giovedì 14 maggio 2015

Sardinia trail – Intermezzo doloroso


Contratto a tempo indeterminato.

Primi allungamenti subito dopo l'arrivo. Foto di Lukarun
Nicola, il massacratore se la prende con quello gnocchetto di fibre muscolari che si rifugia nel mio polpaccio. Il mostriciattolo fa parte di me e si ribella. Anche il muscolo resiste: vuole tenersi quel grumo malefico perché mi vorrebbe fermo per un po'. Questa lotta fra il bene e il male, in cui il bene fa male, è come una guerra di trincea: ogni piccolo avanzamento costa perdite enormi. Non sono convinto che serva ma devo provare, domani voglio correre. Stringo con forza le barre del lettino per non urlare. Nicola, l'esorcista, maneggiando la carne con strani riti dolorosi, mi libera solo di una piccola parte del male. “Devi allungare il muscolo per farlo uscire. Senza sofferenza non ti liberi dal male, amen”.
Dopo il massaggio, mangio qualcosa; poi, quando mi alzo, non riesco neanche a camminare. Devo continuare ad allungare, soffrire ancora se domani voglio partire e divertirmi.
I relitti della room 173
Mentre io faccio piedino alla pietra per stirare il polpaccio e la pietra mi respinge con un calcio, sono tutti sdraiati a godersi il sole … Teo contento di aver finito in buona posizione, 8 minuti avanti a me, salvando la gamba; il Gerva saltellante, ottimo quarto in mezzo a mostri sacri, mezz'ora avanti a me; le fortissime ragazze del trail belle e sorridenti: tutto il podio femminile finito avanti a me; poi Giuseppe, Stefano, Emanuele …
Dopo l'arrivo degli ultimi, si torna in pulman al bel resort Perdepera “pera di pietra” per chi vuole farsi di granito in endovena. La spiaggia di Museddu è deserta, il vento è fresco e il cielo nuvoloso. Logica insegna che l'assideramento è un ottimo antidolorifico. La piscina è troppo calda e scelgo di buttarmi in mare. Ne esco vivo e anestetizzato, almeno per un po'.
Relax a bordo vasca
Il relax sui lettini a bordo vasca è piacevole anche se fatico a condividere l'entusiasmo di tutti. Mi sento più vicino a Emanuele e Giuseppe, forse gli unici che stanno peggio di me e – per pura coincidenza – miei compagni di stanza dell'anno scorso e di quest'anno.
La mattina il dolore è ancora vivo; dopo un'ennesima serie di allungamenti, passo da “su dottori” Flavio, laurea ad honorem in infortunistica sportiva confidando nelle sue arti magiche e nella sua ricca farmacia e ne esco col polpaccio medicato e avvolto nel cellophane come un'arista di maiale. Altro che “taping”, qui siamo alla confezione alimentare, manca solo il fiocco per farne un pacco regalo. Chi lo vuole? In tempi di precarietà dovrebbe essere molto richiesto. È un polpaccio contratto a tempo indeterminato. Per sciogliere un muscolo contratto a tempo indeterminato ci vuole la giusta causa. E io ce l'ho. Devo attraversare le montagne.
Quasi pronto per il banco macelleria:
manca solo la vaschetta di polistirolo 
Scendo dal pulman aggrappato alle ringhiere. Dovrò correre 42 km in queste condizioni e, se non ricordo male, non ci sono ringhiere per scendere da punta La Marmora. Un'idea sola mi consola: l'anno scorso stavo peggio.  

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