrei più fatto neanche un passo di corsa. Spengo la torcia e la metto in tasca. A Brisighella, all'88esimo, riprovo il massaggio, sperando di resuscitare un'altra volta.
Lucciole, lanterne, bosoni di higgs, (li ho visti!) la luna da dietro disegna il profilo dei pini.
Si sente, quasi assordante, il gracidio delle rane. Cerco di trovare il fascino in tutto ciò e ci sarebbe anche, non fosse interrotto in continuazione dal passaggio delle macchine – rumore, fari abbaglianti, paura di non essere visto – e dalle imprecazioni dei miei muscoli. Le lucciole si accendono ad intermittenza, i bosoni mi si appiccicano addosso. Le speranze di resuscitare una seconda volta si spengono progressivamente. I primi chilometri di camminata passano più veloci di quelli di corsa perché la sofferenza è poca. Poi, però, aumenta. Sotto le piante dei piedi cominciano a gonfiarsi le vesciche. Le Lunaracer, scarpe da corsa veloce, si erano adattate gentilmente alla mia corsa lenta, ma non ci stanno proprio ad essere degradate a scarpe da passeggiata.
Noia, sofferenza. Un altro chilometro del cazzo. Sono troppo lento per trovare compagnia. Anche quelli che camminano vanno molto più veloci di me.
Gli amici rallentano per tenermi compagnia. Scambiare qualche parola mi distrae dalla fatica ma, quando partono, sono contento: mi pesa troppo rallentare anche loro.
La strada continua a colpirmi le cosce con cattiveria.
Nessun eroismo. Solo la determinazione di un mulo. La sofferenza di un esercito in ritirata o di un esodo forzato. Non c'è gloria, cerco solo salvezza e riposo. Avessi due euro mi fermerei a prendere una birra, ma sono povero. Redenzione, penitenza ma per cosa? Cosa ho fatto di male? Non riesco a ricordare il peccato.
Per me, finire il passatore vuol dire finirlo correndo. Non strisciando. Perché non mi ritiro allora? “ma se, dopo il sessantacinquesimo, dovessi trovare solo sofferenza, non lascerò che questa mi trasformi in un verme per arrivare strisciando: non ho niente da dimostrare a me stesso, né ad altri.Questo pensavo e continuo a pensarlo. Perché non mi ritiro allora? Per inerzia. Perché uno zombie non si ritira. Perché, come un esercito in ritirata, mi sto già ritirando. O forse perché ho perso l'autobus.
Intorno al 94esimo vedo, poco avanti, il paese di Errano con le luci dell'ultimo ristoro. Accanto a me passa il pullman che porta i ritirati a Faenza. Mette la freccia e si ferma al ristoro per chiedere se ci sia qualcuno da caricare. Vorrei poter correre per prenderlo ma non riesco. Lo vedo ripartire “Ho perso il pullman?” Chiedo. “Nessuno si ritira ad Errano”, rispondono i ragazzi del ristoro. “Avrei voluto essere il primo”. Mancano ancora più di 5 km del cazzo. Sono 3 ore che cammino, ne manca ancora più di una, interminabile. Ho perso il pullman dei ritiri e ora mi tocca arrivare.
Gli ultimi 5 km sono segnati uno per uno. Al 96esimo passo dopo 11h16 di corsa. Calcolo che se riesco a scendere sotto gli 11' al km potrei finirla entro le 12 ore. Non posso allungare il passo, mi verrebbero crampi, allora ne aumento la frequenza. Tanti passetti dolorosi mi fanno avanzare lentamente attraverso i viali della periferia di Faenza.

Finalmente entro in piazza. Uno del pubblico mi affianca e mi esorta, mi dice “vai, vai!” “sto già andando”, rispondo. Non vuole capire che sto già facendo il mio sprint. Ecchecazzo, non si vede? Sto sfiorando i 6 km all'ora. Spingendomi, mi fa quasi venire un crampo, poi capisce e mi lascia tranquillo. Rispondo alle esortazioni della folla con un bel sorriso e un gesto di ringraziamento, porto il dito alla tempia con due tocchetti e poi lo allargo con un giro ad indicare tutti. Siamo tutti pazzi. Tutti pazzi.

lunedì 1 giugno 2015

100 km del passatore: una lunga giornata. Prima parte

Sono sveglio nel letto. Apro gli occhi. Fuori è ancora buio. I pensieri cominciano a fluire seguendo un vago filo. … “Perché sono sveglio? Forse perché ho il naso tappato … sono settimane che ho il naso tappato, non sarà una sinusite? Come mai me ne accorgo solo ora? Comunque respirare male è un po' come stare in altura. Sono settimane che sto in altura. Probabilmente avrò l'ematocrito a mille. Sono avvantaggiato. Andrà tutto bene.”
Mi alzo e guardo l'orologio. Sono le tre. “È presto; la sveglia suonerà alle 6.50 e tutto è già pronto. Cosa posso fare? Beh, sono due giorni che ho mal di pancia, mi porto avanti con una prima cagata. È sciolta. Bene, mi sto svuotando e sarò più leggero. Sono avvantaggiato. Andrà tutto bene”
Quando mi alzo dalla tazza sento le fasce laterali dei quadricipiti che tirano. “Oggi in teoria avrei dovuto essere fresco … ma va bene così; sentire i muscoli già all'inizio mi aiuterà a non partire troppo veloce. Sono avvantaggiato. Andrà tutto bene”
Paola, Checco, Stefano, Massimo, Bruno, Giorgio … Sono tanti gli amici che incontro all'aereoporto e molti altri ci aspettano a Firenze. Anche la città ci accoglie bellissima con un sorriso solare. Ecco Francesco, Teo, Manuela, Gigi, Tore, Donatella, Efisio, Luca … c'è eccitazione. Si ritira il pettorale, si mangia un piatto di pasta al sugo in orario ospedaliero e ci si cambia.
Quasi tutti indossano scarpe, vestiti e attrezzatura selezionata per l'occasione: scarpe super ammortizzate, marsupi, antivento, bracciali … io non so se partire con la maglietta da podista o quella da ciclista. Tutto il resto è obbligato. Sono allergico allo shopping e non ho scelta. Ai piedi indosso le vecchie Lunaracer. I pantaloncini sono gli stessi che indosso a tutte le gare da 6-7 anni (se guardate le foto, capite), l'antivento è squarciato da un paio d'anni … l'unica cosa che ho acquistato per l'occasione è una lampada frontale. Ho preso quella “top di gamma” nel negozio dei cinesi di Capoterra. Ho scoperto di aver pagato 6 volte in meno del modello base di un negozio specialistico. Ci sarà un motivo? Boh, lo scopriremo stanotte …
Entro alla Rinascente, passo dribblando le commesse del reparto profumeria per cercare il cesso. Al bagno c'è la fila. Per certe cose ci vuole tempo e qui manca la tranquillità. Tiro la catena solo per farne sentire il rumore a quelli che aspettano fuori.

Ci si mette in griglia ad aspettare la partenza. Il tempo passa, si suda, la stanchezza aumenta ma il traguardo resta sempre alla stessa distanza: 100 km esatti. Non vedo l'ora di partire per far scendere quel maledetto numero. Presentano Calcaterra, il re della gara, poi Cassani, il CT della nazionale di ciclismo. I campioni sono avanti, lontani. A lato, invece, ad una decina di metri da me, riconosco Lucio Bazzana, il sessantenne che l'estate scorsa ha corso per 100 giorni e 100 notti consecutive, percorrendo circa 20000 giri di una pista d'atletica. Oddio, cosa ci faccio io qui con lui? Stringo in mano una bottiglietta Energade, in cui ho sostituito il liquido originale con zuccheri, sali e un pizzico di bicarbonato per la digestione. Avevo deciso di tenerla per non morire di sete lungo la prima assolata salita che porta a Fiesole. Non sapevo che l'avrei tenuta in pugno fino a Faenza. 
Sono le 15. Via, si parte!