sabato 30 settembre 2017

Il mistero delle unghie dei piedi

Un filo di speranza
"Bello questo regalo, grazie, mi servirà come un'unghia di piede". Più che una parte del corpo è un eufemismo. A cosa serve quel mezzo guscio di cozza? Cosa sarà mai? Un atavismo? Un parassita? Uno strumento di tortura? Un optional dimenticato da Dio? Una mutanda del dito verme? Nessuno lo aveva ancora capito. L'ipotesi mutanda era la più accreditata, visto che il dito verme fa come me e, quando la mutanda diventa nera, se la cambia. L'ipotesi è caduta però quando, calata l'unghia, non è stata rilevata traccia di genitali neanche al microscopio elettronico.
Io ne ho lasciate decine sotto il cuscino sperando che la “fatina delle unghie” mi facesse diventare ricco. Ma niente, neanche un euro. Una volta, esasperato, le lasciai scritto un bigliettino: “fatina delle unghie, ti lascio la mia unghia sotto il cuscino ma questa volta non voglio soldini. Tu che sei tanto bella e magica, esaudisci solo un mio piccolo desiderio: ti prego, non farmi più ricrescere quest'unghia del cazzo.”
Tutto inutile, tirchia da morire e "bella e magica" come un pelo del naso.

Ora però, grazie alla mia esperienza decennale, finalmente, sono riuscito a risolvere il mistero della loro funzione fisiologica. E, per la serie “misteri miseri”, prima ancora della “vita segreta degli auricolari”, vi svelo ora “il mistero dell'unghia del piede”.
Probabilmente furono ideate dal DNA di Steve Jobs durante una pausa caffè corretto con doppia vodka. Non è altro che una app organica per la misura dell'intensità dell'attività podistica.
Aggiorna i piedi alla versione “uomo moderno” – che se giri ancora in sandali, non funziona – installa l'unghia e guardandoti i piedi, in un attimo, puoi capire se stai correndo troppo o troppo poco. Per applicarlo non ci vuole la laurea in scienze motorie, basta saper contare fino a 10. Contate il numero di unghie nere (o assenti) – se avete le mani occupate, potete contare direttamente con le dita dei piedi – e leggete il risultato del test qui sotto.

0) Mela col verme. I tuoi piedi sono un coacervo di dito-vermi rosa pallido. È probabile che invece il sedere sia livido per l'eccessivo appoggio. È disgustoso e anche pericoloso. Muoviti se non vuoi finire come una mela marcia e svegliarti un mattino con uno dei dito-verme che ti spunta dalla pancia.
1) Un filo di speranza. È come una gobba dell'ecg dopo qualche secondo di segnale piatto. Un piccolo segnale di speranza che va coltivato; non riporre ancora il defibrillatore nell'apposita confezione 1, 2, 3 … Scarica!
2,3) Minimo sindacale. Potete uscire dal reparto rianimazione. Il vostro pallore podalico è impressionante ma ci siete quasi; qualche chilometrino in più e ...
4-6) In medio stat virtus. Siamo al numero di unghie nere ideale. Il massimo sarebbe averle, alternatamente, una bianca e una nera, come una tastiera di pianoforte.
7-9) Né carne né pesce. Le unghie ancora bianchicce sono brutte lì in mezzo, stonano. A questo punto o rallentate o aumentate ancora il chilometraggio per arrivare a ...
10) Zombie. Perfino i dark-post punk-death metal vi invidieranno il look. Potete esibire i piedi con orgoglio ai ritrovi dell'orda del quartiere prima di andare in giro a cercare gustosi esseri umani con le unghie bianchicce da sbranare.
10-20) State cominciando a strisciare anche con le mani. È il caso che vi fermiate e, quando e se mai ci riuscirete, rialzatevi.

domenica 24 settembre 2017

Allenamento da scopa

Foto di Tore Orrù
È tempo di guardare il mondo dal didietro.

La prima buona notizia è che le unghie dei piedi stanno perdendo quel malsano color verme pallido, memoria di ozi forzati. Piccole macchie scure, segnali di vita, si espandono sulle unghie delle dita centrali del piede sinistro. Non posso affrontare un viaggio così, senza di loro; anche le vesciche, mie care compagne di viaggio, stanno tornando al fianco dei miei alluci. Non partirò per l'UTSS da solo.
Ho due settimane per rifinire l'allenamento e oggi sono riuscito a coinvolgere diversi atleti della mia squadra e due ospiti d'eccezione: Tore e Mimi. Grazie a tutti! Tutti indispensabili perché il ruolo di “scopa” richiede una preparazione sia atletica che sociale: andamento lento e divieto di sorpasso. Oggi, sui sentieri del WWF, sono stato bravo, buono in coda, col numerino 999 che ho pescato dal cilindro della vita. Solo in un paio di occasioni alla vista di una scorciatoia, non sono riuscito a resistere e mi ci sono infilato superando di slancio gli ultimi due o tre con istinto sacchettaro. Dovrò ancora lavorare su questo.
Devo dire che, dovendo guardare gli altri da dietro, preferisco che siano femmine. In questo mi ha allietato la grazia di Erminia, che però andava un po' troppo veloce, lasciandomi più spesso la vista da dietro dell'abbondante Tore frenato, in salita, da una grave asma bronchiale. Siamo tutti un po' preoccupati ma è difficile non assecondare il suo entusiasmo. “Se perdo i sensi, nello zainetto ho il “ventolin” e ... . So cosa vuol dire. Io, come “salvavita”, nello zainetto tengo sempre un cavatappi.
Grazie a tutti. Guardare il mondo dal posteriore è, per me, un'esperienza nuova. La sto scoprendo ora e non è affatto male.

mercoledì 20 settembre 2017

I pericoli dell'atleta.

Il bambino urla: “Passa la palla!” Ecco, la vedo, sta arrivando! ora mi scanso … ecco, è passata! Pericolo scampato. Mai toccare un pallone. Buona parte degli infortuni dei runner accadono a chi non riesce ad evitare il contatto con quel pericolosissimo oggetto durante partitelle con gli amici o con i figli. Vietato toccarlo e, se proprio dovete, usate i guanti appositi; mai con i piedi. Quando rotola sulla pista di atletica, provo a restituirlo al bimbo con un'esortazione in latino: “vade retro!” ma non mi ascolta e continua a rotolare indifferente. Meglio fingere di non vederlo; il bambino se ne farà una ragione e gli farà bene fare una corsetta per recuperarlo.
Più pericolosi della palla sono solo i lavori di casa. Ma questa è un'altra storia.

domenica 17 settembre 2017

50 ragioni per fare sport – 13. Per il gusto della birra.

Ci sono delle “ragioni per fare sport” che si scoprono facendolo e altre che si scoprono quando si smette. Il gusto della birra l'ho sentito crescere con l'allungarsi delle corse e scemare ora che ho smesso.
Nel corso di una gara o di un allenamento di lunga durata, durante le prime ore si può bere di tutto: sali, coca, perfino acqua. Dopo un paio d'ore, i sali diventano nauseabondi. Fra la terza e la quinta ora, anche la coca risulta troppo dolce e facendo esplodere le borracce, si appiccica ai peli in modo disgustosamente promiscuo. L'acqua va giù, si spruzza sulle ascelle e va giù, ma à poco nutriente. Non rimane che la birra che, invece, diventa sempre più buona. E non dev'essere quella cruda di san daniele o del monastero dei padri della fonte del miracolo meraviglioso … anche l'ichnusa da macchiareddu martire diventa squisita; anche se non è fresca, perfino quella al limone! Il leggero tono alcolico risulta sia nutriente che leggermente anestetico: benedetto intontimento. L'immaginazione proietta, sull'osso frontale interno, tuffi in piscine piene di birra freschissima e di ragazze in bikini che ridono perché le bollicine fanno loro il solletico all'ombelico … . Non basta fare footing; è un livello di coscienza che si raggiunge solo intorno al 50esimo km e alla quinta birra. 
Ora, sono tornato come prima di correre; la birra dev'essere fresca, di qualità, e cerco di evitare di fare bagni dentro di essa.
Per ritrovare il vero gusto della birra, non basta il footing; bisogna fare SPORT!

Letture consigliate e approfondimenti sull'argomento:

venerdì 15 settembre 2017

Curri Murera – Il podio della vergogna.

Mi sono iscritto alla non-competitiva della "Curri Murera", per correre in compagnia su un percorso piacevolissimo, avere stimoli per fare 11 km (il mio nuovo record stagionale) e, soprattutto, vedere amici e rientrare, sia pure dalla porta di servizio, nel piacevolissimo ambiente del podismo amatoriale.
L'allerta meteo, per fortuna, si risolve in una scoreggia. Il rischio è, però, che con troppe allerte scoreggia, poi, quando arriverà la “fase condensata”, la si lasci passare: “prego, prima i gas”. Metafora bestiale. Pur sapendo di non essere il più lento, sono partito dal fondo del gruppo; senza peto non competo e solo quando ho avuto strada libera ho iniziato ad aprire il gas e superare. Raggiungo Bruno, a cui avevo promesso di accompagnarlo in gara, e andiamo via regolari sull'argine e poi in pineta, superando atleti partiti troppo veloci. Gli ultimi 2 km gli chiedo di aumentare il ritmo per finire il suo allenamento mentre io continuo, adagiato al mio comodo 4'40, soddisfacente per la situazione e per la non-competizione. Mi trovo in mezzo alla lotta per il podio dei 65enni ed è bello vederli che ce la mettono tutta e li incito tutti e tre. In vista del traguardo, non faccio lo sprint; sollecito un applauso del pubblico che generosamente me lo concede e mi diverto a riceverlo. Mi chiedono il nome e mi dicono che sono arrivato secondo della non-competitiva. Mi fa piacere, ma non ho nessuna intenzione di salire su quel podio, non voglio togliere il piacere a chi se lo meriterebbe di più. Sarebbe incoerente, competere ad una non-competitiva. Andrebbe premiato l'ultimo che ha dimostrato di essere il più non-competitivo. A meno che la non-competitiva sia la competizione riservata ai non-idonei. Diversamente competitiva. Mi vergognerei a salire, togliendo la medaglietta a bambini, casalinghe e pensionati. Intanto, con Bruno e Diego, facciamo un bagno al mare che, con allerta scoreggia, sembra ancora più bello. La bandiera rossa sventola anche se non è ancora scoppiata la rivoluzione. No grazie, dirò, premiate il quarto al posto mio. Non ci salirò, lassù. Mi vergognerei troppo. Poi sono ancora tesserato come agonista. Non mi chiameranno nemmeno e, se anche lo facessero, capirebbero subito il mio rifiuto e …
Ha vinto il ragazzino! Foto di Arnaldo Aru.

giovedì 14 settembre 2017

UTSS – Una magnifica scopa.

Un “basta” di rifiuto o forse era solo un “rifiato” ma mi sono, comunque, ritirato (dalle competizioni), conferito nel cassonetto del rifiuto (o del rifiato) umano e riciclato.
E ora, per chiudere il ciclo del riciclo, sarò io a raccogliere con la scopa i rifiuti e i rifiati e a ritirare i ritirati. Servizio scopa all'Ultratrack Supramonte Sea Side.
Non devo lasciare il sentiero sporco di resti umani. Non devo lasciare il sentiero sporco di resti umani.

Esperienza maratona in 4 ore. Ballerino delle pulizie. Pulizia sentieri. Offresi accompagnamento, andamento lento, E se mi dirai di no (“non vengo” o “basta”), spazzerò via il tuo rifiuto con un passo di scopa “a la seconde”.

Se hai paura di restare indietro, non ti preoccupare, penserò io a te e ti trascinerò, con i miei morbidi peli, in un posto caldo e sicuro.
Se ti sentirai uno straccio, mi farò spazzolone che ti passerà. E vedrai come ti passerà!
Se mangerai la polvere, sarai il mio panno ad azione elettrostatica e mi starai dando una mano per le pulizie, grazie!
Se morirai di fame, sarò il tuo settebello e mangeremo il tre e il quattro; tavolo pulito e due punti di scopa.

Non vedo l'ora di rivivere e condividere quest'esperienza. Ci terremo compagnia dal buio della notte all'alba, sotto il sole a picco e fino a sera; sorrisi si mescoleranno a smorfie di fatica, spiagge incantevoli a rocce selvagge, la birra al sudore e ad un'altra birra e ad un'altra ancora finché il sudore farà la schiuma in un tripudio di sensazioni indimenticabili!
Scopriremo insieme l'immensa forza e bellezza della natura e una parte di questa magnificenza ci entrerà dentro e, dal cassonetto, trasparirà, per sempre, il bagliore delle nostre pupille.

sabato 9 settembre 2017

50 ragioni per fare sport – 12. Perché siamo fatti per questo

Siamo fatti per correre. Piedi, caviglie, polpacci, ginocchia, cosce e anche anche le anche sono funzionali al movimento.
L'unica parte del corpo funzionale a stare in poltrona è il sedere, che, con i suoi cuscinetti incorporati, sembra fatto a posta per quello scopo. È solo il culo che ci fa stare seduti. Non fatevi comandare da lui! Ma pensare che il culo serva solo a sedersi è come pensare che l'unica funzione dei genitali sia quella di essere grattati. Infatti, perfino quei morbidi cuscinetti nascondono un motore potentissimo: i glutei. Due anni fa, alla terza tappa del Sardinia Trail, avevo tutti i muscoli delle gambe a pezzi. Scoprii però che i glutei erano belli freschi e che, con un andatura ancheggiante, riuscivo a salire veloce, senza soffrire e a superare chi mi aveva bastonato fino a lì. Ricordi Teo? Fu sorprendente e meraviglioso. Salendo come una mannequin, riuscii perfino a raggiungere e superare il mitico Marco Olmo. Tutto questo grazie a quei cuscinetti! Poi lui non si fermò al ristoro, cominciò la discesa e non riuscii più a raggiungerlo ... ma questa è un'altra storia.

Ritrovare queste funzionalità, esprimere la potenzialità nascoste nel nostro corpo, vuol dire realizzare, soddisfare, riempire; in una parola, Vivere. È come liberarsi di un handicap autoimposto. Nella vita normale, siamo delle Ferrari costrette a girare nel traffico cittadino, col motore ingolfato e i serbatoi stragonfi. Corriamo per liberare la Ferrari che è in noi, sentirla ruggire ed evitare che, all'ennesimo semaforo, si fermi senza più riuscire a ripartire.

giovedì 7 settembre 2017

Appunti su un sacchetto del vomito

La noia non ispira niente. Anzi, svuota il cranio, togliendo ogni possibile ispirazione, altrimenti i sacchetti del vomito degli aerei sarebbero pieni di poesie e invece si riempiono di tutt'altro. CI sarebbe tutto il tempo per scrivere, all'andata, esprimendo le aspettative e, al rientro, bilanci del viaggio e di vita. Invece restano solo piccoli pezzetti, color pastello, espressioni di disagio interiore e turbolenze. Piccoli pezzetti, ricordi di una cena pesante, arroz de marisco, giri solitari e giri in compagnia in cui ho rimpianto la libertà e l'andamento stocastico dei giri solitari. Viaggio inutile che si può sintetizzare così: “ho spostato il culo di 6000 km per espletare una cagata burocratica”. Ecco un bel pezzetto di vomito beige. Cercavo dove metterlo ma ryanair non offre sacchetti del vomito. Per vomitare in tutto comfort avrei dovuto spuntare la casellina nell'apposito modulo on-line e, poco sotto, inserire i numeri della carta di credito. Tanto non ho niente da scrivere. Non ho fame. Odio i bagagli spaziosi. Amo sedermi, casualmente, in ultima fila e voglio entrare per ultimo. Non voglio vincere e se devo grattare, so dove farlo gratuitamente e con soddisfazione. Per vomitare qualcosa però devo aspettare il volo Alitalia Fiumicino – Cagliari.
Ciampino – Fiumicino. Qualunque sia il tempo a disposizione per il cambio di aereo, riesco ad arrivare in ritardo. Sempre. È la mia specialità. All'andata ho dovuto spronare il tassista, al ritorno l'autista del bus e l'ho fatto così bene che erano più agitati di me. Quelli di noi, cresciuti nell'incoscienza, che sono sopravvissuti, sono pieni di risorse e quasi sempre riescono a cavarsela.
Ora ho succo d'arancia, taralli e sacchetti del vomito gratis. Devo inventarmi qualcosa da metterci dentro.
Arrivato a Lisbona, dovendo trovare un distributore per fare il pieno prima di restituire l'auto al noleggiatore, mi sono affidato ad Eloise. “Alla rotonda prendi la quarta uscita per fare inversione a Q” “A U, si dice a U!” “Fidati, è a Q! Guarda la mappa ... sembro stupida ma credi che non conosco l'alfabeto? Al limite a O … ” Ecco un pezzetto di vomito rosa.

sabato 2 settembre 2017

Gruppo tabellisti anonimi – prima fase: presa di coscienza

Sei dipendente dalle tabelle di allenamento? Basta con l'autocommiserazione. Seguici e ti guideremo attraverso un percorso di recupero completo che si articola in 4 fasi.
Prima fase – presa di coscienza; sei anche tu un tabellista? Scoprilo col nostro test!
  1. Alle elementari, ti piacevano le tabelline?
  2. Sei mai uscito la notte o ad altri orari inconvenienti per seguire una tabella?
  3. Cominci a pensare alla prossima tabella quando ne stai ancora seguendo una, per paura di rimanere senza?
  4. Scegli attività ed intrattenimenti che non intralcino la tua tabella?
  5. Seguire le tabelle ti ha mai creato problemi in casa o nelle relazioni?
  6. Preferisci la compagnia di persone che seguono tabelle?
  7. Ti trovi mai a seguire una tabella senza avere deciso consciamente di farlo?
  8. Ti sei mai sentito fisicamente ed emotivamente a disagio quando cercavi di smettere?
  9. Hai mai sbrodolato di sudore i tuoi vestiti, tappeti, mobili o l’auto?
  10. Fai le ripetute veloci al Poetto in presenza di bambini o di chi passeggia senza pensare ai rischi per la loro salute?
Se hai risposto “sì” ad una o due di queste domande, c'è una possibilità che tu stia diventando dipendente dalle tabelle.
Se hai risposto “sì” ad almeno la metà di queste domande, quasi sicuramente sei già un tabellista.

Scarica qui la nostra tabella per il programma completo di recupero dal tabellismo.