martedì 8 luglio 2014

Regime stazionario

Guardando i passaggi di Lucio che si ripetono praticamente identici da ormai una settimana, cerco di immaginare la sua giornata “tipo”.

La mattina la sveglia suona alle 5. “Dove mi trovo?” Dopo un momento di disorientamento, si ricorda “ah devo andare al lavoro” si alza e si prepara un bel caffé. Quando si era sdraiato, circa 4 ore prima, era arrivato al km 50, e stamattina, come del resto tutte le altre, lo aspetta una bella maratona per arrivare all'obiettivo dei 92km giornalieri che lo condurrebbero ai 9000 km totali previsti. Yawn, un bello sbadiglio, si infila le scarpette e torna in pista. Raggiungere il posto di lavoro è proprio comodo, niente traffico, un minuto a piedi e si timbra il cartellino. Ha quasi sette ore per completare la maratona. Può permettersi di fare qualche giro camminando, con tutta calma, per consentire ai muscoli di sciogliersi un po'. Poi comincia a correre, a 7, anche 8 km/h, e i 105 giri della maratona mattutina filano via quasi senza soste. Quando si avvicina mezzogiorno, allunga un po' in vista del traguardo della maratona e della fine della giornata “ufficiale”. Un giorno in meno, ora ne mancano solo 60.
Ancora 3 o 4 giri di defaticamento ed è ora del “lunch break”. Il pranzo lo immagino sempre uguale, non può rischiare problemi di digestione: niente cozze o porchetto arrosto ma un piatto di pasta in bianco, una fettina di tacchino, un bicchiere di vino e via a fare il sonnellino pomeridiano. Dopo un paio d'ore di sosta suona la sirena: deve tornare al lavoro per mettere 30km in cascina entro cena. Sono ore calde e Lucio avanza stancamente, alternando tratti di corsa ad altri al passo ma la stanchezza ormai è metabolizzata, fa parte del suo essere e durante la giornata ondeggia intorno ad uno stato ormai immutato da giorni. Dopo 75 giri, al trentesimo km, arriva la meritata sosta per la cena. Altro pasto immutabile, altro riposino, altre due ore di sosta. Fuori è buio, domattina la sveglia suonerà alle 5; la gente normale andrebbe a letto ma Lucio non può. Deve fare altri 50 giri. Sono quasi le 10 di sera e la stanchezza è molta ma, per lo meno, la temperatura è più gradevole e non fosse per la grande umidità si starebbe quasi bene. E allora Lucio riparte; immagino il gracidio delle rane e le luci della notte, l'impianto ben illuminato impedisce di vedere le stelle ma ormai, dopo ottomila giri e 40 giorni, manca la fantasia per osservare le cose attorno; ogni particolare di quella pista è mandato a memoria, non ci sono sorprese e allora Lucio si guarda dentro, pensa a compiere il proprio dovere e a raggiungere i 50 km prima di andare a dormire. L'una è passata. Farsi la doccia? Forse domani, cade sul letto e in un istante si addormenta.
La mattina la sveglia suona alle 5. “Dove mi trovo?” Dopo un momento di disorientamento, si ricorda “ah devo andare al lavoro” si alza e si prepara un bel caffé …

Quando le condizioni iniziali e finali di un ciclo coincidono, si entra in “regime stazionario” che potrebbe continuare immutabile per sempre. Durante una simulazione al computer, quando si raggiunge il regime stazionario, si interrompe il calcolo per evitare di sprecare tempo macchina per ricalcolare sempre la stessa cosa.

Lucio, fermati, ormai sei in regime stazionario, sei arrivato all'asintoto che va all'infinito, al ciclo giornaliero che ripete duecentotrenta volte il ciclo della pista. Fermati, prima che quest'avventura diventi routine.

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