mercoledì 30 ottobre 2013

Sardinia Ultrabuffet - Macomer

Mi trovo un po' in imbarazzo. Quando avevo iniziato a scrivere la "guida buffet", ero convinto che la maggioranza dei corridori fossero anche buffettari e, allora, avevo ideato un servizio per consentire loro di selezionare le gare e di avvicinarcisi nel modo più propizio. Poi, con il sondaggio, ho scoperto che solo il 16% dei podisti, di cui, modestamente, la metà sono io, si riconosce come buffettaro. Così mi crolla il mercato. La mia "guida buffet" rischia di essere uno dei più grandi flop-plop dell'editoria internettazionale. Facendo bene i conti, mi rimane solo un  potenziale lettore, che potrebbe anche solo aver sbagliato a pigiare il tasto.
Almeno io, però, la mia guida me la terrò cara. Voi, che siete disinteressati al cibo, voltate pagina e NON LEGGETE QUELLO CHE E' SCRITTO QUI SOTTO, POTREBBE CAUSARE OBESITA' , IMPOTENZA O ALTRE MALATTIE CHE VI INGRANDISCONO COSE E VE NE RIMPICCIOLISCONO ALTRE.

 Sardinia Ultrabuffet - buffet a tappe di endurance gastronomica. Una serie di veri e propri banchetti vi porteranno a conoscere i limiti più reconditi del vostro stomaco e a superarli.
Non gustavo niente di così soddisfacente, avvolgente, saziante dai tempi in cui divoravo la placenta di mia madre.
Forte rischio di dipendenza

Rapporto qualità prezzo: ottimo
Giudizio sintetico: ebbene sì, devo calare i tre maiali!
Ultimo assaggio: 19/20 ottobre 2013. Il vero buffet a tappe, in realtà partiva dal venerdì 18. per una tre giorni di full immersion nel cibo. Durante la prima giornata, l'appetito veniva stimolato parlando di "Attività fisica e nutrizione". Dopo essersi stancati sentendo nominare la "attività fisica", al pronunciarsi della parola "nutrizione", tutti i presenti hanno cominciato a salivare abbondantemente. E' dovuto intervenire un maialetto arrosto per sedare le ghiandole salivarie ed evitare danni alla moquette. In realtà io non ero presente ma è stato facile immaginare tutto ciò ... presto! Datemi uno scottex, che devo asciugare la tastiera!
Sabato invece io c'ero. L'appetito è stato stimolato percorrendo due giri di un circuito in cui si alternavano profumi di funghi e di menta, che, insieme alle tracce di cinghiale, facevano pensare ad un menù stile nouvelle cuisine stocastique: brochette de sanglier au champignon de bois en sauce de nimportequoi au parfume de menthe. A sorpresa, invece, veniva servito un classico pasto nostrano, con antipasto di formaggi e salumi, malloreddos al sugo, pecora in umido e vitello bollito con patate. Nonostante la semplicità, le pietanze riuscivano a manifestare tutta la saggezza della tradizione, il calore dell'ospitalità, la ricchezza della convivialità. La quantità di cibo, birra, vino, senza limiti apparenti, ha trasformato questo pasto in un vero e proprio banchetto.
Ehm ... ho già scritto due pagine e sono ancora al primo pasto! Sintetizziamo:
birra, birra, birra, pasta, vitello, torta, caffè, torta, coca, torta, frutta, coca, torta, frutta,  birra, birra, pasta ai porcini, birra, pasta al sugo, birra, panino all'arrosto con aggiunta di cipolle, cioccolatino, cioccolatino, birra, birra, panino all'arrosto con cipolle, uva, birra, torta, torta, torrone, torta, birra, torrone, caffè.
Più o meno, è questo che ricordo. Ho anche il vago ricordo di essermi dovuto spostare un po', domenica mattina, per inseguire le torte che erano dislocate in vari luoghi di interesse  archeo-naturalistico ma, con l'occhio nel piatto, non ho visto un granché!
Consiglio finale: convincete Benedetto a non affrettarsi, che poco dopo il suo arrivo la festa finisce.

lunedì 28 ottobre 2013

Triathlon medio Forte Village

Mi piacciono le sfide "in serie", mi piace mettere gare importanti, a cui tengo molto, una dopo l'altra e, quando il calendario m'aiuta, non mi lascio scappare l'occasione.
Mi piace perchè se la prima va male "era solo una preparazione per la seconda", se va male la seconda ho una scusa lunga 60km per giustificare la debacle e se vanno bene tutte e due, ho fatto un'impresa.
Quest'anno è capitata l'accoppiata, a una settimana di distanza una dall'altra, "Sardinia Ultramarathon" - "Forte Village triathlon",  gare a cui per motivi diversi non volevo rinunciare.
Della Sardinia Ultramarathon ho già scritto abbondantemente; ora qualche impressione sul Forte Village Triathlon, gara sulla distanza del "medio" ovvero 1.9km di nuoto, 90km di bici e 21km di corsa.


Diamo i numeri:

  • 5h07, stesso identico tempo della sardinia ultramarathon: un'accoppiata perfetta.
  • secondo di categoria
  • ventesimo assoluto
  • oltre il centesimo posto sia nel nuoto che nei pit-stop
  • settimo assoluto nella frazione di corsa

sono numeri interessanti e portano ad una facile diagnosi di gara schizofrenica.
Durante la gara, non avevo niente per misurare tempi, distanze o velocità. Il garmin da polso ha il cinturino più che rotto, frantumato; ora è diventato un garmin da taschino e, senza gilet, ho preferito lasciarlo a casa. Il garmin da bici, invece, mentre facevo le capriole con la mtb, si è rotto il vetro e ora si vede solo una macchia di luce verdastra, di scarso aiuto per regolare l'andatura. I miei riferimenti, ancora più scientifici, erano allora il livello di lattato nel sangue e la VO2, misurati con un dolorimetro nelle cosce e un fiatonimetro nei polmoni. Il sorpassometro poi mi dava riferimenti oggettivi sulla mia velocità relativa rispetto al baricentro della pancia del gruppo.
Giocavo in casa. Le onde le conoscevo una ad una. Il percorso in bici lo conoscevo a memoria e sapevo
esattamente dove guardare il panorama per fare il pieno di entusiasmo. Mi sono sentito solo un po' felicemente disorientato dall'assoluta mancanza di macchine: strada chiusa di fatto nei due sensi di marcia! Una miriade di omini blu tutti occupati a chiudere fino al  minimo accesso al percorso di gara. Meraviglioso.
 Il percorso dell'ultima frazione, essendo 3 giri a bastone, ci costringeva a ripetere 6 volte lo stesso pezzo di strada. La prima volta che incrociavo qualcuno che conoscevo, lo salutavo e incitavo, la seconda volta gli facevo solo un cenno, dalla terza in poi facevo finta di non conoscerlo per  non sembrare questo: (link).
Non ho avuto nessuna vera crisi, solo un momento particolarmente difficile, quando, a circa 20 km dalla fine della frazione di bici, ha cominciato a dolermi il solito tallone. Doleva e pulsava tanto che, oltre a farmi spingere con maggior prudenza negli ultimi strappi in salita, mi sembrava quasi impossibile che ci potessi riuscire a correre. Ho cominciato a pensare razionalmente al ritiro ma poi il cervello è partito per conto suo e mi sono ritrovato a pensare di raccontare ad altri di come pensassi di dovermi ritirare e di come poi, invece, fosse andato tutto bene. Insomma mentre io ancora pedalavo, il mio cervello aveva già finito la frazione di bici, era riuscito a fare senza problemi quella di corsa e lo stava già raccontando in giro. Era molto avanti rispetto a me e, sapere il finale, mi ha aiutato a superare lo sconforto.
In conclusione, bellissima gara, sia per il percorso, impegnativo ma vario e spettacolare, con saliscendi perfino nella frazione di nuoto, sia per l'organizzazione quasi impeccabile: chiusura al traffico, indicazioni, ristori, buffet ... , sia per le mie gambe, pelose ma belle, stanche ma forti. Due piccole critiche: 1) mancavano i premi di categoria, soprattutto per i secondi di categoria degli M2 (non scordatevi che sono sacchettaro). 2) Anni fa, quando ancora al Forte Village non consideravano seriamente il triathlon, Andrea sognava questa  gara e me ne parlava. Oggi che, grazie alla sua insistenza e impegno, si è finalmente realizzata, non è stato neanche ringraziato pubblicamente dal suo direttore, pur prodigo di ringraziamenti per sindaci e collaboratori vari. So che non è lo stesso ma ci tengo a farlo io: grazie Andrea!

sabato 26 ottobre 2013

Aspettando Benedetto

Aspettando Benedetto ...
Il mio io velleitario si gode il trionfo e birra dopo birra, sempre più tronfio, ogni tanto dà una schiacciatina all'io saggio appiccicato sotto la scarpa.
I peli crescono, i fusti si svuotano, il sole si abbassa.
Le salsicce arrostiscono, le salsicce vengono mangiate, digerite e tutto quel che segue
L'acqua dello scaldabagno piano piano torna a scaldarsi, l'entropia aumenta, l'universo si espande
Ogni tanto, passando sotto l'arco gonfiabile, qualcuno arriva e si unisce a noi ad aspettare Benedetto.
Persino il signor Godot è già arrivato da un pezzo.
Il tasso alcolico aumenta.
Gli sconosciuti diventano conoscenti e i conoscenti diventano amici
Stanchezze si trasformano in soddisfazioni, delusioni in propositi di riscatto, "mai più" in "forse ma" e poi in "sicuramente"
Pian piano sale la sensazione di sazietà, di pienezza, non solo di cibo anche di vita, qualcosa che si avvicina alla felicità
Il nastro tagliato da Calcaterra viene ricucito e riposizionato al traguardo anche lui in attesa di Benedetto
E Benedetto arriva! Ma invece di rompere il nastro a petto in fuori, ci passa sotto con umiltà e autoironia.
Grazie Benedetto per averci dato il tempo di assaporare tutto questo

venerdì 25 ottobre 2013

Macomer, Sardinia Ultramarathon (60km)

Lasciando da parte, per una volta, il mio consueto stile sintetico, oggi voglio raccontarvi di questa 60km quasi “passo passo”, voglio cercare di trasmettervi emozioni e pensieri di quest'avventura e farvi arrivare al traguardo quasi stremati come me. Se vi ritirerete, pazienza, ma se arriverete in fondo, anche voi potrete dire con soddisfazione “ce l'ho fatta!”
Ed eccomi qua, dove vi avevo lasciati, nella branda davanti al grande camino ormai quasi spento nell'enorme salone dell'ex colonia dove la società organizzatrice ci ha ospitati per la notte.
Verso le 6 qualcuno inizia ad uscire dalle camerate, si sentono passi di ciabatte. Sento qualcuno soffiare sulle braci per far riprendere il camino e poter mettere ad asciugare vestiti, asciugamani e ossa bagnate dall'umidità della notte. E' ora di smettere di far finta di dormire così anche gli altri possono smettere di far finta di fare piano per non disturbarmi.
Bottiglie di brandy e caraffe di vino rimaste sulle tavolate ricordano la festa della sera prima. Adesso però il clima è diverso, rilassato ma serio e ognuno segue i suoi riti mattutini. Io seguo il mio: caffè con miele, un goccio di latte e savoiardoni; lascio agire per 15 minuti circa e poi vado in bagno a fare il mio dovere di essere umano. Un piccolo strappo alla regola è stato reso necessario dalla presenza di ottime torte al cioccolato casarecce incautamente lasciate lì la sera prima da qualche volontario.
Poco prima delle 8, cominciano ad arrivare volontari e concorrenti, intanto, seduto accanto al camino, comincio il "riscaldamento". La partenza è prevista per le 9 proprio là fuori, non c'è nessuna fretta; ci vorrebbero giornale e sigaro ma non ci sono e allora si passa il tempo facendo quattro chiacchiere intorno al camino: si parla di scarpe, di gare mitiche, di dolori e d'imprese passate e future.
Dopo il rito della colazione c'è quello della vestizione, che finirà allo stesso modo: in bagno. Lubrifico il corpo con la vaselina e le scarpe con il talco, indosso il completino da triathlon con fazzoletti e due barrette in tasca. Calzo scarpe Mizuno A2, sicuramente non indicate per questo tipo di gara ma hanno vinto le finali nella selezione di giovedì alla comunità montana e superato bene la prova della corsa di ieri. Vedo che Calcaterra e Salaris hanno un cappellino e decido di tentare di imitarli con la mia visierina blu.
Seconda seduta in bagno.
Sono quasi le nove, si esce per completare il riscaldamento con qualche passetto simbolico di corsa. Lo sforzo del giorno prima si sente, i muscoli sono già un po' stanchi, tallone sinistro e ginocchio destro lievemente indolenziti. Il mio obiettivo dichiarato è fare un giro da 30km e poi, dopo un check up (che non è una salsa) decidere sul da farsi e optare per la doccia calda o per la gloria.
Con un po' di ritardo, dopo l'emozionante appello nominale, finalmente si parte. Siamo un'ottantina, molti più delle passate edizioni. Quanta strada davanti! 60 chilometri! I primi 500m su asfalto in salita due anni prima mi erano costati una contrattura per cui oggi parto con estrema prudenza. Durante il primo chilometro, in modo fluido comincia a delinearsi una "situazione" di gara: Calcaterra, Pajusco e uno sconosciuto fanno il ritmo davanti. Salaris dopo breve indugio, scegliendo traiettorie tutte sue sulla larga e sconnessa fascia tagliafuoco, va avanti anche lui. Poi, intorno al secondo chilometro, Sergio Piga e Stefano Ciccarese, reduci dalla 100km delle Alpi (Torino - Saint Vincent) di 7 giorni prima, insieme all'incredibile Leonarda Cantara, già vincitrice della gara di ieri, avanzano anche loro. Il ritmo è tranquillo ma le gambe mi trattengono, impedendomi di seguirli e piano piano li perdo di vista, seguito da vicino dalla grande Monica Casiraghi. Fra il terzo e il sesto chilometro si percorre un “bastone” verso l'area archeologica di Tamuli. Bello il bastone, che permette di salutare e incitare gli atleti che si incrociano e di controllarne la posizione. Bellissima l'area archeologica con le tombe dei giganti e il passaggio fra i provocanti betili, gradito il primo ristoro. Si riprende la tagliafuoco con il suo fondo irregolare, le traiettorie da inventare i saliscendi spesso dolci ma a volte aspri. Al secondo ristoro, poco dopo il decimo chilometro, comincia la vera salita verso il Monte e mi concedo una breve sosta per mangiare un pezzetto di torta e bere una coca. Purtroppo sono costretto ad assistere al ritiro di Monica Casiraghi, dolorante alla schiena forse per problemi ai reni. E' ben assistita, le dico un inutile “coraggio” e riparto. In salita continuo a corricchiare; i muscoli sono sempre indolenziti ma sembra che reggano bene quel ritmo. In cima al monte c'è un piccolo anello. Spero di vedere qualcuno avanti a me, ma sono già passati oltre. Salgo al passo la scaletta che porta al culmine e mi fermo al bel ristoro nel piazzale della chiesetta. Doppia fetta di torta, una da fermo, l'altra provo a mandarla giù mentre riprendo a correre. Non lontano dietro a me vedo avvicinarsi qualcuno. Adesso comincia la parte più facile del circuito, in discesa, prima su morbido fondo naturale, poi su una sterrata carrozzabile. Mi ricordo che, l'anno prima, inseguendo Davide Ribichesu, scendevo ad un ritmo vicino ai 4 minuti al km. Oggi sono molto più lento. Finita la discesa, si ritorna sulla tagliafuoco e si ricomincia a saliscendere: in questo tratto mi raggiungono e superano in 4 approfittando del mio passo poco sciolto e in parte anche delle mie lunghe soste ai ristori. Fra loro riconosco il nuorese Marotto, ieri secondo sul podio della mia categoria. Non riesco a reagire, l'arrivo è ancora un concetto astratto e continuo al mio ritmo. Dopo il tratto forse più tecnico ma molto panoramico di tagliafuoco, cominciano gli ultimi due km di salita per finire il primo giro. E' ora di fare il check up. Le gambe sono stanche ma non dolgono molto più che alla partenza. Anche tallone e ginocchio sono lievemente indolenziti e la scarpa destra mi  preme fastidiosamente sul malleolo. Cosa vuoi di più dalla vita? Ecco, proprio in questo tratto, raggiungo e supero 3 dei quattro che mi avevano superato prima (mancava il nuorese) e lo sconosciuto che era partito troppo veloce. Non ho dubbi. Al ristoro guardo già verso l'alto, verso il secondo giro, verso la gloria e dopo essermi rifocillato ben bene e fatto il pieno di metano - gasato dagli incitamenti di Norma & C. - riparto per gli ultimi 30 chilometri in ottava posizione a 2h31 dalla partenza. Adesso è tutto psicologicamente più facile e dopo ogni ostacolo superato, c'è il sollievo di non doverlo più ripetere. Si può cominciare a fare il conto alla rovescia. Ogni tanto, un bel rutto mi informa che la digestione sta procedendo regolarmente. Ecco di nuovo il bastone. Vedo Stefano Ciccarese fermo con problemi di pancia. Dopo i 100km della domenica prima, i 21km di ieri e i 35 di oggi, il fisico gli ha chiesto di fermarsi. Incredibile che sia arrivato fin lì! Incrocio poi Sergio Piga con circa 3km di vantaggio su di me, con l'aria molto concentrata e impegnata. Poi Leonarda Cantara, anche lei ha almeno 2km di vantaggio, ha ancora un bel passo ma sembra sofferente. Infine incontro Ettore Marotto, anche lui con un bel margine e l'aria tranquilla … sarà difficile riprendere qualcuno di loro, per non parlare del trio di testa Calcaterra, Salaris e Pajusco, che non ho incrociato perché erano ancora più avanti. Al rientro incrocio quelli che avevo superato poco prima e altri, compresa Paola Addari, seconda fra le donne, sempre sorridente nonostante la fatica. Anche dietro non mi pare che ci sia nessuno in grado di raggiungermi. Preso nota della situazione, riprendo la mia corsa solitaria con me stesso, le mie gambe, la mia testa come solo punto di riferimento. Aspetto che arrivi il gran mal di gambe che avevo preventivato per gli ultimi 20 chilometri ma per il momento non si fa sentire. Supero la salita della chiesetta e ancora niente crisi. Il ritmo è solo un po' più lento rispetto al primo giro, i fastidi un po' più forti.  Manca metà della metà. Mi ricordo, nei giorni di crisi, l'incubo del cavolfiore frattale, e di queste metà della metà della metà che continuano a dimezzarsi senza che si riesca mai a raggiungere l'arrivo. Oggi no, i chilometri sono sempre lunghi uguale, dopo un ristoro ce n'è un altro, insomma sono ancora in un normale mondo lineare. Al ritorno sulla tagliafuoco, vedo Leonarda davanti a me. E' molto stanca ma continua a correre, la raggiungo, le dico di stare tranquilla che ha un grande margine sulla seconda e mancano poco più di dieci chilometri e continuo col mio passo. Di nuovo solo. La solitudine è interrotta solo ai ristori, ogni 5 chilometri, dove volontari volenterosi fanno del loro meglio per aiutarci. Al secondo giro, in alcuni ristori, si percepisce un'allegria alcolica in rapida ascesa. Al penultimo ristoro, a 9 chilometri dall'arrivo, uno dei volontari mi appare come un'allucinazione, mascherato da mamuthones. Ricordo che l'anno prima lui stesso si era travestito da sub con tanto di pinne e boccaglio. Nella stanchezza, il nostro cervello regredisce e queste visioni hanno un grande effetto ... mamma, l'uomo nero!
Le mie gambe in azione. Se lo meritano un primo piano.
Quasi alla fine dell'ultimo tratto di tagliafuoco, a circa 5 chilometri dall'arrivo, c'è l'ultimo ristoro. Chiedo se quelli davanti sono lontani, sperando che mi dicano di sì per stare più tranquillo ma mi dicono che è passato uno da poco. Mi preparo ad un duro inseguimento, ma quasi subito raggiungo Sergio Piga che sta camminando. Anche a lui il fisico ha presentato il conto: 100 km domenica scorsa, 55 km oggi, e adesso cammini. I conti tornano: avendo saltato i 21km di ieri, oggi è riuscito a correre per 20km in più di Stefano. Ci scambiamo informazioni su chi è avanti e chi dietro poi riprende a corricchiare ma va molto più piano di me e lo perdo subito di vista. Ma a me il fisico quand'è che presenta il conto? Ero pronto a pagare ma i temuti dolori muscolari che mi avevano attanagliato le gambe alla maratona di Firenze, alla Sardinia ultramarathon di 3 anni prima, al passatore e alla fine dell'ironman, nonostante l'allenamento estremamente precario, non sono arrivati. Gli ultimi chilometri li ho corsi quasi in trance, pregustando il sapore dell'arrivo. L'ultimo tratto è in discesa e ho ancora le energie per chiudere con un bel passo in spinta e godermi gli applausi. 60 chilometri (più i 21 di sabato) preparati in 30 giorni, e quinto posto assoluto: per me è stata un'impresa e, se non me lo dice nessuno, me lo dico da solo "Lorenzo, sei grande!"
A presto con "Aspettando Benedetto"

martedì 22 ottobre 2013

Macomer, corsa verde (21km) – prologo della Sardinia Ultramarathon

Ho già scritto delle mie condizioni fisiche e delle mie aspettative della vigilia; aggiungo solo che, venerdì, l'unica cosa che mi è venuto in mente di comprare per la trasferta di Macomer è stato il ghiaccio spray … e non quello per i cocktails.
Sabato mattina, puntuale alle 6h30, Benedetto passa a prendermi sotto casa. Che lusso! Cazzaro per vocazione, è la migliore compagnia che potessi sperare per questo tipo di viaggio.
Sosta a Norbello da Michele Licheri, amico-allenatore di Benedetto, amante del bello stile, della bella corsa, scrittura e cucina; sicuramente Ben vuole gli ultimi consigli sulla strategia di gara e sull'estetica del fotofinish ma si parla solo di the, birra e di pane. Evidentemente non era questo il vero motivo della sosta ma, dopo il caffè, Michele ci offre delle stranissime bacche dolciastre … Benedetto ne prende una, il fratello Mario che non deve correre la rifiuta: mi viene un sospetto e per non essere battuto da Ben sono costretto anche io a ricorrere al frutto proibito, alla bacchetta magica.
Arrivati a Macomer, al ritrovo ci si immerge nel variopinto mondo dei podisti, fra amici, conoscenti e sconosciuti ci si saluta e si scambiano chiacchiere.
L'argomento del giorno è l'atleta sardo che ha tagliato il percorso alla maratona di Monaco. E' un caso di triste deriva della mente di un podista, di collezionismo deviato, in cui la medaglia assume importanza assoluta come oggetto e non come simbolo di un adempimento: molti gli hanno dato addosso ma, secondo me, ha solo bisogno di aiuto. Stigmatizzare il suo comportamento va bene ma cercando di recuperare l'uomo. E invece il vocio sale e il colpevole, lì presente, viene additato e sbugiardato e a fine gara sparirà con il pettorale ancora appuntato sulla maglia.
Alla partenza mi piazzo in terza fila. E' il mio valore: sono uno da terza fila e lo so.
Il primo chilometro è in discesa su asfalto. I primi indugiano, tutti aspettano che re Giorgio faccia il suo ritmo e si mettono dietro a lui che però non ha nessuna voglia di forzare. Vista la situazione, decido di approfittare della facile occasione e con una leggera accelerazione mi porto in testa e, mentre supero Giorgio, alzo una mano dicendogli: “tranquillo, sto solo scherzando”; subito dopo, il percorso gira in salita e mi rimetto buono buono al mio ritmo odierno: il quartetto del giorno, Calcaterra al pianoforte (più forte che piano), Salaris e Pajusco al violino e De Andrea alla viola, mi supera subito, poi, via via, passano altri podisti fino a che mi ritrovo intorno alla quindicesima posizione.
Mi dispiace lasciare andare la gara vera ma non sono proprio in condizione; come ogni buon sacchettaro, cerco allora di puntare all'ultimo premio di categoria, oggi il terzo. So che quelli del quartetto di testa sono tutti più giovani di me, gli altri purtroppo non li conosco ma valuto che una posizione intorno alla quindicesima mi garantirebbe un buon 70% di probabilità di sacchetto; mi piazzo lì e mi rilasso. Il continuo saliscendi impedisce di impostare un ritmo preciso ma lascio fare alle gambe che ne capiscono più di me e del mio garmin. Come forrest gump, mi godo la corsa: i tratti di sentiero nel bosco, arricchiti dall'odore dei funghi e poi il profumo di menta lungo la discesa. Le mie gambe sono così regolari che fra primo e secondo giro ci saranno meno di 10 secondi di differenza. Altri invece cedono al secondo giro e arrivo in dodicesima posizione.
Niente sacchetto! Dodicesimo, ma solo quarto di categoria. Mi consolo con le due bellissime bottiglie di vino del monferrato offerte da Fausto: almeno qualcosa porterò a casa, per i miei poveri figli assetati ...
Ma la gara è solo una piccola parte di una giornata ricca di particolari, piena di vita.
Il ricco pranzo in compagnia di Fausto e della sua bella famigliola.
Dopopranzo, la festa: musica, canti e balli. Le atlete che ballano a ritmi aerobici, incuranti dei 60km del giorno dopo.
La fuga nel bosco e il suo meraviglioso silenzio
I tre cuccioli di cane abbandonati che mi hanno tenuto compagnia, leccato e si sono accoccolati sulla mia pancia quando mi sono rifugiato nel bosco per rilassarmi
I sugheri e i lecci sotto cui mi sono sdraiato per assorbirne la forza, la luce che penetra attraverso l'intreccio di rami scuri e le foglie di un verde illuminato
I nuraghe, le tombe dei giganti, le rocce sprizzanti acqua
La cena
L'enorme camino
La notte, la branda vicino al camino. Benedetto e il suo cartello: “Atleta a riposo. Donne, siete pregate di ripassare in altro momento”
E poi c'è l'incredibile umanità, gentilezza e disponibilità senza limiti dei nostri ospiti. Siamo tutti trattati come podisti di prim'ordine (top runners). Due esempi fra mille:
  • L'acqua calda della doccia è finita. "Aspetta, che ti scaldiamo un po' d'acqua in cucina"
  • "E' rimasta una maglietta del pacco gara, che prima mi sono scordato di ritirarla?" "No, sono finite, ma se la vuoi te la ristampiamo"

Come si fa a non amarli e a non ritornare anno dopo anno?
In un recente post avevo definito l'organizzazione "calda e accogliente come un piumone"; se avessimo volutoci avrebbero coccolato e cantato la ninna nanna ma non c'è stato bisogno, il sonno è arrivato veloce e silenzioso: un'altra giornata piena di vita e ricca di particolari ci aspetta.

lunedì 21 ottobre 2013

Grazie

Ritorno da Macomer con un sacco di debiti. Non parlo di soldi ma di ricchezze di altro tipo. Non potrò sdebitarmi a breve, quindi per il momento, in segno di riconoscenza, solo parole.
Grazie a Fausto, sempre sorridente e simpatico, che mi ha tenuto compagnia durante il pranzo e sorpreso con un graditissimo omaggio dalle cantine della sua munfrà valley.
Grazie a tutti i volontari, gli organizzatori, tutti con una disponibilità che mi ha lasciato a bocca aperta. Tutti pronti ad ascoltarti prima che tu apra la bocca, ad esaudire i tuoi desideri prima ancora che tu riesca ad esprimerli e forse anche a concepirli. Come sdebitarmi? Il modo migliore sarà venire qui anche l'anno prossimo ma ogni volta che torno qui mi fanno stare meglio e il mio debito aumenta; è un circolo vizioso senza apparente via d'uscita, un vero e proprio strozzinaggio delle ricchezze interiori.
Grazie alle mie gambe, che, dimostrando maggior giudizio del cervello (il mio io saggio spesso trova rifugio proprio lì fra i peli) mi hanno guidato con cautela, rallentandomi nelle discese e vietandomi di seguire i più forti e, con una forza inaspettata, mi hanno portato fino al traguardo. In segno di riconoscenza concederò loro una bellissima gara di triathlon sulla distanza del mezzo ironman domenica prossima … ehm, ci riposiamo dopo, daccordo?
Grazie al mio allenatore, che sarei io, che non sono un allenatore ma che ha trovato il modo di portare un atleta disastrato, che sarei io, che non sono un atleta, in condizione di finire dignitosamente, senza strisciare e perfino in rimonta una gara dura come la Sardinia Ultramarathon. Dodicesimo alla 21km di sabato e quinto alla 60km e nella combinata sono risultati che sarebbero stati impensabili senza le metodologie di allenamento rivoluzionarie di questo teorico dell'allenamento a spirale discendente, genio delle scienze patamotorie che sarei io, che non sono un genio.
Comunque i miei libri sull'allenamento sono già in vendita anche se devo ancora scriverli e per sdebitarmi me ne sono già comprato uno.

A seguire: commento gara e guida buffet.

venerdì 18 ottobre 2013

Ciclo della vita

2 giorni alla Sardinia Ultrabuffet, buffet a tappe di due giorni in quel di Macomer in Sardinia.
Sto facendo carico di carboidrati per poter scaricare e ricaricare di nuovo e ... sciacquone. Qualcosa tipo ciclo della vita per intenderci. Sono pronto? Come buffettaro sì. Dopo aver scoperto che solo il 25% dei runners è davvero interessato al cibo sono molto rilassato e la ressa per il cibo che credevo di ricordare, sicuramente era solo un brutto sogno. Come sacchettaro invece sono un po' preoccupato soprattutto per la mezza di sabato. Molti vengono solo per quella, e daranno tutto per conquistare quel sacchetto. Io invece, oltre a non essere in gran forma, dovrò anche lottare contro quel grillo parlante che mi ricorderà in continuazione i 60km di domenica, e quando ne mancheranno 10 al traguardo, lui mi sussurrerà "meno 70". Inoltre, nella lista dei partenti, ho visto che molti della mia categoria non li conosco! Qualche 45enne potrebbe travestirsi da 50enne o 40enne per superarmi di soppiatto e fregarmi il sacchetto. Per domenica invece sono tranquillo, dovrò "solo" arrivare al traguardo e il sacchetto arriverà. Come forrest gump, non vedo l'ora di attraversare quel bosco di lecci secolari, di entrare nell'area archeologica di Tamuli con il suo vecchio e stanco nuraghe adagiato su una collinetta e i provocanti betili, di vedere i panorami dalle tagliafuoco sulle pendici del monte, e poi via per il secondo giro.
Sarà poi occasione di incontri eccezionali. Ci saranno, dal grande continente, il gigante Calcaterra e il fortissimo bio Fausto De Andrea che si giocherà il secondo posto con Salaris e Trentadue. Ci sarà Davide Ribichesu, grande protagonista l'anno scorso, ma anche lui come me in forma precaria; ci saranno la tostissima Alessandra Ardau e l'incredibile Paola Addari ormai lanciate verso distanze siderali inconcepibili per me. A fine maggio, mentre io ero appena entrato nell'infermeria di Marradi a farmi massaggiare ormai sfinito dalla fatica, Paola passava leggera leggera arrivando a Faenza in poco più di 10 ore! E, infine, last but not least, dulcis in fundo, les jeux sont fait, wang chou wong, il mio grande rivale e come me, capoterrestre acquisito, Benedetto Deriu, che, con Teo Mura e me, si gioca il titolo di finisher per la quarta volta consecutiva ... Ebbene sì, forse anch'io sono collezionista o forse solo romantico, e di questa sardinia ultramarathon non ne voglio perdere neanche un'edizione.

martedì 15 ottobre 2013

Il sondaggione - L'uscita dei polli (exit polls)

Lo so, la tensione si può quasi palpeggiare, è ormai vicina al limite di rottura e vi sta per dare uno schiaffone, l'attesa per i risultati del sondaggione è spasmodica e trepidante allora, per ragioni di ordine pubblico, in attesa della chiusura definitiva delle urne prevista per fine anno, sono costretto a darvi qualche anticipazione. E allora usciamoli questi polli! 
Il numero di voti spogliati finora (8), a dire il vero non ha una rilevanza statistica significativa e qualche deviazione sarà possibile nei risultati definitivi.
Statistica misera, dicevo, ma ho visto di peggio. Anni fa, mi occupavo di campi elettromagnetici e mi incuriosiva il processo a carico delle antenne di radio vaticana. Quando avevo letto che l'accusa aveva portato una perizia per dimostrare che l'inferenza statistica di una certa malattia era maggiore nella zona intorno alle antenne, ero andato a vedere il documento per scoprire che era basato su UN singolo caso. Avevano tracciato un cerchio intorno all'antenna che comprendeva giusto giusto quel caso … se avessero fatto il cerchio appena più piccolo avrebbero avuto 0 casi ed avrebbero potuto usare lo stesso documento come prova in un processo di beatificazione: intorno alle antenne la probabilità di quella malattia si riduce a zero! Miracolo! Insomma, in confronto 8 è già un bel numero. Se presentassi questi risultati ad una rivista di fisica, mi sputerebbero metaforicamente in un occhio e uno sputo metaforico puo' essere peggio di uno reale: non si asciuga, una rivista di medicina potrebbe quasi accettarli, anche se i medici un po' di statistica stanno iniziando a padroneggiarla; se li presentassi ad una rivista di giurisprudenza, rischierei il premio Nobel!
Inutile dire che uno degli 8 sono io! E il mio voto vale quindi ben il 12.5%. E' una bella soddisfazione, mi fa sentire importante ... come mi piacerebbe avere lo stesso peso quando voto per le elezioni politiche!
Bando alle ciance, veniamo ai risultati:

sacchettaro 1 (12%) (e sono io!)

buffettaro 2 (25%) (possibile che solo il 25% dei runners sia buffettaro? Avete mai visto la ressa ai buffet post gara? Tutti buffettari inconsapevoli? Su dai, confessate e mettetevi l'anima in pace)

collezionista 1 (12%)

masochista 2 (25%)

forrest gump 5 (62%) (qui abbiamo un probabile vincitore! Maggioranza assoluta, niente inciuci)

tapascione 2 (25%)

altro 0 (0%) (nessun wellrunnessaro là fuori? Dai, non mi arrabbio!) 

Insomma, risultati di grande interesse anche se molto parziali. Se non avete ancora votato, non esitate: i polli ormai sono "fuori" e ridono come polli e con i polli ed il loro riso ci facciamo un bel piatto indiano! 

domenica 13 ottobre 2013

E datemi una gara fisioterapica, che forse la vinco!

Trail di Monte Arcosu.
Oggi non era gara vera ma una corsa non competitiva organizzata da UISP e CSI e su 17km meno di 5 erano fisioterapici, però nel "disordine" d'arrivo (che se c'è l'ordine d'arrivo la FIDAL vuole la tassa) sono arrivato secondo, dopo essere stato nettamente in testa nella parte terapeutica.
I chilometri su sentiero sembravano fatti secondo le prescrizioni del department of health degli USA, con il giusto mix fra pendenze micidiali e ostacoli naturali, e qui, dopo aver recuperato quelli che mi stavano avanti, ho continuato a volare splendidamente solo al comando; ero infatti l'unico convinto che quel tipo di terreno mi facesse bene, tutti gli altri avevano paura di farsi male. Arrivato lo sterratone, le convinzioni si sono invertite e mi sono lasciato facilmente raggiungere e superare dal forte Alessandro Mameli.
La corsa in montagna, mia vera passione, si sta lentamente affermando anche in Sardegna. A parte la classicissima e meravigliosa Cala Gonone - Dorgali e le campestri invernali su circuito, si stanno affacciando sempre più gare "fuoristrada" sfidando le delicate caviglie dei runners isolani, prima timidamente su sterratoni carrozzabili poi su sentieri tratturi e tagliafuoco e infine cazzutamente anche su sentiero. In alcune prevale lo spirito "vediamo se sopravvivi" in altre lo spirito "se è bello correre nella natura, noi ti facciamo godere molto a lungo" in quella di oggi il semplice spirito "corri e divertiti". Anche i prezzi variano molto e vanno dai 400 euro (non sto scherzando) del "vediamo se sopravvivi" in cui non ti danno neanche da mangiare se no è troppo facile, ai 5 euro di oggi. Una menzione speciale va all'ultratrail di Macomer, in cui per 30 euro hai: due gare, ospitalità completa e generosissima per due giorni, ristori luculliani, due pacchi gara, ricchi premi ecc.. A proposito, per me la corsa di oggi era anche l'ennesimo test per decidere l'eventuale partecipazione all'ultratrail. Domani consulterò il mio tallone, il mio io velleitario e quello saggio e, dopo un probabile duello all'ultimo sangue, scioglierò le riserve ...

venerdì 11 ottobre 2013

In fuga da xfactor

Non sopporto gli show televisivi e in particolare aborro i finti reality, come masterchef o xfactor. Invece Maria li adora, e spesso riesce a corrompere anche i ragazzi, creature innocenti, con pop corn o altri gadget. Io allora mi rifugio in una camera a fare attività alternative, socialmente utili o, più spesso, scelgo la pigra e inutile detenzione.
Ieri iniziava xfactor. Recluso nel mio “studio” davanti al PC, mi son lasciato trascinare da spotify ad ascoltare "the Las Vegas story" dei "Gun Club" e mi sono ricordato di quando, studente a Pisa, ero andato al Tenax di Campi Bisenzio alla periferia di Firenze a vederli in concerto. Ho vaghi ricordi di quella serata: alla stazione un ragazzo canadese mi aveva chiesto:  "Campi Bisenzio?", io gli avevo risposto chiedendo: "Gun Club?" e lui "Yes!" e ci eravamo avviati insieme. Ricordo che il canadese aveva un walkman e per risparmiare le batterie riavvolgeva la cassetta facendola roteare attorno ad una penna. Ricordo che mi aveva regalato una cassetta con "the medicine show" dei "Dream syndicate". Ricordo che ci eravamo comprati un bottiglione da 2 litri di vino bianco super-economico e sorseggiandolo a turno, ce l'eravamo scolato; nonostante non avessi mai studiato inglese, ci capivamo al volo. Ho anche qualche ricordo lampo del concerto, come quando il canadese era salito sul palco riuscendo a chiedere al cantante Jeffrey Lee Pierce "Why are you racist?" prima di essere buttato giù dal servizio d'ordine. Ricordo, alla fine, l'aria fresca della notte e il rombo continuo nelle orecchie interrotto solo dal rumore del passaggio delle auto. Ricordo poi l'autostop per rientrare alla stazione e la coppia dark che ci aveva pietosamente raccolti. Eravamo molto lontani dalle nostre zone di comfort e da xfactor.
Poi quando è finito il disco, ho imbracciato la mia vecchia stratocaster e ho bistrattato "where is my mind" dei Pixies, un altro dei miei gruppi preferiti dell'epoca. Altro che xfactor! Ho cercato di interpretare il significato di quella canzone … forse un criceto che cade zampe all'aria mentre si allena girando nella sua ruota, cadendo si spacca la testa e sogna di correre su sentieri di montagna e nuotare nel mare ... Boh. Poi, spenta la chitarra, ho sentito una stranissima eco: ho aperto la porta e da xfactor risuonava proprio la stessa canzone ... Non è giusto! Quel senso di superiorità su cui si reggeva il piacere del mio esilio è venuto a mancare improvvisamente; il mio disprezzo, così gustoso, si è tramutato in amaro disorientamento. Were is my mind? Fuggendo da xfactor me l'ero ricreato in camera!

PS. Per finire, solo una piccola aggiunta alla lista della terra di mezzo:
Fuori dalla tua zona di comfort a volte trovi la zona di comfort di tua moglie
Fuori dalla zona di comfort è finita la carta igienica e te ne accorgi troppo tardi ...

mercoledì 9 ottobre 2013

Nella terra di mezzo

Grazie Fausto per lo spunto (vedi link)
Fuori dalla zona di comfort l'aria è incondizionata, l'umidità può sfiorare il 90% ma devi continuare a respirare
Fuori dalla zona di comfort le poltrone sono tutte in legno e se ci stai seduto più di 10 minuti ti lasciano le strisce sulle natiche e sulla schiena
Fuori dalla zona di comfort il cellulare non prende
Fuori dalla zona di comfort non ci sono amici o familiari, c'è l'umanità nella sua meravigliosa e terribile varietà
Fuori dalla zona di comfort c'è la terra di mezzo
Fuori dalla zona di comfort non sai la strada e non hai il tom tom
Fuori dalla zona di comfort non trovi parcheggio
Fuori dalla zona di comfort non conosci le conseguenze ed è pieno di sorprese
Fuori dalla zona di comfort i sudoku sono tutti troppo difficili
Fuori dalla zona di comfort non conosci il percorso di gara, i chilometri sono più lunghi e così lunghi non li avevi mai visti, la distanza mancante continua a dimezzarsi ma il traguardo si nasconde nella semidimensione extra e tu ti senti un insetto che sta correndo su un cavolfiore frattale
Fuori dalla zona di comfort il vento soffia sempre contrario, ti modella la capigliatura e ti fa strizzare gli occhi
Allora lascia macchina, cellulare, poltrona, sudoku, amici nella zona di comfort e fatti un giro fuori. Cogli un fiore, un'esperienza o una sensazione da portare dentro per arricchire ed allargare la tua zona di comfort, poi mettiti in poltrona col tuo sudoku e, con la barba ancora sfatta e l'occhio semichiuso, non riuscirai a trattenere un largo sorriso di soddisfazione.

martedì 8 ottobre 2013

La corsa fisioterapica

Avete problemi ad un tendine? Avete provato col caldo, col ghiaccio, con pomate, cerotti; lo avete tenuto in alto, in basso, in mezzo; lo  avete sventolato, affumicato, oliato, salato, pepato ... e non è passato il dolore? Pensate che il riposo sia l'ultima soluzione? Ma sapete quant'è stancante il riposo? Servirebbe un miracolo? Eccolo! (e se funziona anche a voi voglio l'aureola)
La corsa fisioterapica
Razionale: correndo su fondo sconnesso, prima o poi ti capiterà di fare proprio quel movimento che ti farebbe fare il fisioterapista in una costosa seduta.
Principi attivi: percorso con fondo naturale, morbido,  variazioni di pendenza sia nella direzione di marcia che in quella trasversale, qualche piccolo ostacolo (sassi, radici) e curve secche q.b..
Eccipienti: Profumo di bosco, venticello fresco.
Modalità d'uso: mezz'ora di corsa allegra
Dosi: una volta al dì prima dei pasti; in caso di necessità, aumentare il dosaggio fino ad un massimo di 2 ore ma sotto stretto controllo dell'esorcista.
Effetti collaterali: inciampo sulla radice (raro), infiammazione di un altro tendine (raro), impallinamento da cacciatore di cinghiale (comune)
Avvertenze: durante l'applicazione, le vostre facoltà intellettive e neuropropriocettive saranno lievemente menomate: non usate seghe elettriche, fucili a pompa, giochi con piccole parti che potrebbero essere ingerite o inalate o altri strumenti pericolosi durante l'applicazione.
Scherzi a parte, oggi ho corso 26km quasi tutti su sentiero fisioterapico e il tallone, prima infastidito, ha via via cominciato a sorridermi e alla fine era forse l'unica parte delle gambe non indolenzita. Vedremo domani ...

sabato 5 ottobre 2013

A testa bassa

Sembra una follia, e lo è. L'idea di poter preparare un trail a tappe con 21km il sabato e 60km la domenica, in poco più di un mese e neanche di quelli lunghi da 31 giorni, a 48 anni, con un tendine imbizzito eccetera eccetera è chiaramente una spacconata assurda del mio io velleitario. Il mio io saggio dà suggerimenti in codice spesso malintesi; l'ultima volta però è stato chiarissimo: ha detto che se vado a testa alta rischio di pestare la merda e allora avanti tutta a testa bassa!
Nel grafico si vede che qualche progresso l'ho fatto. Correndo piano piano, ieri sono arrivato a correre 25 chilometrini piatti piatti, finendoli però stanco e indolenzito. Ho più che raddoppiato rispetto ai 10 di 2 settimane fa ma sono ancora a meno di metà.
In mezzo ai lunghi ho messo qualche allenamento più corto ma DOC, come lo scombinato o la corsetta fisioterapica (l'idea è che correndo su fondo sconnesso, prima o poi ti capiterà di fare proprio quel movimento che ti farebbe fare il fisioterapista in una costosa seduta).
Insomma, la sfida continua e se andrà bene potrò vendere libri con le mie miracolose tecniche di allenamento; se invece andrà male mi dovranno ricoverare in un reparto di ortopedia mentale.

giovedì 3 ottobre 2013

Lo scombinato

Dopo avere ideato l'allenamento "regressivo" per scoprire i limiti inferiori dell'essere umano e andare aldilà, dopo aver provato gli "accorci" per quando dovevo fare gli allunghi ma non ne avevo più, ieri ho inventato un'altra tecnica di allenamento rivoluzionaria: lo "scombinato" e ho tirato fuori il mio vecchio mangianastri per registrare il marchio.
Lo scombinato è un combinato fatto male, per farsi male e prepararsi così alle sofferenze delle gare troppo lunghe. Basta mettere insieme qualche disciplina a caso, aggiungere qualche ingrediente disagevole, mescolare e servire caldo: vedrai che riuscirai nello scopo di stancarti e soffrire. Lo scombinato disidratante di ieri è consistito in 102 km di bici a ritmo medio-lento (30 km/h) e 10km di corsa a ritmo "a estinzione". Vuoi farlo anche tu? Come prima regola, salta la colazione, guadagnerai qualche minuto e comincerai a soffrire prima. Prepara due borracce, una con acqua, l'altra con la pozione magica. La mia pozione era così composta: 2/5 energade, 3/5 acqua, 2 cucchiani di miele e uno di bicarbonato. E' una ricetta magico-stocastica, voi ci potete mettere dentro le cose a caso che preferite: biscottini plasmon per i carboidrati, un dado knorr per le proteine, gli avanzi della cena frullati, code di rospo ... l'importante è crederci. Mettete i pantaloncini da triathlon marca "cilicio" con fondello reso abrasivo dall'uso e dall'erosione da agenti organici, assicuratevi che la temperatura sia in salita verso i 30 gradi, insellatevi sulla bici e partite.
Dopo 80km le borracce saranno quasi vuote, le ultime salitelle le farete "en danceuse" per alleviare i dolori al soprassella e dopo altri 20km, arrivando a casa, vi sentirete quasi stremati. Ma quella non è la casa, è la zona cambio (avrete lasciato qualche disincentivo pungente sul divano), stai facendo uno scombinato e, messe le scarpe da running, devi ripartire.
All'inizio, dopo i primi metri di adattamento, vi sentirete relativamente freschi perché i muscoli che state usando sono in parte diversi. E sta proprio qui l'effetto scombinante: i muscoli freschi vi porteranno ad un livello di esaurimento a cui quelli stanchi non sarebbero mai arrivati. Infatti il cuore è lo stesso e, senza dovere fare progressioni, gradualmente, va in affanno da solo, ha sete e si contende la poca acqua rimasta con il cervello instupidendolo poco a poco.
Quando arriverete a desiderare una coca cola più di una birra, il danno è fatto. Lo scombinato ha colpito. A pranzo sono arrivato perfino a mettere la ketch up sulla salsiccia sarda E MI E' PIACIUTA! Fantastico, no?

martedì 1 ottobre 2013

Il buffettaro




Il buffettaro è pragmatico: mangiare è necessario, correre no. È facile allora definire le priorità: correre per mangiare ha senso, mangiare per correre no. Allora le gambe sono solo un “mezzo” di trasporto per raggiungere il “fine” buffet. Puro sillogismo. Lo stomaco comanda, le gambe eseguono.
Il buffettaro è razionale; dividendo il costo dell'iscrizione per la differenza calorie entranti – calorie uscenti, ottiene il prezzo in euro per caloria netta e lo confronta con i prezzi di mercato. Quando il risultato è troppo elevato, pensa: “mi conveniva andare al ristorante” e l'anno dopo va al ristorante.
Usa la matematica anche per il conto dei giri. Cerca sempre di evitare che il numero di giri del buffet sia inferiore al numero di giri del percorso di gara e sostiene che, per la legge di conservazione dei giri, se ha saltato un giro del percorso deve compensare con un giro in più del buffet.
Io? Sono buffettaro dentro ma anche forrest gump. Godo a fare tanti chilometri per poi abbuffettarmi come un maiale. Quest'anno, correndo gli ultratrail, ho scoperto che si può anticipare il buffet, cominciando ad abbuffarsi anche durante la gara, bevendo birra e mangiando di tutto ai ristori, arrivando così alla congiunzione perfetta: mangiare per correre e correre per mangiare corto-circuitano in uno scoppio di vita ... è questo la felicità?
Il test: sei un buffettaro?
  • Prima di decidere se partecipare ad una competizione, consulti la “guida buffet” del velleitario?
  • Tornando a casa dopo una trasferta “sportiva” ti capita di pesare più di quando eri partito?
  • Quando parli di “integratore” ti riferisci a maialetto e birra?

Se hai risposto “sì” ad almeno due delle tre domande, mi spiace ma neanche tu sei wellrunnessaro. Sei un povero buffettaro e devi beccarti gli insulti di Albanesi e cercare di convertirti al più presto se non vuoi rischiare di finire i tuoi giorni mangiando anziché correndo. Non scordarti di schiacciare il pulsante corrispondente nel sondaggio in alto a destra!




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Il mio palmares alla 60km di Macomer:
Nel 2010 5h13, 5 birre 
Nel 2011 4h59, 7 birre
Nel 2012 4h43, 10 birre