venerdì 9 giugno 2017

Questioni di cuore

Lei abbassa la serranda e mi si appoggia addosso con delicatezza. Io resto immobile, come paralizzato, per paura di disturbarla e rompere quel dolcissimo incantesimo; faccio finta di dormire e restiamo così, io sdraiato sul fianco e lei sopra di me per un tempo che sembra non finire mai. Non ci sono parole, non servono. Il silenzio è rotto solo ogni tanto dal suono del mio cuore che palpita ad alta voce. Dopo quasi 20 minuti di incanto, giro la testa a guardarla. I suoi begli occhi neri sono ben aperti e rivolti altrove, verso il mio cuore o meglio verso l'immagine di esso che lei si è fatta.
Finalmente mi parla. La sua giovane voce mi risveglia dal sogno in cui mi ero rifugiato.
“Le confermo la diagnosi del dr. Pisano, l'insufficienza è moderata.”
Alza la serranda e, dalla finestra del quarto piano dell'ospedale Marino, penetra la vista delle saline. Parliamo. Le mie questioni di cuore le sembrano un po' caotiche, non ne capisce il nesso. “Perché ha rifatto l'ecocardio invece di …” Le spiego il cammino intricato, l'ultratrail del destino, che mi ha portato da lei. Parliamo e parliamo.
“C'è chi, nella sua situazione, vive tranquillamente e chi invece prova affanno a fare le scale …” mi scappa un sorriso. Penso a quando, alla BVG, dopo l'equivalente di 20000 scalini mi sentivo effettivamente un po' stanco, ma erano in 200 più stanchi di me e solo 28 davanti. No, non provo affanno, non almeno quello che obbliga a fermarsi e che le scale non siano quelle di un grattacielo di mille piani. Penso questo, ma non dico niente. Resto lì col mio sorriso silenzioso.
Mi consiglia di trovare un cardiologo a cui affidarmi … o, perché no, una cardiologa. Non c'è niente di meglio per le questioni di cuore.

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