mercoledì 27 febbraio 2013

Insetti

Maria dice spesso: "Lascia friggere ancora un po', così fa la crosticina".
Vi siete mai chiesti perché il fritto ci piace così tanto? Perché è così attraente mangiare cibi morbidi dentro ma con la crosticina fuori?
Cosa c'è, in natura, crostoso fuori e tenero all'interno, che i nostri antenati trovavano talmente gustoso da trasmetterci quel godimento atavico che proviamo quando i denti affondano nell'esoscheletro?
Boh ...

martedì 26 febbraio 2013

Elezioni

Se avessi avuto ottantanni e nessuna famiglia, avrei votato Berlusconi. Con i soldi del rimborso dell'IMU, mi sarei comprato qualche dose di oppiacei e sarei partito per un ultimo fantastico viaggio. Avrei imboccato la via lattea, asfaltata di fresco grazie alle "grandi opere" e sarei andato a prendere il sole, e le altre stelle.
Se avessi avuto diciotto anni e la spensierata cretineria della giovinezza, avrei votato Grillo. Mi sarei divertito moltissimo a dirlo a quei noiosi bersaniani dei miei genitori e poi sarei scappato all'estero per vedere di nascosto l'effetto che fa un paese che esplode.
Ma, cazzo, ho quarantotto anni, una moglie e due figli e ho dovuto pensare:
alla sanità pubblica
alla scuola dei figli
alla mia pensione
all'ambiente
al lavoro ...
Che noia mortale! Mi è toccato votare Bersani.

giovedì 21 febbraio 2013

Ciao Gigi

Ieri, ho portato l'auto dal meccanico a Capoterra e sono tornato a casa a piedi, di corsa. Per rendere la corsa più piacevole ho deciso di allungare un po' passando per le montagne - Santa Lucia, Antiogus, Pauceris, monte Nieddu, S'enna sa craba, poco più di 45 chilometri di corsa in montagna. La giornata è un po' grigia, ma non piove. Non ho fretta, sono in ferie e con passo tranquillo mi godo la bellezza delle montagne, l'aria profumata e mi lascio sprofondare in un mare di endorfine. Dopo una breve pausa a Fanebas, comincio a salire verso Perrugasu e Monte Nieddu. Superata una curva vedo dei fiori a lato della strada. Mi torna subito in mente Gigi. Guardo la curva successiva e immagino lui che sbuca scendendo veloce con la sua mountain bike, il fuoristrada che sale, lo schianto. Mi viene un brivido; mi torna in mente la sua bella faccia tranquilla, la comune passione, le poche parole scambiate. Era il più forte del gruppo, ma non faceva gare, non lo interessavano. Passando accanto ai fiori, faccio un cenno di saluto con la mano. "Ciao Gigi, sali un po' su con me?" La pelle d'oca mi si appiccica addosso e mi accompagna per qualche curva lungo la salita. Poi, forte e leggero come sempre, se n'è andato.

mercoledì 20 febbraio 2013

Scienza da bar - Mucca o predatore?

Per scienza da bar, intendo quelle teorie che si elaborano davanti ad un bicchiere che si svuota, su argomenti di cui si sa poco e, quel poco, da fonti inaffidabili (tipo chiacchiere o programmi tv - assolutamente vietato aver letto libri sull'argomento); le teorie da bar si dimostrano facendo statistiche su se stessi (per esempio io ...) o, al massimo, su qualche amico o parente stretto (anche mio nonno ...). Io, che ho una laurea in fisica, posso fare scienza da bar solo su argomenti umanistici, o in campi scientifici, tipo biologia o medicina, in cui sono provatamente ignorante.
Le teorie da bar sono velleitarie per definizione e rientrano quindi nel tema del blog.

Dovete sapere che l'umanità si divide geneticamente in due categorie: quelli con il gene del predatore e quelli con il gene della mucca.
Quelli col gene della mucca, quando gli si abbassa il glicogeno nel sangue, sentono lo stimolo della fame e vanno a brucare qualcosa. Quando lo stimolo cessa, smettono di mangiare.
I predatori, invece, non sentono lo stimolo della fame. La voglia di mangiare viene loro alla vista del cibo o anche solo sentendone l'odore. Allora si lanciano sul cibo con un ruggito e non si fermano fino a completa sazietà.
Questa teoria è statisticamente provata. Io, per esempio, sono un predatore, come ben documentato qui. Anche mio figlio Martino è predatore e questo prova la componente genetica del comportamento.
Qualche esimio collega da bar potrebbe suggerire che il comportamento alimentare descritto sopra dimostrerebbe una maggiore affinità genica con i maiali piuttosto che con i predatori, e che quel verso somigli più a un grugnito che a un ruggito. Che teoria strampalata! Se così fosse, mi dovrei essere divertito a grufolare nel fango alla campestre di Guspini di domenica scorsa ... oddio!
Grunf.

lunedì 18 febbraio 2013

"Non sopporto interrompermi fra due gnam torta"

Carla, amica di famiglia, quando ero bambino diceva che se avessi guardato le donne con lo stesso sguardo d'amore con cui guardavo le torte, sarebbero cadute ai miei piedi. Da allora ne ho conquistate molte (di torte).
Pare che, ancora più piccolo, una volta che il caro zio Nino aveva insistito troppo a fare conversazione nel momento magico del dessert, l'abbia gelato con la seguente frase: "non sopporto interrompermi fra due gnam torta".
Dovete sapere che l'umanità si divide geneticamente in due categorie: quelli con il gene del predatore e quelli con il gene della mucca link. Io sono sicuramente predatore. Alla vista della torta trattengo a stento un ruggito, e la salivazione parte copiosa: non si torna più indietro! Per evitare sbavamenti devo riempire subito la bocca. Allora mi getto sul cibo e comincio a divorarlo. La bocca deve essere sempre colma, così da tutta la sua superficie, dal fondo del palato fino alla punta della lingua e alle pareti interne delle guance, partono contemporaneamente messaggi di piacere per il cervello. La goduria aumenta di boccone in boccone, finché, dopo un crescendo di libidine, il glucosio raggiunge il cervello dandomi un meraviglioso senso di appagamento che mi lascia accasciato con un sorriso ebete.
Non interrompete il leone mentre sbrana la preda. Ancora adesso non lo sopporto. E' come se ti squillasse il telefono mentre fai l'amore.
Quelli col gene della mucca guardano queste scene con una certa aria di superiorità e un leggero disgusto, ma non sanno cosa si perdono!
La condizione di predatore presenta poi un altro vantaggio. La consapevolezza che è altamente improbabile che a tavola sia seduta gente golosa come me mi impedisce di fare complimenti; sarebbe eticamente sbagliato che qualcun'altro si mangiasse quell'ultima magnifica fetta di torta senza trarne lo stesso godimento. Niente complimenti, dicevo, o, al massimo, un piccolo cenno di diniego, o un no sussurrato a voce bassissima, con l'occhio che intanto però ne chiede ancora, e poi giù a capofitto sull'ultima fetta.

domenica 17 febbraio 2013

Ultra relax

Una cosa che mi piace delle 'ultra' è il clima assolutamente rilassato.
Lo scorso ottobre, ho partecipato, per la terza volta consecutiva, alla Sardinia Ultramarathon di Macomer. Il sabato c'è una mezza maratona, gara vera, con un sano agonismo che si stempera subito dopo l'arrivo e sparisce completamente durante il banchetto post gara. La sera poi restano solo i fulminati per la sessanta chilometri del giorno dopo, e all'agonismo si sostituisce un clima di complicità e rispetto-ammirazione-assecondamento reciproco. Siamo un po' come una setta. In fondo chi può capire la nostra comune passione-follia meglio di noi stessi?
Dopo la cena, la notte in camerata e la colazione ci si prepara per la gara in totale relax. Il riscaldamento l'ho fatto mettendomi davanti al camino: prima davanti, per riscaldare quadricipiti e tibiali e poi dietro per bicipiti femorali, polpacci e glutei; tanto la partenza sarebbe stata molto tranquilla.
Ai ristori poi ho potuto fermarmi a mangiare fette di torte fatte in casa. Carla, amica di famiglia, quando ero bambino diceva che se avessi guardato le ragazze con lo stesso sguardo d'amore con cui guardavo le torte, sarebbero cadute ai miei piedi. Ma questa è un'altra storia. Resta la matematica: un ristoro ogni 5 chilometri fanno 12 fette di torta, uguale 12 ottime ragioni per correre i 60 km. Quest'anno ho fatto una buona gara anche grazie alle torte. Ad ogni ristoro, grazie agli allenamenti fatti in sala da pranzo, riuscivo a recuperare 5-6 secondi su Davide, ottimo corridore, ma mangiatore un po' lento, ed a tenerlo sotto controllo. Poi l'ho anche superato, ma questa è un'altra storia (link).
Alla fine sono arrivato terzo. Quando ho scoperto che il secondo, il fortissimo Vincenzo Trentadue, era solo 40 secondi avanti a me, ci sono rimasto un po' male; mi sarebbe piaciuto moltissimo raggiungerlo, non per superarlo, ma per arrivare insieme e magari rallentare gli ultimi 5 metri per fargli un inchino come avevo fatto l'anno prima con la piccola enorme Cecilia Mora. Queste sono le ultra: lo spirito competitivo sotto sotto c'è sempre ma è sopraffatto da cose più grandi.
L'arrivo del 2011 con Cecilia Mora

mercoledì 13 febbraio 2013

Si possono correre cento chilometri senza trasformarsi in zombie?

E' forse il caso di aggiornare la prima velleità di questo blog: correre il passatore entro 9 ore, senza soffrire e senza trasformarsi in zombie.La vedo dura però. Anche domenica scorsa, verso la fine di un lungo di 45 chilometri, sono comparsi i primi sintomi tipici.
La metamorfosi comincia intorno al trentesimo chilometro. I muscoli delle gambe cominciano ad appesantirsi e il passo si fa più goffo. Anche collo e spalle, poco alla volta, iniziano a dolere e si muovono sempre meno volentieri. Al quarantesimo, l'andatura è ormai rigida e lenta e comincia ad assumere le movenze tipiche che vediamo nei film horror: gambe rigide, busto barcollante e viso contratto in una smorfia orrenda. Anche l'odore di carne putrefatta, che nei film possiamo solo immaginare, comincia ad uscire dalle scarpe ed a farsi sentire dai nasi piu' attenti.

Non sono mai andato oltre il sessantesimo e ho quindi evitato che la metamorfosi si completasse, con l'appetito di carne umana, la carne a brandelli e tutto il resto, ma non fatico ad immaginare che dopo 70, 80 chilometri di corsa, tutto ciò possa accadere. Si dice che quando i carboidrati scarseggiano i muscoli cominciano a "mangiare" sé stessi per ricavarne l'energia necessaria ad andare avanti; ma, se così fosse, non converrebbe mangiare quelli di un altro atleta?
E' possibile evitare tutto questo?
Forse basta fermarsi a fare stretching ogni 10-20 chilometri per evitare l'atrofia di muscoli ed articolazioni?
Forse basta mangiare integratori a base di amminoacidi per evitare il cannibalismo?
Dovrò provare personalmente perché la ricerca "how to avoid to become a zombie runner" su google non ha dato risultati significativi.

mercoledì 6 febbraio 2013

Lunghissimo alla Forrest Gump

La settimana scorsa, non avendo gare in programma, ho potuto allenarmi cominciando a pensare al passatore. Mercoledì ho affinato il concetto del "regressivo affaticante" con un allenamento triplo concepito così: 3.5k di riscaldamento per arrivare al punto di partenza, un primo giro da 12k tirato quasi al limite, un secondo giro da 8k a "ritmo maratona" (4'15 al km) e un terzo giro da 5k, più i 3.5k per tornare alle docce, a ritmo passatore (5' al km). Fra un giro e l'altro, giusto il tempo di bere qualche sorso d'acqua. In questo modo, in una sola seduta, ho fatto il veloce, il medio e il lento. Il veloce mi serve per le gare di cross, per le gare di marzo e per stancarmi in vista del medio, il quale mi serve per preparare la maratona come pacemaker delle 3h e per stancarmi ulteriormente in vista del lento, che mi serve per il passatore.
L'efficacia di questo metodo è confermata dal fatto che sono riuscito ad andare quasi in crisi in soli 32k. La prossima volta proverò ad allungare un po' le fasi lente, portandomi però qualcosa da mangiare.
Sabato, nonostante un po' di stanchezza residua, sono riuscito a fare 4 ripetute da 1500 metri ad un bel ritmo, così domenica volevo solo sciogliere i muscoli con un'uscita tranquilla in bici ma la pioggia mi ha costretto a rinunciare. Allora ho deciso di fare una corsetta tranquilla tranquilla a piedi. Mentre mi preparo, sorprendo le mani che infilano due marmellatine in tasca; non ci faccio troppo caso ma comincio a capire che la corsetta potrebbe allungarsi. Mentre vado in macchina verso la chiesetta di Santa Lucia, decido che l'unico obiettivo sarà provare il ritmo passatore: 5' al km in pianura e in discesa rallentando in salita per tenere sempre un'andatura "facile". Mi avvio di corsa sotto una leggera pioggerella, lungo la bellissima strada sterrata che attraversa le montagne del Sulcis fino a Santadi. Il fondo sterrato, le salite leggere e il panorama stupendo ne fanno il mio percorso preferito per i lunghi; ma oggi no, non devo fare un lungo, solo una corsetta. Dopo pochi chilometri mi raggiungono Gildo e Antonio in MTB. Mi chiedono dove stia andando e sento la bocca rispondere che sto andando a bere alla sorgente di Mitza Fanebas. "Mitza Fanebas? Ma è matta?" penso. "Sono 14k solo andata, non doveva essere una corsetta?". Ma la stanchezza e i dolorini che avevo alla partenza non sono aumentati, anzi ... . Quando incrocio Benedetto, che sta rientrando verso Santa Lucia, giro con lui per scambiare due chiacchiere. Benedetto si è iscritto al passatore ed è cogliendo la sua sfida che mi sono iscritto anche io. Sarebbe la buona occasione per tornare indietro con lui ma ormai avevo deciso di bere l'acqua di Fanebas e dopo qualche centinaio di metri lo saluto e giro di nuovo. Fanebas è un posto magico; la ricca fonte, nel bosco, è a pochi metri da un torrente, che scorrendo nella roccia ha scavato pozze profonde. Indugio, corricchiando lungo le strade nel bosco e solo uno scroscio di pioggia più intensa mi spinge a rientrare. La strada ora è in discesa e il ritmo è facile facile. Troppo facile. Dopo qualche chilometro, con la scusa di andare a bere, prendo una strada laterale che segue un torrente in salita. In questa valle, più stretta, la natura mi avvolge completamente. La strada attraversa subito il torrente ... troppo presto, sto troppo bene, ha anche smesso di piovere e decido che andrò a bere al prossimo guado, un paio di chilometri più su. Ormai ho fatto 24 chilometri e ne mancano 10 per tornare alla macchina. Comincio a fare il conto alla rovescia dei chilometri mancanti e il cervello pensa "16". Aveva deciso che sarei arrivato a 40! Arrivato alla macchina dopo 34k di corsa, prendo la borraccia da dentro. Sarebbe il momento giusto per sedersi e smetterla con questa follia, ma le gambe non hanno nessuna esitazione e ripartono verso l'oasi del WWF di Monte Arcosu. I muscoli sono un po' rigidi, e il ritmo è leggermente calato ma sto ancora bene. Ho un po' paura di andare in crisi di fame e centellino l'ultima marmellatina (se avessi saputo di fare 40k mi sarei portato qualcos'altro da mangiare!). Al terzo km sono vicino all'ingresso dell'oasi WWF e decido di allungare ancora un pochino per raggiungerlo. Poi giro e rientro. 41.2 km a sorpresa senza nessuna crisi. L'impressione di poter correre all'infinito mi fa venire un leggero brivido di onnipotenza.
Le mani, la bocca, il cervello e poi le gambe, un po' subdolamente, mi hanno trascinato in questo "lunghissimo" alla Forrrest Gump. Chi sono io che commento? Sono quello pigro: il sedere.
Ecco il link ai dati gps: http://connect.garmin.com/activity/269083700