martedì 28 maggio 2013

65 chilometri del passatore


Allora, Giovannino, vieni alla cattedra e fammi vedere la poesia che hai scritto. Vediamo un po':
Romagna solatia, dolce paese, …”
Solatia? Dolce? Ma non hai guardato fuori dalla finestra quanto piove?
Romagna solatia piovosa, dolce paese di fiele
cui regnarono Guidi e Malatesta …”
Guidi e Malatesta? E chi sarebbero? Qui il re è un altro!
cui regnarono Guidi Giorgio e Malatesta Calcaterra,
cui tenne pure il passator cortese …”
Cortese? Con le coltellate che mi ha dato ai quadricipiti?
cui tenne pure il passator cortese crudele
re della strada, re della foresta.”
A posto, Pascoli. 4. La forma è buona, ma i contenuti, mio caro, dovrebbero avere un minimo di senso.

Bella gara, la 65chilometri del passatore; dubitavo di riuscire a finirla, ma con forza e determinazione, sono riuscito a superare il mal di gambe e ad arrivare fino al traguardo di Marradi.
"Ma non erano cento?" Si chiederà qualcuno. No, 65. La cento è per i pazzi. “Ma non sei pazzo anche tu?” Si chiederà qualcuno. Uff. Va bene confesso. Mi sono ritirato Ecco. L'ho detto. Avete sentito qualcosa?
Firenze, piove ma si parte con allegria. Piove ancora ma la bellezza che c'è intorno a noi ne emerge tutta adorna di goccioline. Piazza del duomo, poi Fiesole, i colli, Firenze dall'alto, gambe fresche. Una signora, dal giardino della sua casa, mi soffia un bacio con un sorriso dolcissimo. Che meraviglia! Ogni tanto compare perfino qualche raggio di sole. Paradiso.
Passati i dolci colli, davanti a me si erge l'appennino. "Che bello, si va lassù ... oddio com'è alto" pensieri contrastanti di ammirazione e timore.
Salita lunga, corsa continua ma lenta, niente affanno ma sento i muscoli tirati al limite. Il torrente fruscia accanto gonfio di pioggia e sudore. Finalmente in cima la tenda del cambio. Dentro è tutto bagnato, mucchi di zaini e corridori seminudi che si contorcono per infilare un calzino. Purgatorio. Comincia la discesa e si alza un venticello gelido. Comincio a tremare, sono scosso da brividi immani. Accelero per scaldarmi, ma i muscoli urlano. Riesco finalmente a riprendermi dal freddo, ma mi sono giocato le ultime fibre dei quadricipiti. Rallento. Continuo a correre, ma sempre più piano. Mi superano sempre più numerosi. Sono completamente lucido; so che non è una crisi energetica, di quelle che passano, sono i muscoli a pezzi, e non possono che peggiorare. Ormai ho deciso: provo a correre fino a Marradi e lì mi fermo. Infermo, Inferno. I chilometri sono sempre più lunghi, la luce sempre più fioca. Finalmente il paese. Ancora applausi, faccio cenno di no con la mano, non li merito mi sto ritirando ma non smettono e mi dicono che sono stato un eroe ad arrivare fin li.
Nei locali della "misericordia", dov'è allestita l'infermeria e la sala massaggi, aspetto più di due ore che mia madre mi venga a recuperare da Faenza e osservo: l'allegria e disponibilità dei volontari, il clima di festa; i corridori che entrano, prima pochi, poi sempre di più. Bellissimi, con quelle smorfie di sofferenza ma con la determinazione a ripartire, dopo un massaggio o una medicazione.
Il giorno dopo all'ora di pranzo, sono entrato in un ristorante e un tipo, seduto ad un tavolo mi ha riconosciuto, e sorridendo mi ha salutato con la mano. Anche io l'ho riconosciuto. Era il re! Giorgio Calcaterra. Vincitore per l'ottavo anno consecutivo, salutava me che avevo arrancato fino a Marradi. Mi stavo per prostrare a terra per rendere omaggio alla sua eclatante superiorità, ma con un sussulto di dignità sono rimasto in piedi, e ho risposto al saluto con un labiale banalissimo "complimenti!"
Grazie Giorgio, campione vero, che con il tuo atteggiamento semplice e umile ci fai sentire un po' campioni anche noi.
Grazie passatore. Bella sfida. Quest'anno hai vinto tu e mi hai finito. L'anno prossimo ti finiro' io.

giovedì 23 maggio 2013

2 giorni al passatore


Ormai ci siamo. Mancano solo 2 giorni alla 100 chilometri del passatore. Dopo molti dubbi e tentennamenti, finalmente lunedi' ho deciso e comprato il biglietto aereo. Partirò.
Molti dubbi, dicevo; i principali dovuti ad un piccolo infortunio al ginocchio che non mi ha permesso di allenarmi come avrei voluto. Negli ultimi 2 mesi, per cercare di preservare il ginocchio destro ho fatto una media di solo 52km di corsa a settimana (le tante tabelle sul sito del passatore vanno da quasi 90 a ben più di 100 km settimanali). Il ginocchio ora è quasi a posto, anche se ogni tanto mi dà un po' fastidio, e non sono sicuro che possa reggere fino a Faenza. Un po' d'inquietudine mi viene anche dal meteo, che prevede freddo e pioggia. Non credo che riuscirei a resistere per molte ore al freddo, di notte, fradicio e stanco.
Il mio obiettivo velleitario (9 ore senza trasformarmi in zombie) è stato già abbandonato per uno piu realistico (10 ore con metamorfosi).
Comunque sono abbastanza tranquillo, se va bene, bene, se va male, pazienza. La preparazione non è stata un sacrificio, ma un vero piacere. Il trucco è solo questo: non fare quello che non ti va di fare; la corsa, per noi amatori, non dovrebbe mai diventare un secondo lavoro ma essere “sempre” un divertimento. Per questo non seguo mai tabelle (le leggo e ne colgo degli spunti, ma non le seguo), per questo ho fatto pochi chilometri di corsa, lunghi improvvisati, lunghissimi abortiti. La gara è un suggello finale, ma il vero piacere della corsa lo trovo nelle lunghe corse solitarie nella natura. Il piacere fisico e dei sensi che si prova correndo in montagna; il piacere mentale di correre a lungo, per poter andare "sempre più in là" a vedere cosa c'è dietro la curva e scoprire posti nuovi; andare oltre ai limiti, assaporare la sensazione di poter correre all'infinito. Insomma è un fantastico delirio.
Se dovesse andare male e, per qualsiasi motivo sentissi di dovermi fermare al 48 esimo o al 65 esimo chilometro, mi fermerò, e sarà stato comunque un utile assaggio per l'anno prossimo. Con l'età, per quel che ne so io, si diventa sempre piu' forti e, se non lo sono abbastanza quest'anno, sicuramente lo diventerò negli anni a venire.
Passatore! Con rispetto ti sfido e che vinca il migliore.

giovedì 16 maggio 2013

Sostanzialmente, energia e ciclismo


Stamattina, una delegazione dell'associazione "amici della bici" di Cagliari è venuta in visita al CRS4 dove lavoro e, per l'occasione, mi è stato chiesto di fare una presentazione. In una mezza giornata, ho preparato una breve relazione su "energia e ciclismo", in cui ho calcolato, fra l'altro, il bilancio energetico fra chilometri in bici e grammi di bucatini all'amatriciana. Relazione e presentazione sono preparate un po' frettolosamente, e si vede.
Comunque, chi fosse interessato all'argomento può trovare qui il video, ripreso da Andrea Mameli. Guardando il video, mi sono reso conto di avere detto moltissime volte "sostanzialmente". E' una parola bruttissima ma, in modo sostanzialmente inconscio, l'ho usata tante volte, perché, essendo lunga e, sostanzialmente, senza significato, potevo metterla sostanzialmente dappertutto e mi ha dato, sostanzialmente, il tempo di pensare a cosa dire visto che, sostanzialmente, non ero molto preparato.

lunedì 13 maggio 2013

Take it "Isili"

Isili - 12 maggio - campionato regionale di trial running.
Non credo che gli organizzatori della gara si siano ispirati al significato inglese di Isili (easily - facilmente) quando hanno scelto il percorso: 21 chilometri, circa 500m di dislivello con qualche "strappo" che sfiora il 20% e alcuni tratti tecnici con fondo insidioso. Ma hanno fatto bene. Hanno disegnato uno dei percorsi più belli e panoramici che abbia mai corso, molto vario e divertente, con l'alternanza di salite e discese, asfalto (poco), sterrato e fondo naturale. Il maestrale poi, oltre a portare aria fresca e profumata, ha aumentato ulteriormente la varietà, spingendo gradevolmente nei tratti a favore, e fungendo da ostacolo ulteriore nei tratti in cui soffiava contrario.
Neanch'io mi sono ispirato al significato inglese di Isili affrontando questa gara. 4 giorni prima avevo corso un lungo impegnativo di 60km con più di 800m di dislivello, finendo gli ultimi 20km come uno
zombie - gambe rigide, busto barcollante e viso contratto in una smorfia orrenda - e non pensavo di essere competitivo. Avevo deciso però di provare a tirare ugualmente, per compensare la carenza di allenamenti in salita per il passatore e per capire se gli effetti della metamorfosi (in zombie) fossero reversibili.
Eppure, la gara di Isili è andata via easily. In salita non ero particolarmente veloce, ma mi sentivo leggero e andavo su facilmente, e appena la strada spianava, riuscivo ad accelerare bene. Lungo la prima discesa, grazie anche alla vista aerea sulla piana sottostante, mi pareva di volare. Nei tratti più tecnici, superavo facilmente, con agilità, le asperità del percorso riuscendo ad adattare con reattività la spinta del piede all'appoggio che offriva il terreno e, facilmente, sono riuscito ad arrivare nono assoluto e primo, nonché campione sardo, di categoria! La metamorfosi in zombie si è dimostrata reversibile e, in soli 4 giorni, ero tornato agile, veloce e bello come prima.
Campione sardo di "trial running" (forse intendevano "trail running")! non è proprio come campione del mondo dei 100m, ma è pur sempre un titolo da aggiungere al mio curriculum sportivo, accanto a quello di "campione sardo di ecomaratonina" dell'anno scorso e al titolo giovanile di "campione interfacoltà di sciabola". Una collezione un po' bizzarra, a dire il vero, ma con la maglietta con su scritto "campione" potevo provare ad impressionare i miei figli; tentar non nuoce, come disse Adamo addentando una mela.
"Ehi ragazzi, sono campione!"
"Di cosa?"
"Ma che domanda indiscreta! Campione sardo di Trial running"
"Tu sei sardo?? E cosa sarebbe trial running???"
"Veramente, non lo so. Credo che voglia dire provino. Siete fieri di me?"
"Sei impazzito, per caso?"
Pazienza, take it Isili.

venerdì 10 maggio 2013

Zombie run

E' inevitabile; me ne sono convinto ieri durante l'allenamento di 60km di corsa in preparazione per la 100km del passatore: la metamorfosi è lenta ma inesorabile. Inutile cercare di resisterle, allora, è meglio abbandonarcisi docilmente, e, quasi inavvertitamente, dopo 30-40 chilometri di corsa ci si trasforma in zombie.
Forse, è meglio così. Lo zombie certo non brilla per agilità, elasticità muscolare, eleganza del gesto, ma, per lo meno non soffre. Se gli si stacca un braccio, lo guarda stupito mentre cade ma non si ferma e continua a correre. E' un'esperienza incredibile: durante la metamorfosi si percepisce un leggero disagio, ma, quando la lobotomia necrotica è completa, la condizione di estremo affaticamento in cui ci si trova sembra una situazione congenita, normale.
Al 52simo km ho fatto un piccolo esperimento e invece di "-8" ho provato a pensare "ne mancano solo 48". L'idea, in condizioni normali, mi avrebbe atterrito, ma, ridotto com'ero, sembrava quasi la stessa cosa. Ormai ero uno zombie, e mi sarebbe bastato riprogrammare gli unici 2 neuroni ancora non completemante putrefatti per arrivare a 100!
A 58,5 km ero a soli 500m dalla macchina. Qualunque essere umano avrebbe sensatamente rinunciato al chilometro mancante, ma lo zombie che era in me era ormai programmato per arrivare a 60 e mi ha costretto a fare una deviazione per raggiungere l'obiettivo.
Mentre tornavo a casa in macchina, mi stavo gradualmente riumanizzando, e, con la parte umana del cervello, ho potuto osservare il mio modo di guidare: le due mani strette al volante, il tachimetro a 30km/h, gli occhi leggermente fuori orbita e fissi in avanti e la guida in costante ritardo rispetto alla traiettoria ottimale. Avete mai visto uno zombie al volante? Beh, è così che guida!
Conclusioni (scienza da bar)

  • Questo esperimento, ha inequivocabilmente dimostrato che la metamorfosi è una realtà scientifica ed avviene fra il 30esimo ed il 40esimo km.
  • A parità di sforzo, la velocità di corsa dello zombie è circa di un minuto al km più lenta di quella precedente alla metamorfosi, e tale divario aumenta in discesa, dove la rigidità si paga a caro prezzo. Quest'informazione potrà esservi preziosa: se doveste mai scappare da un'orda di non-morti, lanciatevi in discesa, e li vedrete barcollare, cadere, rialzarsi, ma sempre più lontani dietro a voi.
  • Per la 100 km del passatore, calcolando circa 60 km da zombie, dovrò rivedere i miei obiettivi di circa un'ora e puntare alle 10 ore.
  • Almeno fino ai 60 chilometri, la metamorfosi è reversibile e in una settimana circa si ritorna belli, agili e delicati come prima. Ulteriori studi sono necessari per analizzare gli effetti oltre il 60esimo e fino al 100esimo km; in particolare, per capire se gli effetti della metamorfosi siano reversibili o, se invece, ...

lunedì 6 maggio 2013

La pappa è pronta!

Repetita iuvant – le ripetute fanno bene, come dicevo ieri. A proposito di traduzioni fantasiose dal latino, mi è tornato in mente un episodio dell'anno scorso.
All'epoca, papa Ratzinger era ancora saldamente al comando della chiesa cattolica e mio figlio Martino gravemente insufficiente in latino. Come esercizio, gli chiesi di tradurre la seguente frase: "magno cum gaudio, nuntio vobis: habemus papam" immaginando già che l'avrebbe tradotta come: "mangio con gioia e vi annuncio: la pappa è pronta!"
Con un po' di malignità, l'ho instradato:
Io: "qual'è il verbo?"
Martino: "magno?"
Io: "cosa può voler dire magno?"
Martino: "mangio?"
Io: "e quale sarebbe il soggetto?"
Martino: "io, sottinteso".
Io "Potrebbe essere. Continua, prova a vedere se riesci a ottenere una frase di senso compiuto".
E' bastato questo mio piccolo intervento, che poi, tutto da solo, ha ottenuto esattamente la frase che mi aspettavo. Non ho potuto trattenere un perfido sorriso.
Poi, qualche mese dopo, è successo quello che non doveva succedere ma che è successo: il gran fumo nero che usciva dalla cucina degli appartamenti vaticani lasciava intuire che la pappa si era bruciata, una, due, tre, quattro volte. Poi, finalmente il fumo bianco e l'annuncio gioioso: "Habemus papam - La pappa è pronta!"

domenica 5 maggio 2013

Allenamenti - Repetita iuvant

"Repetita iuvant" - le ripetute fanno bene - come disse l'imperatore Teodosio ai soldati della sua fanteria mentre si allenavano a "non spingete, scappiamo anche noi".
Le ripetute fanno bene perché sollecitando il fisico ad un carico intenso, per un tempo ridotto ma ripetuto più volte dopo un adeguato recupero, abituano gradualmente il corpo a sostenere quell'intensità anche per tempi lunghi. E così gli unni, barbari senza dio e senza tabelle di allenamento, non vi raggiungeranno mai.
Le ripetute fanno bene, possono sembrare noiose ed è proprio così, ti sembra di andare via di testa ed è proprio così, ma sai che fanno bene e possono salvarti la vita e cerchi di resistere.
Le ripetute fanno bene ... basta, ti prego, ho afferrato il concetto!
No, ancora due. Le ripetute fanno bene, ma vanno fatte tutte! Se ti sembra di non farcela più allunga un po' il recupero, ma non troppo ... (recupero lungo - gli unni si avvicinano)

Le ripetute fanno bene, ma vanno fatte con gradualità. Su, coraggio, questa è l'ultima per oggi. La settimana prossima però ne aggiungeremo una per chiarire meglio il concetto perché ... repetita iuvant.

giovedì 2 maggio 2013

Allergie

Come ogni primavera, anche quest'anno è arrivata la fioritura delle graminacee, e con essa, gli occhi rossi, il naso colante e le raffiche di starnuti.
Allergico alla primavera, che brutta cosa. Sarebbe meglio essere allergici alle muffe, a quei mostriciattoli degli acari o, come i miei figli, alla scuola, o meglio, all'idea di andare a scuola (infatti appena sanno che non devono più andare, cominciano a stare meglio).



Invece io, quando sarebbe il momento di spalancare finestre e finestrini per godersi l'aria profumata e tiepida, sono costretto a chiuderli. Quando sarebbe il momento di denudarsi al sole, per sentire il gradevolissimo "tocco" dei raggi solari sulla pelle con l'aria intorno ancora fresca, sono costretto a stare chiuso in casa.
O quasi.
Ho scoperto che mentre faccio un'attività fisica intensa, l'allergia sparisce, o meglio cova, per schiudersi appena mi fermo. E allora posso correre e andare in bici: mi basta non rallentare troppo e me la cavo con un po' di moccio.

Ho scoperto anche però che un vero ciclista, appena impara ad andare senza rotelle, impara anche a smoccolare chiudendosi una narice con l'indice e soffiando 'a getto' il muco dall'altra. Io, che non ho imparato quest'arte da bambino, ogni tanto, quando sono da solo, mi esercito nella tecnica ma spesso con esiti scabrosi. E allora tengo sempre qualche fazzoletto in tasca, anche se è considerato poco dignitoso e nessun altro, ma proprio nessuno li usa. Quando mi soffio il naso in gruppo, il rumore è talmente inusuale che quasi tutti si guardano la catena pensando ad un problema meccanico. Pazienza, imparerò. Credo che tutto stia nella convinzione. Quando non sei abbastanza deciso nel soffio, il muco esce ma non si stacca e l'elasticità del materiale, gli dà un impulso di ritorno e ... va beh, questa discussione sta diventando troppo tecnica e vi risparmio la teoria della dinamica dei colloidi ... splash.

Il mio idolo - senza mani!