mercoledì 13 febbraio 2013

Si possono correre cento chilometri senza trasformarsi in zombie?

E' forse il caso di aggiornare la prima velleità di questo blog: correre il passatore entro 9 ore, senza soffrire e senza trasformarsi in zombie.La vedo dura però. Anche domenica scorsa, verso la fine di un lungo di 45 chilometri, sono comparsi i primi sintomi tipici.
La metamorfosi comincia intorno al trentesimo chilometro. I muscoli delle gambe cominciano ad appesantirsi e il passo si fa più goffo. Anche collo e spalle, poco alla volta, iniziano a dolere e si muovono sempre meno volentieri. Al quarantesimo, l'andatura è ormai rigida e lenta e comincia ad assumere le movenze tipiche che vediamo nei film horror: gambe rigide, busto barcollante e viso contratto in una smorfia orrenda. Anche l'odore di carne putrefatta, che nei film possiamo solo immaginare, comincia ad uscire dalle scarpe ed a farsi sentire dai nasi piu' attenti.

Non sono mai andato oltre il sessantesimo e ho quindi evitato che la metamorfosi si completasse, con l'appetito di carne umana, la carne a brandelli e tutto il resto, ma non fatico ad immaginare che dopo 70, 80 chilometri di corsa, tutto ciò possa accadere. Si dice che quando i carboidrati scarseggiano i muscoli cominciano a "mangiare" sé stessi per ricavarne l'energia necessaria ad andare avanti; ma, se così fosse, non converrebbe mangiare quelli di un altro atleta?
E' possibile evitare tutto questo?
Forse basta fermarsi a fare stretching ogni 10-20 chilometri per evitare l'atrofia di muscoli ed articolazioni?
Forse basta mangiare integratori a base di amminoacidi per evitare il cannibalismo?
Dovrò provare personalmente perché la ricerca "how to avoid to become a zombie runner" su google non ha dato risultati significativi.

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