venerdì 30 maggio 2014

I giusti stimoli

Stanchezza, svogliatezza. Dopo il passatore non ho ancora ritrovato gli stimoli giusti per fare sport. Dopo 4 giorni di riposo assoluto, ieri finalmente ho fatto un giretto in bici su strada per accompagnare un amico. In un momento di distrazione, mentre cercavo la casa dell'amico, una grata longitudinale, trappola perfetta, ha inghiottito la mia ruota anteriore proiettandomi faccia a terra. Ho fatto la barba sull'asfalto. Come inizio del post passatore speravo in qualcosa di meno doloroso.

Oggi, ancora assonnato, svogliato e in più ammaccato, non so bene cosa fare. Potrei andare al mare per una corsetta e una nuotatina ma c'è vento e non vado. Faccio progetti per il futuro: devo ricomprarmi le pantofole. Insomma mancano gli stimoli. Ormai sembra che me ne starò seduto davanti alla scrivania tutto il giorno. O forse no. Vedo D., il mio compagno d'ufficio, che s'inclina da un lato sollevando una natica dalla sedia, poi odo il temuto borbottio; ormai so per esperienza che la nube tossica si propaga a una velocità di circa 0.6 m/sec e comincio il conto alla rovescia 3, 2, 1 … sono gli istanti peggiori: la consapevolezza di una catastrofe imminente è forse peggio della catastrofe … no, aiuto, mi sbagliavo, rivoglio la consapevolezza! Mi esce un lamento dalla bocca, afferro la borsa con le scarpe e scappo via. Era lo stimolo che cercavo. Grazie D..
Esco di corsa a rifarmi il naso respirando i profumi della macchia. Dopo un avvio un po' rigido, ritrovo il divertimento della corsa su sentiero, con i salti, le curve secche, i saliscendi e finisco con una bella progressione spontanea.

La settimana prossima, purtroppo, D. sarà in Germania per lavoro … mi toccherà fare da solo; so che ce la posso fare!

mercoledì 28 maggio 2014

Il passatore – outtro.

La notizia del ritiro si diffonde. Un nevischio appiccicoso cade coprendo ogni cosa come un pietoso velo. Sono le quotazioni del mio seme, ormai in caduta libera come quelle delle mutande di pizzo durante la seconda guerra mondiale; “non s'è mai visto niente di più inutile”, urlano i brokers disperati al mercato del seme. Quintali di liquidi seminali restano invenduti e, evaporando, causano i fenomeni atmosferici di cui sopra.
L'unico motivo d'orgoglio è la chiaroveggenza con cui avevo previsto il mio ritiro. “Fra il 31esimo e il 48esimo” era scritto nelle mie viscere e la crisi finale è arrivata, puntuale, al 45esimo.

Durante il viaggio in pullman, osservo gli eroi che corrono stancamente nella notte. Li ammiro ma non li invidio. E' bello guardarli stando, al calduccio, seduti su un comodo sedile.

Dopo una bella doccia calda, torno in piazza con Teo, Francesco e Paola ad aspettare l'arrivo di Tore e a rubare un po' di quelle emozioni che, ognuno in modo diverso, tutti gli atleti esprimono passando sotto lo striscione del traguardo … c'è chi si ferma per farsi un “selfie”, chi salta, chi urla, chi piange, chi bacia il terreno, chi è troppo stanco per fermarsi e continua a correre ... hanno vinto tutti; Albanesi dovrebbe venire a vedere questo spettacolo e forse diventerebbe meno categorico. La sua “regola del 3” resterebbe seppellita da una moltitudine variopinta di motivazioni.

La sala riposo della palestra è tutta un brusio di racconti, gente che va e viene. Odo un ronfo, uno solo fra 500 brande. Almeno c'è uno che dorme. Dopo qualche spizzico di sonno, è già domani, il giorno del rientro.

In treno riconosco Victor, il mistico maltese, sessantunenne studente di teologia; odia correre ma ha scoperto di avere il dono naturale per la corsa. Un dono così non va sprecato, dice. Corre quindi per vocazione e lo fa in modo sistematico. Obiettivo record del mondo di categoria sulle 24ore, il 4 agosto in Alaska.


Bologna, città arancione, adorna di infiniti archi e torri. Mentre gli altri vanno ad accasciarsi all'aeroporto, io mi faccio un bel giro in centro con il borsone a tracolla. Le gambe devono espiare. Vado a cercare l'acciottolato, quello con le pietre tonde che si infilano dolorosamente nei centri nervosi delle piante dei piedi; ah, così imparate … . Ormai non è più questione d'onore, quello è perso. Niente più guanti: è con un calzino sporco che ti sfido, passatore, e non mi fermerò per una stupida ferita. All'ultimo sangue.

lunedì 26 maggio 2014

Never stop smiling. Cronaca di un ritiro annunciato.

La sveglia è puntata alle 7h10. Mancano 13 ore al grande ritiro e, per l'ansia, alle 7h05 sono già sveglio.
All'aereoporto incontro Stefano; è venuto apposta per salutarmi e mi dà un biglietto con il logo “never stop smiling” creato da lui e Silvia. Gli prometto che mi ritirerò sorridendo.
Poi incontro Massimo (DNF) e la sua tribù di 9 – NOVE – accompagnatori. Aria di festa. Massimo cerca di trasmettermi un po' del suo entusiasmo ma invano. Conosco già il finale, il mio – non avrei mai immaginato il suo.
Francesco (9h43) è a Firenze già dalla sera prima e mi manda una serie di SMS per informarmi in tempo reale sul meteo e sulla “mise” più adatta: ora so anche che mi ritirerò in maniche corte. Sui monti della Corsica c'è ancora neve; poi vedo il “dito” della Corsica che mi fa un gestaccio. Come fa a saperlo anche lei??

Firenze. La compagnia dei sardi si unisce poi si separa e si ricompone in modo fluido. Arrivo in taxi con Aldo (15h16) e Bruno (13h12) di Oristano, mangio con Francesco, Alessandra (15h14) e Antonello (DNF), mi cambio con Teo (DNF), Gigi (13h28) e Tore (12h49); tutti ora sanno che non arriverò. Posso partire tranquillo.

La prima salita è facile. Quasi tutti corrono; solo uno cammina. “Correte, correte pure” dice, “in discesa camminerete e vi supererò correndo”. È Victor (9h44), il maltese mistico; lo conoscerò meglio dopo, in treno. Io so già che per me non ci sarà discesa e lo saluto con un beffardo “ciao ciao”.
Il pubblico mi trascura un po', forse sono informati. Sono tutti per un cagnolino (12h30) che si porta dietro un signore in canottiera.

Per un breve tratto della seconda salita, dal 32simo chilometro fino a poco oltre il 40esimo, mi illudo di riuscire ad arrivare in fondo. Sono stanco, fiacco e indolenzito ma meno di quanto mi aspettassi. Se riuscissi a salire senza stancarmi troppo, forse potrei arrivare fino a Faenza, penso. Nei punti più ripidi allora decido di camminare. Passo accanto al furgone di Massimo, fermo lì ad un lato. Il suo ritiro mi dispiace molto più del mio; davvero. Alla maratona passo in 4 ore, è un tempo discreto ma sto cominciando a soffrire e la salita è ancora lunga. Mi raggiungono Teo e Paola (9h43, grande!). Cammino ancora e mi staccano. Sale la strada, sale l'affanno. Il cuore pompa senza efficacia. La sensazione di malessere generale è seguita da un rapido svuotamento muscolare. Devo rallentare ulteriormente. Provo a ripartire ma il malessere si ripete altre 2, 3 volte finché capisco che devo mollare completamente se non voglio rischiare di stare male davvero. Cammino, ma non è più il passo veloce di chi vuole arrivare su in fretta per poi riprendere a correre, è ormai solo una passeggiata per raggiungere il passo della Colla, con il cambio, il traguardo parziale, il pullman per Faenza e, spero, un bar con una bella birra fresca. Cerco di godermi la passeggiata ma è difficile con le gambe ancora in debito e il traffico. Non smetto però di sorridere, al paesaggio, al pubblico, agli atleti che mi superano incoraggiandomi, ai volontari e a me stesso.

Il servizio scopa, invece del cassonetto, offre un comodo pullman per chi si ritira. Salendoci sopra, noto che non c'è neanche una donna! Solo maschi e le prime file sono tutte occupate da podisti sardi. “Ci può portare a Cagliari?” Chiedo all'autista.
Due macchine parcheggiate larghe in curva bloccano il pullman. Una la spostiamo a forza. L'altra è troppo pesante. Dopo mezz'ora finalmente arriva il proprietario. “Si vergogna almeno un po'?” Gli chiedo. “Sì, ma ...” “Basta così, grazie”.

Il pullman si ferma a Marradi. C'è solo un ritirato, anche lui maschio e sardo. È Teo. Quando mi vede è raggiante … anche tu! Oh, che piacere … . Da quel momento non abbiamo più smesso di prenderci in giro e sicuramente ricominceremo appena ci rivedremo. “Io mi sono ritirato, anche lui però ...”

Due ritiri su due. Mi rimane un ultimo tentativo. Teo mi parla della nove colli running. Sono 204km. Forse potrei provare ad alzare l'asticella … “così magari lì ti ritiri dopo il centesimo” … suggerisce Teo.


venerdì 23 maggio 2014

Passatore preview

Ho tirato per le lunghe prima di fare quest'annuncio perché speravo in un miracolo ma ormai siamo alla vigilia e devo confessare. Domani mi ritirerò. Non so ancora se mi fermerò a Borgo San Lorenzo, al 31esimo chilometro, o se avrò le forze di salire fino al passo della Colla, al 48esimo.
In questi giorni, guardavo con sempre minor interesse le previsioni meteo per sabato mentre cresceva l'apprensione per l'evoluzione della situazione generale corporea. Le forti precipitazioni si alternavano nelle previsioni a caldo estivo, mentre raffiche di tosse e rovesci di raffreddore testimoniavano l'avanzamento di uno stato di salute perturbato.

Ora il meteo per domani si è assestato su una situazione di bel tempo e di normale caldo primaverile ma il tempo buono non conta più niente.
Un gruppuscolo di microbici esseri malefici mi ha preso martedì scorso e non mi vuole lasciare. Ho provato anche a corricchiare sperando di metterli in fuga ma senza riuscirci e ora ho una fiacca che lascia poche speranze: gambe molli e fiato corto. Non sono un eroe e se anche lo fossi conserverei il sacrificio per obiettivi più sensati, quindi, quando il fisico me lo chiederà, scenderò dalle gambe e mi lascerò raccogliere dagli spazzini del carro scopa. In quel cassonetto però vorrei riuscire ad entrarci con le mie gambe.

Un po' mi dispiace non poter finalizzare con una bella gara questa stagione primaverile ma, avendo sempre corso con piacere, non credo di aver buttato via niente.  

giovedì 22 maggio 2014

Le mie cerchie

So bene cos'è un cerchio. In geometria piana è l'insieme dei punti che distano da un punto dato, detto centro, non più di una distanza fissata, detta raggio.
La cerchia, è la femmina del cerchio … almeno credo … anche se mi sfuggono le modalità d'accoppiamento. Forse il simbolo olimpico raffigura un'orgia fra cerchi e cerchie? Non so. Comunque, siccome matematica e grammatica sono scienze esatte, per capire cosa sia la cerchia, basta partire dalla definizione geometrica del cerchio e declinarla al femminile.
Cerchia: insieme delle punte che distano da una punta data … la "punta data" è forse quella del compasso massonico che traccia la circonferenza della cerchia, ovvero il “giro giusto”.


Tutto questo per dire che oggi, senza ancora aver capito bene cosa siano, ho deciso di aprire le mie cerchie. Per rispettare la simmetria rotazionale ho incluso di diritto nelle mie cerchie coloro che mi avevano inserito nelle loro. Gli altri dovranno sottoporsi al rito d'iniziazione. Occhio che è un insieme irto di punte!

martedì 20 maggio 2014

Perché lo fai? 50 ragioni per fare sport – 7. Per avere qualcosa da raccontare.

"Nonhai vissuto se non hai qualcosa da raccontare" diceva il velleitario. Per raccontare qualcosa ci vuole qualcuno che ascolti. Forse basterebbe un nipotino ma per fare un nipotino ci vogliono anni e dopo 10 secondi smetterebbe di ascoltare per correre a giocare con la play. Non vale la pena. Il pubblico adulto è più disponibile ma anche più selettivo. Che storie vogliono sentire gli adulti?
La Gazzetta dello sport è al quarto posto fra i quotidiani più letti in Italia e ogni giorno vende 7 volte il numero di copie che “Giardinaggio” vende in un mese.
Insomma: se vuoi vivere devi avere qualcosa da raccontare, se vuoi raccontare qualcosa devi avere qualcuno che ascolta e se vuoi che qualcuno ti ascolti molla il giardinaggio e corri a fare sport!
Perché il giardinaggio non tira? Perché, pur essendo creativo e rilassante, è solo un passatempo. Anche lo sport, per essere interessante da raccontare, non deve diventare “passatempo”.
I wellrunnessari, per esempio, passano il tempo correndo per stare meglio e vivere più a lungo. Forse però non si può dire che vivono di più ma solo che passano più tempo a vivere. Per vivere di più bisogna innanzitutto vivere davvero, uscire da quel buco da hobbit che è la pista d'atletica e lanciarsi verso l'ignoto cercando l'epica. Il più delle volte al posto dell'epica si trova la farsa che però, pur essendo meno onorevole, resta sempre “qualcosa da raccontare”.

E il bello è che – mentre ti stai rialzando dopo essere caduto in una pozzanghera di letame, o quando, dopo aver bucato, ti ritrovi in mano la camera d'aria della graziella – ti elevi con la mente a 10 metri d'altezza, ti guardi da fuori, sorridi e pensi “cazzo, questa è proprio bella, non vedo l'ora di raccontarla”.

domenica 18 maggio 2014

Il massaggio - Lanusei outtro

Il massacratore antropofago m'assaggia i muscoli dopo averli lasciati macerare a crudo per tre giorni in un carpione di acido lattico. Sono ancora duri, dice sputando il boccone mentre continua a battere e schiacciare per intenerire le carni. Trattengo a stento urla di dolore ma non un lamento disperato.
Come sono finito in quel letto si tortura è una lunga storia. Pensate solo che ero lì credendo di fare un regalo alle mie gambe.
Con questo bel ricordo, chiudo con questa storia di Lanusei che ora devo pensare al passatore.
Avrei tante altre cose da raccontare … il posto, degli amici vecchi e nuovi, episodi divertenti e tristi, beh, lasciatemi almeno fare una breve carrellata.

100 km in tre tappe caratterizzate da difficoltà diverse: la prima ricca di discese tecniche e cadute, la seconda lunga con molte salite e molte crisi di disidratazione, la terza ricca di bivi e smarrimenti.
Ha vinto Didier, il belga che ha corso tutte le tappe con sandali aperti. I suoi piedi sono stati oggetto di curiosità e ammirazione; ogni sera gli contavo le dita stupito che non ne mancasse qualcuna. Filippo, dopo aver vinto le prime due tappe si è ritirato demoralizzato da un ennesimo smarrimento a pochi chilometri dalla fine.
Ricordi sparsi
Francesco sul podio commosso e ferito; è arrivato secondo assoluto. Altro che trappola.
I sorrisi di Silvia “never stop smiling on trail”, la vincitrice; correva lasciando una scia d'allegria
L' “inossidabile” Marta Piga, onorata con questo appellativo dall'Unione Sarda
La delusione di Alessandra che avrebbe voluto stancarsi tanto da desiderare di essere al lavoro ma non c'è riuscita anche per colpa dell'organizzazione
I sorrisi di Antonello fra una smorfia di dolore e l'altra
Il mio compagno di stanza Emanuele, alla luce del sole davvero piacevole e gentile
Gianni e Checco, simpatici e pungenti compagni di viaggio
La battaglia personale di Checco con un tedesco pancione suo coetaneo per vincere il titolo di miglior “vecchietto”
I piedi di Gianni martoriati dalle vesciche. Il concorso di bruttezza dei piedi è stato uno dei passatempi serali e Gianni l'ha vinto per distacco.
Flavio che per essere pronto a tutto è partito con acqua santa nella borraccia … almeno così ho sentito dire …
Le espressioni di Aldo e Bruno quando, dopo una scommessa con me, hanno scoperto che il passatore si correrà il 24 e non il 31 (avevano già tutti i biglietti e la prenotazione dell'albergo)
poi Teo, Stefano, Marco, Marco, fortissimi, Dario e Gigi e le loro terribili crisi, le foto di Gavino, Matteo, Silvio, Patrizio e tutti gli altri.
Grazie.

All'anno prossimo.

venerdì 16 maggio 2014

Buffet Sardinia trail – Lanusei

Classico buffet post gara servito e presentato in versione “discount”

In un posto come Lanusei ricchissimo di produzioni agroalimentari tipiche, nel contesto di una gara di livello internazionale, ci si aspettava di più, molto di più.
Qualcosa di interessante però l'ho assaggiato.
Ho scoperto che lo gnocchetto sardo è in realtà solo il cucciolo della grande madre gnocco. A Lanusei, per la prima volta, ho potuto assaggiare lo gnocco madre con tutti gli gnocchetti piccoli che se ne stavano lì appiccicati alla mamma. Che tenerezza.
Chi si lamentava della mollezza del primo si è potuto rifare con la pecora … Iron sheep, una vera dura.
Gianni suggerisce che fosse una pecora da corsa, qualcuno infatti giura di averla vista sul podio alla gara dell'anno scorso. Fibre muscolari d'acciaio. Se hanno potuto sopportare indenni i traumi di 3 giorni di corsa, non temono certo i nostri poveri denti. Solo dopo un trattamento di stretching e una seduta di massaggi, risultava quasi commestibile.


Consiglio finale? Questo lo voglio dare agli organizzatori: mangiate insieme a noi al buffet, che se qualcuno, per caso, vi vedesse mangiare in un altro ristorante, non fareste certo una bella figura.

mercoledì 14 maggio 2014

Lanusei, 11 maggio. Terza tappa del Sardinia Trail.

La terza notte il tema dominante non cambia. Questa volta però Emanuele sta bene, è l'altro occupante della camera ad avere l'intestino loquace. Camera tripla? No, doppia. Sono io l'altro. Che ci crediate o no, in certe cose sono più forte di Emanuele. Però, invece di approfittarne per vendicarmi, metto la sordina alla tromba e sfiato in silenzio. Nessun rumore, neanche un sibilo, ma lo stomaco dolente e gli spostamenti d'aria mi impediscono di dormire a sufficienza. Come Gregor Samsa, la mattina fatico ad alzarmi dal letto, mi sento una larva. Da come mi guardano gli altri capisco di sembrare davvero uno spaventoso bacarozzo con l'addome e gli occhi gonfi. Il finale della tappa di ieri mi aveva dato un pizzico di ottimismo ma con queste zampette dure da insetto sento che farò molta fatica anche oggi. Credo che mi fermerò a fare palline di sterco.
Dopo un breve trasferimento in pullman, si parte dal parco di Selene.
Parto lento, parto doloroso, spingo, contrazioni o contratture, finalmente rinasco. La strada larga in lieve discesa nel bel bosco ombroso invita a correre e le gambe rispondono. Si scende dolcemente per oltre un chilometro ma … non si doveva salire? Dove sono i nastri dell'organizzazione che indicano il percorso? La testa del gruppo non è lontana e comincia a sbandare. Qualcuno si ferma altri tornano indietro. Anche Filippo Salaris, il vincitore delle prime due tappe, torna indietro. Checco telefona agli organizzatori. Ci siamo persi? Cominciamo a tornare indietro. Manca qualcuno? Non vedo Francesco, dove sarà? Ora è sicuro, abbiamo sbagliato strada. Dopo un chilometro a ritroso, ritroviamo i nastri e la deviazione mancata; qualcuno si lamenta ma nel complesso il gruppo non perde il buonumore.
Intanto mi sono riscaldato e mi rendo conto che in pianura e in salita riesco a correre benino e ne approfitto per divertirmi e guadagnare qualche posizione. Raggiungo Teo ansimando rumorosamente per fargli sentire “il fiato sul collo”. Sono immerso, come spettatore, nella lotta fra i primi dieci. È divertente, tutto in 3D. Uso la funzione “avanti veloce” e lascio Teo per raggiungere e superare Stefano e Miguel e poi ancora Bruno e Marco. Mi superano solo Filippo Salaris e Didier Dhont, il duo in testa alla classifica. Filippo mi spiega che avevano sbagliato di nuovo strada nel tentativo di recuperare su 2 atleti che, non avendo sbagliato all'inizio, avevano quasi 20 di minuti di vantaggio. Penso a Francesco, forse è lui uno di quei due. Oggi potrebbe essere la sua giornata. Forse finalmente la vita ha risposto con un sorriso all'amore che Francesco le offre.
Dopo uno spettacolare passaggio in cresta, inizia la discesa ripida e i dolori alle cosce mi costringono a camminare. In un attimo mi passano tutti quelli che avevo superato in salita. Vanno a velocità doppia e non riesco a trovare un motivo valido per massacrarmi ulteriormente i muscoli. Meglio cambiare programma. Basta sport, scelgo un documentario. Mancano poco meno di 20 chilometri all'arrivo e li farò quasi tutti da solo, guardando panorami, cercando di non perdermi e spingendo palline di sterco. Ed è così che sono arrivato, fiero di aver portato la mia pallina oltre al traguardo.

Oggi mancano solo 9 giorni al Passatore ma non ci riesco a pensare. La mia testa è ancora a Lanusei insieme a pezzi di gambe e altri organi interni.   

lunedì 12 maggio 2014

Lanusei, 10 maggio. Seconda tappa del Sardinia Trail.

La seconda notte è peggio della prima. Tre serie di starnuti chiuse da una scoreggia del mio compagno di stanza a poche decine di minuti una dall'altra mi svegliano verso le due e fatico a riaddormentarmi. Provo con il tour ma oggi è tappa di montagna e ogni volta che sto per dormire risuonano le trombe.
Sveglia alle 4h50. Si discute con Gianni se sia peggio dormire con il ronfo continuo di Checco o con le sporadiche trombe di Emanuele. La prossima volta li metteremo insieme per fare un esperimento. Intanto preferisco tenermi le trombe.
In pullman mi massaggio le gambe e rifletto. Non so se riuscirò a correre, le gambe sono dolenti e fatico a scendere le scale. Oggi ci aspettano 42 chilometri con più di 1600 metri di dislivello. Si sale in cima al Gennargentu, non ci sono mai stato e non vorrei perdermi lo spettacolo, ma non vorrei pagarlo con troppa sofferenza. Anche camminando dovrei riuscire ad arrivare entro il tempo massimo di 8 ore. Provo a partire e si vedrà.
Dimentico il pettorale in pullman. Sono costretto a correre per recuperarlo e vedo che ci riesco. Non avendo più nessuna ambizione di classifica, decido di provare a correre sugli sterrati e di camminare sui sentieri per godermi i paesaggi senza soffrire troppo.
Quando parto sono ancora lontano dall'entusiasmo ma ...

Profumo di timo
Boschi di alberi millenari
Mufloni in corsa libera
Con i compagni di corsa si scambiano pensieri leggeri …
Silvia vorrebbe vincere per regalare i premi in natura a chi la sta ospitando in Sardegna.
Fonti abbondanti e freschissime
Fino al ventesimo corricchio
Dino mi racconta delle sue esperienze di fotografo-organizzatore-atleta.
Panorami sempre più ampi
Poi cammino.
Daniela vive e lavora a Milano centro.
Prendo un mucchietto di neve fra le dita e me la schiaccio sulla fronte
poi se ne vanno avanti
Dopo la vetta, comincia la discesa. Continuo a camminare, ormai sono un turista stanco
Gli olmi seguono da vicino il torrente disegnandone il profilo

A 3 chilometri dall'arrivo il sentiero sbuca in una sterrata. È troppo noioso camminare sulla strada e riprendo a correre. Riesco ad andare anche relativamente veloce recuperando facilmente un paio di posizioni. Raggiungo Matteo in tempo per arrivare insieme al traguardo; ormai regredito ad uno stadio infantile, simulo uno sprint al rallentatore. Che bello tornare bambini!


Anche queste foto sono di Gavino Sole, grazie!

Mucche carnivore ci osservano con la bava alla bocca


Never stop smiling on trails.

domenica 11 maggio 2014

Lanusei, 9 maggio. Prima tappa del Sardinia Trail.

Never stop smiling on trails.

“metto la sveglia alle 6 ...” “sei e mezza, benissimo” dico io. “... alle 6 meno dieci, così facciamo colazione con calma ...”
La notte verso le 3 suonano le trombe e fatico a riaddormentarmi. Le pecorelle non funzionano allora provo ad immaginare il tour de France … tappa di pianura … fuga velleitaria … i chilometri passano lentissimi mentre i commentatori parlano a vuoto per riempire il tempo … come nei caldi pomeriggi di luglio, l'adrenalina finisce stritolata fra i tubolari e l'asfalto francese e dopo una mezzora crollo addormentato.
5h50. Suona la sveglia.
Fieri di essere sardi
Dopo la colazione e il trasferimento in pullman, poco prima delle 9 si parte dalla spiaggia di Tertenia. Parto bene cercando la sabbia più dura ma alla prima salita vado subito in affanno. C'è qualcosa che non va. Forse non ho scaricato abbastanza? Avrò tirato la catena una decina di volte ma è rimasto del marrone. Fa caldo e colo sudore; tuffo invano gli occhi nel mare cercando ristoro. Provo a resistere e oscillo fra la sesta e la decima posizione. Sentieri tecnici fra mari e rocce offrono divertimento e spettacolo. Never stop smiling on trails ma è un sorriso storto dalla sofferenza.

Alla fine della salita più lunga arriva il ristoro. Non sono messo male: sono sesto e ora inizia la discesa, il mio pezzo forte. Dopo un primo tratto veloce, comincio a soffrire anche in discesa: le pietre mi danno calci sugli alluci, il terreno mi schiaccia i quadricipiti e ad ogni strappo in salita sono praticamente costretto a camminare. Perdo la sesta posizione. L'ultimo chilometro e mezzo è sulla spiaggia di Museddu. Il mare mi chiama. Mentre tolgo le scarpe, mi arrivano due crampi in sequenza: polpaccio-coscia. Mi raggiunge Marco Pittau offrendomi aiuto. Gli dico di andare. Mi rialzo e riesco a camminare con i piedi nell'acqua … splash splash … è anche piacevole ma dura poco: vedo Teo Mura non lontano dietro di me e decido di provare a correre. Ci riesco. Arrivo nono, con le braccia alzate e le scarpe in mano. Sono stanchissimo e ad ogni movimento parte un piccolo crampo. Francesco Puddu è arrivato nella MIA quinta posizione (maledetto). Mi tuffo in mare e comincio a pensare a domani. Sono quasi stremato, fatico a scendere un gradino di 20cm e, il giorno dopo, mi aspettano 42 chilometri con 8000 gradini di dislivello … sembra finita ma una delle unghie degli alluci, a furia di botte, da nera che era è tornata miracolosamente color rosa speranza … lo dicevo, ho il tempo a favore. Never stop smiling on trails.
Grazie Gavino Sole per le foto!

giovedì 8 maggio 2014

9-11 maggio, Lanusei, Sardinia Trail - Preview

Domani comincia il Sardina Trail.

In questi giorni non credo che avrò la possibilità di aggiornare il blog. Le cronache, la guida buffet e la prima pagina della gazzetta saranno disponibili dopo il mio rientro. Intanto, qui http://www.sardiniatrail.com/ potrete seguire le classifiche giorno per giorno e immaginare la mia strenua lotta per la conquista della quinta posizione.
Per il preview, questa volta, niente oscuri presagi, un semplice bollettino sanitario.
  • Visita medico sportiva passata martedì con la condizionale. Piccoli soffi crescono. Per i 50 anni forse riuscirò a spegnere le candeline con il cuore.
  • Malasanità - tendini di achille indolenziti entrambi. “Clicca che ti passa” ha operato quello sbagliato.
  • Pancia un po' in subbuglio, testa cerchiata e rinite allergica
  • Gambe pesanti.
  • Una passatina di smalto nero alle unghie degli alluci. Ormai è più che altro una questione estetica.
  • Sabato, i palleggi dello zainetto hanno lacerato la canottiera da triathlon, quella storica della foto di apertura del blog che pensavo di usare grazie alle comode tasche posteriori, e la schiena sottostante. A Lanusei, niente zainetto, sarebbe come portare la croce. Francesco mi presterà una cintura per la borraccia.

Sono ancora nella trappola ma non perdo l'ottimismo. Servivano 6 giorni per recuperare i 60 chilometri di sabato, 5 non bastano. Domani starò bene. La pancia iperattiva mi aiuterà nello “scarico”; sette unghie su dieci hanno un bel colore rosa carne; senza zainetto sarò più leggero. Insomma, partirò avvantaggiato. Viaggerò col tempo a favore mentre molti ce l'avranno in faccia.

martedì 6 maggio 2014

Perché lo fai? 50 ragioni per fare sport – 6. Per respirare.

Respirare è facile. Bisogna però ricordarsi sempre di alternare inspirazione ed espirazione, che se si inspira senza espirare si rischia l'esplosione con danni permanenti alla moquette. Espirare senza inspirare è ugualmente letale ma molto più pulito.
Si può respirare benissimo anche senza fare sport, direte voi. E' vero, ma se è per questo ci si può anche nutrire con le flebo o vivere guardando vivere gli altri nei reality o nei rotocalchi; si può, ma non è la stessa cosa: manca il gusto.
Per sopravvivere basta un respiricchio ogni 5-6 secondi. Per vivere appieno bisogna assaporare l'aria a pieni polmoni, sentire la freschezza del sangue ben ossigenato che ruscella attraverso muscoli e cervello. Queste sensazioni però non sono percepibili se muscoli e cervello vengono lasciati ammucchiati lì sul divano. E allora raccogliete i pezzi, alzatevi, uscite di casa e correte. Tutto il resto verrà da sé.

La bocca si aprirà ma incredibilmente tacerà emettendo solo un brusio da aspirapolvere, poi resterà aperta stupefatta da tanto tacere; la mosca entrerà e uscirà subito dopo con le ali invischiate precipitando con un urlo moschino, i polmoni apriranno gli alveoli più profondi per assorbire ossigeno e assaporare le qualità organolettiche dell'aria, l'ossigeno soffierà sul fuoco della vostra caldaia riempiendovi di energia, vi sentirete pervadere completamente, dagli alluci ai capelli, di vita e finalmente sentirete il richiamo della foresta.  

domenica 4 maggio 2014

Giù nella trappola.

Scendiamo a cala pira, anzi no, a cala sinzias che tanto sono solo due chilometri in più. Andata in pullman (due ore di viaggio) rientro a piedi. 60 chilometri, 600 punti di vista sul mare, 800m di saliscendi, 50mila metri cubi di vento contrario, 5 dosi di endorfine, 3 etti di polline negli occhi, 2 soste al bar, 1 scroscio di pioggia. 5h46' di corsa compresi i 30 minuti di sosta. Una settimana di vita “normale” riassunta in mezza giornata.
Francesco, sempre in testa nelle salite della prima metà, nella seconda parte ha dato piccoli segni di cedimento, lasciandosi staccare leggermente due o tre volte. Forse ero riuscito a stancarlo. Lo stavo accompagnando sempre più giù verso il fondo della mia trappola.
Negli ultimi 4 km lungo il poetto ho provato a sferrare il colpo di grazia aumentando ancora l'andatura ma, maledizione, ora mi stava affianco senza problemi. Mi sono venuti i primi dubbi … forse era lui che mi stava spingendo e quella trappola era la sua …
Dopo che ci siamo ristorati ad un chiosco del poetto, mi ha accompagnato a comprare l'attrezzatura, telo termico e fischietto, obbligatoria per il Sardinia trail. Mentre scendevo le scale del negozio aggrappato con le due mani alla ringhiera per non fare incazzare troppo i tendini delle gambe, lo vedo saltellare allegramente giù dalla stessa scala “senza mani”! Era da quelle scale che si usciva dalla trappola; lui ne era uscito, io no! Grande Francesco. A Lanusei non avrò scampo.

Stamattina anch'io sono sceso dalle scale di casa sventolando le mani. Insomma ne sono uscito indenne … o quasi. Il colore delle unghie degli alluci è passato dal bordeaux al nero fumo. Questa volta, però, i punti più dolenti sono due grosse escoriazioni dietro la schiena. Lo zainetto, gonfio come un pallone, mi ha fatto 60 mila palleggi sulla schiena, che ora è ridotta come il parquet di un campo da basket dopo 8 partite di fila.

Ieri è stata una bella giornata di corsa. Un'esperienza impegnativa ma molto soddisfacente. Dovevo farla, non dovevo farla … non lo so, mi andava di farla e basta. Agli amanti dello scarico dico solo una cosa: per me lo scarico si fa tirando la catena, e nei sei giorni che mancano alla gara ne farò parecchio.

venerdì 2 maggio 2014

La trappola

Manca meno di una settimana al Sardinia trail e il registro delle velleità non è ancora aggiornato.
Visto che non resta molto della mia faccia da giocarmi, la sparo grossa: premesso che sono sacchettaro e che premiano solo i primi 5 nella classifica generale, punto il mio naso sul quinto posto. La lista degli iscritti non è ancora pubblica. So che ci sarà Filippo Salaris, atleta di livello internazionale e, se sarà come gli anni scorsi, verranno altri 3 o 4 atleti “continentali” del suo livello. Allora, per raggiungere l'obiettivo, dovrò battere tutti gli altri, compresi gli amici, e dovrò essere spietato. Fra gli amici, Marco Pittau e Francesco Puddu sono un pelo sopra di me come forza e condizione e dovrò usare la mia esperienza per liberarmi della loro pericolosa concorrenza. A Marco penserò dopo, intanto ho piazzato la trappola per eliminare Francesco.
Approfittando dei suoi timori in vista del passatore, l'ho convinto a fare un lunghissimo proprio domani, a meno di 6 giorni dall'inizio del trail. Per essere sicuro che lo faccia e che non vada troppo piano, mi sono offerto subdolamente di accompagnarlo (a piedi, ovviamente). Così, nei 60 chilometri che ci porteranno da cala Pira (oltre Villasimius) a Cagliari, potrò verificare da vicino il progressivo svuotamento delle sue gambe, lo sciogliersi della pelle della pianta dei suoi piedi bagnata dalla pioggia, lo sfibrarsi dei quadricipiti pestati dalle discese. Non ha scampo.

Diabolico, no?  

giovedì 1 maggio 2014

Almanacco del mese dopo – Maggio 2014

Finalmente si entra nel vivo, sperando di non uscirne nel morto. Il numero del mese è 100, l'unità di misura: il chilometro, mezzo di trasporto: le scarpe, parola d'ordine: tiraccampare, obiettivo primario: arrivare vivi a giugno che poi, forse, ci saranno altre sorprese da vivere.
No, non sono preoccupato. Anzi, non vedo l'ora!

Eventi

9-11 Lanusei. Sardinia trail, 100km in 3 tappe. Finalmente partecipo ad una vera gara di trail running e, per non farmi mancare niente, parto con 100km e 4km di dislivello. Io sono campione sardo in carica di “trial running” (vedi sotto) percui dovrei cavarmela anche qui, con un semplice scambio di vocali.

24 Firenze-Faenza. Passatore. Questo è una specie di riassunto della gara precedente: 100km in 1 solo giorno.

Best of the past

Leggendo gli articoli scritti un anno fa, mi sono divertito. La fantasia fa capolino sul blog e si mischia alla cronaca talvolta con efficacia. Ecco quelli che mi sono piaciuti di più:

Poi, qualche mese dopo, è successo quello che non doveva succedere ma che è successo: il gran fumo nero che usciva dalla cucina degli appartamenti vaticani lasciava intuire che la pappa si era bruciata, una, due, tre, quattro volte. Poi, finalmente il fumo bianco e l'annuncio gioioso: "Habemus papam - La pappa è pronta!"

La pagina della gazzetta con la cronaca dell'Ajoman e l'intervista esclusiva al vincitore (che sarei io) 

con la maglietta con su scritto "campione" potevo provare ad impressionare i miei figli; tentar non nuoce, come disse Adamo addentando una mela.
"Ehi ragazzi, sono campione!"
"Di cosa?"
"Ma che domanda indiscreta! Campione sardo di Trial running"
"Tu sei sardo?? E cosa sarebbe trial running???"
"Veramente, non lo so. Credo che voglia dire
provino. Siete fieri di me?"
"Sei impazzito, per caso?"
Pazienza, take it Isili.

Firenze, piove ma si parte con allegria. Piove ancora ma la bellezza che c'è intorno a noi ne emerge tutta adorna di goccioline. Piazza del duomo, poi Fiesole, i colli, Firenze dall'alto, gambe fresche. Una signora, dal giardino della sua casa, mi soffia un bacio con un sorriso dolcissimo. Che meraviglia! Ogni tanto compare perfino qualche raggio di sole. Paradiso.