giovedì 21 marzo 2013

Pantofole

Qualche mese fa mi sono comprato un paio di pantofole da vecchio, di quelle che, come i capelli bianchi, il bastone e la dentiera sono un'icona della terza età, di quelle la cui forma e colore, simili a quelli di una bara, suggeriscono quale sia l'unico viaggio che ti resta da fare. Di solito funziona in modo diverso: te le regalano per un compleanno, ti fai una bella risata pensando ad uno scherzo, ti lasciano ridere da solo con un sorriso imbarazzato, ti torna in mente un episodio di qualche giorno prima quando avevi intravisto un anziano dietro ad una vetrina, per poi accorgerti che era uno specchio o, quell'altra volta, quando un ragazzo si era alzato per offrirti il suo posto sull'autobus e, finalmente, ti rendi conto. Io invece me le sono comprate da solo! Erano sempre state lì esposte sullo scaffale del supermercato, ma non le avevo mai notate o prese in considerazione. E invece quel giorno l'occhio mi ci si è appiccicato sopra e non ho saputo resistere a quella morbida trappola, pur sapendo che una volta indossate sarebbe stato difficile uscirne. Calzature infide, che ti portano comodamente fino all'uscio di casa ma poi non ti lasciano andare oltre, o, al massimo, ti fanno accasciare su una panca accanto alla porta, di fronte alla strada o al giardino, ad ascoltare le voci dei bambini, i cinguettii degli uccelli, a guardare passare la gente, i cani, la vita.

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