Introspezione; per l'analisi della mia
interiorità, servono tecniche di visualizzazione molto avanzate.
Dopo le onde acustiche dell'ecodoppler, per vedere ulteriori dettagli
del cuore, mi hanno prescritto una NMR. In pratica, si viene immersi
in un fortissimo campo magnetico rotante che induce la rotazione
dello spin dei protoni all'interno dei tessuti sotto osservazione. Si
tratta dello stesso principio per cui, quando lo stimolo irritante si
ripete in risonanza con il giramento delle palle, i genitali
cominciano a ruotare vorticosamente (su wikipedia fanno l'esempio
dell'altalena ma è meno appropriato, in quanto trattasi di movimento
rotatorio). Per accedere a questa tecnologia avanzatissima, bisogna
passare dal sistema sanitario ed è qui che l'esempio riportato sopra
appare ancor più calzante.
Per prenotare la visita, telefono al
centro unico prenotazioni (CUP) dove, dopo 5 chiamate, riesco a
parlare con una gentile signora, la quale mi informa che quell'esame
specifico si prenota chiamando direttamente l'ospedale. Mi dà due
numeri di telefono. Al primo, risponde la voce stridula di un FAX con
cui non mi trattengo molto a lungo in conversazione. Al secondo, dopo una lunga
attesa, risponde una persona umana che mi dà un terzo numero. Dopo
alcune chiamate, finalmente mi rispondono. “No guardi, dovrebbe
chiamare direttamente in reparto. Le do il numero”. Chiamo il
reparto. “No, deve chiamare lo 070 …., è l'ufficio che gestisce
le prenotazioni” “è il numero che ho appena chiamato e da cui mi hanno
dato il suo numero” “riprovi”. Richiamo il numero precedente.
“Sono ancora io. Dal reparto mi hanno detto che il numero per le
prenotazioni è questo” “No guardi, questo è il centralino a cui
la chiamata è stata ridiretta perché il numero del servizio
prenotazioni non è più attivo” “ah” “eh, sa, la sanità è
allo sbando” “... questo dovevo dirlo io! … mi ruba le battute?” “Provi a richiamare in reparto
e gli spieghi quello che le ho detto”. Richiamo il reparto. “No,
guardi, le prenotazioni si fanno al numero che le ho dato” “ne è
sicura?” “Sicurissima. Forse stasera l'ufficio è chiuso, riprovi domani”. Proverò a richiamarli domattina.
La mattina dopo provo a richiamare ma
non risponde nessuno.
E la mattina dopo.
E la settimana dopo.
Sono un paziente del resto e aspetto.
Mi viene da cantare la bellissima “waiting room” dei Fugazi.
“totatatan tatatita tum” il giro di basso entra in perfetta
risonanza magnetica col giramento di coglioni. Poi parte la voce:
“I'm a patient boy, I wait, I wait, I wait, I wait”
E la settimana dopo.
Dopo oltre un mese, capisco che
qualcosa non va e decido di andarci di persona. Magari sono morti
tutti e nessuno se ne è accorto.
Prendo un caffè e un cannolo al bar e
seguendo le frecce gialle che mi guidano lungo un divertente labirinto, raggiungo il
mitico ufficio CUP dell'ospedale Brotzu. Allora esiste! E non c'è puzza di cadavere; sono tutti vivi! Perché, allora, non rispondono mai al telefono? Dopo una
ventina di minuti di fila, gestita alla grande da un modernissimo
sistema “elimina code” arriva il mio turno, allo sportello 1.
“Mi tolga una curiosità. Se vi
dovessi contattare telefonicamente, che numero dovrei fare?”
“Guardi …” Si gira con le braccia
allargate come a spaziare tutto l'ampio ufficio “vede telefoni?”
Seguo con gli occhi spalancati dallo
stupore il movimento delle sue braccia. Ecco perché non rispondeva
nessuno! Chiarito il mistero: sulle 10 scrivanie dei 6 sportelli
dell'ufficio CUP del Brotzu non c'è neanche un telefono. Siamo alla
modernità 2.0. Pare che il buon vecchio Meucci abbia inventato un
apparecchio che permetterebbe alle persone di non fare 30 km in auto
solo per parlare con qualcuno … sono passati solo 150 anni: ci
arriveremo. Certo che ci arriveremo. Basta essere pazienti.
“totatatan tatatita tum tum tum”
A proposito: l'esame è fissato per il
17 maggio 2018.
“I wait, I wait, I wait, I wait”.
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