domenica 29 aprile 2018

Il lato B della “Chia Laguna Half Marathon”.

Ogni “hit single” ha un lato B, meno popolare ma che a qualcuno, anche se pochi, piace più del lato A
  • Preferite correre su sentieri a picco sul mare e sul bagnasciuga o sull'asfalto a 500 metri dal mare?
  • Preferite correre gratuitamente o pagare 36 euro d'iscrizione e dover correre lo stesso? Perché, sappiatelo, con 36 euro ci si potrebbe permettere comodamente un taxi.
  • Preferite pecorino sardo e birra in spiaggia o pasta fredda con un barattolo di giardiniera rovesciato sopra nel cortile di un resort?
Perché 1000 atleti scelgono la seconda opzione e solo 5 la prima?
  • Nei sentieri si possono trovare i terribili sassi e il bagnasciuga, in certi punti, ad ogni passo succhia energia dai piedi facendoli affondare e trattenendoli giù. Ci vuole passione per preferirli al comodo asfalto. Ma provate a correre sul bagnasciuga in continuo su e giù: su a scappare dall'onda per non bagnare le scarpe e giù a inseguirla quando si ritira per cercare la sabbia reattiva che fa rimbalzare il piede come se avesse una molla; altro che asfalto! Provate a correre circondati dai fiori e col blu del mare in sottofondo.
  • Non pagare iscrizione vuol dire non avere la gara, i tempi, lo speaker che ti incita, i ristori, i premi ... devi andare perché ti piace quello che stai facendo e non per il contorno. Pura passione, niente frou frou.
  • Il pecorino sardo e la birra in spiaggia potrebbe finire che li si consuma nel parcheggio perché mancano le energie per raggiungere la spiaggia e che la birra non sia più proprio fredda fredda perché si è un po' riscaldata nel bagagliaio.
Insomma, è roba per pochi, è il “lato B”.
Quando però tutti si sentono in obbligo di fare una cosa io mi guardo intorno per cercare un'alternativa. Non è contestazione polemica, è solo un esercizio di libertà personale.
Non è contrapposizione; non dico “la mia alternativa è migliore”. È diversa ed esiste e allora la voglio provare.
È con questo spirito che ho composto la melodia del lato B. La sostanza contro l'apparenza, la natura contro l'artificio, la libertà contro il regolamento, la passione contro la “professionalità”, il pecorino contro la pasta con la giardiniera. Perché Chia è anche questo.
Per gioco ho provato a coinvolgere alcuni amici in questa esperienza, a bassa voce, volutamente sottotono, in contrasto con la propaganda fragorosa della gara, e solo orecchie fini hanno colto l'invito. In fondo era una cosa personale, un “andare controcorrente” che funziona solo se si è in pochi.
E pochi siamo: Fabio, Checco, Marco, Roberto ed io.
Si parte, alla ricerca della libertà o almeno di quella sensazione di libertà che danno gli spazi aperti senza limiti apparenti; alla ricerca della felicità o almeno di quella sensazione di felicità che dà la natura primaverile illuminata dal sole.


All'andata domina la bellezza. Le magnifiche e lunghissime spiagge di Chia, viste prima dall'alto, poi in lontananza e finalmente sotto i piedi. Poi si risale, più in cima della cima, con una scaletta fatiscente, sul tetto della vecchia stazione semaforica in vetta alla collina.
E nei 200 metri in cui il nostro percorso coincide col loro, il confronto si fa diretto. Per noi è il pezzo più facile, per loro il più difficile. Loro hanno i pettorali col numero noi abbiamo i pettorali con i peli. Ma non scatta la rissa. Sono belli e molti sono amici. Ci fermiamo dieci minuti a guardarli passare e ad incitarli. Sono più di noi, sono il lato A.

Poi continuiamo per la nostra. Raggiungiamo spiaggette segrete, mi tuffo nel mare frizzante e la temperatura corporea scende di 3 gradi rigenerando muscoli e articolazioni; fantastico! Come un tuffo nella birra!
Al ritorno domina la fatica. Quella bella, che fa crescere.
Roberto crolla. Senza cibo, senz'acqua, con poco allenamento, si è lasciato trascinare fuori “zona comfort” dalla bellezza e dalla sensazione di libertà. Lo aspetto poi torno indietro preoccupato. Lo trovo che avanza barcollando ma poi si riprende e a piccoli passi sulla bellissima strada romana, torniamo al parcheggio, approfittando della lentezza per conoscerci meglio. Finalmente l'arrivo e la meritatissima medaglia d'aria al profumo di macchia mediterranea. Abbiamo fatto l'amore con la natura per più di 5 ore. Ne siamo usciti cotti, spossati ma completamente appagati.
Il “pecorino sardo e la birra in spiaggia” li abbiamo consumati nel parcheggio perché mancavano le energie per tornare in spiaggia e la birra non era più fredda fredda perché si era un po' riscaldata nel bagagliaio. Ma com'era buona!

Qualcuno mi ha chiesto se, l'anno prossimo, la rifarò. Non la rifarò io, anche perché non ho fatto niente o almeno nient'altro che dare un'idea; la rifarete voi, in libertà. Io, comunque, ci sarò.
Per quanti saremo, ricordate, sarà sempre il lato B, quello meno “easy”.

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