mercoledì 7 ottobre 2015

Ironman di Mallorca - la corsa

Ed eccomi in una meravigliosa isola delle baleari in una bella giornata di fine estate alla mia frazione preferita di una gara che adoro. Sarà bellissimo, che dite? La foga agonistica mi ha fatto scappare completamente di mente il fatto di non essere allenato decentemente per la maratona. Appena uscito dalla zona cambio trovo il primo ristoro. Bevo un sorso d'acqua e nascosto fra le solite bevande isotoniche, cola, banane e gel cosa vedo? Redbull? È finito il tempo della camomilla! È l'ora degli occhi iniettati di sangue, delle narici dilatate e delle cornate nel culo. Ne ingurgito qualche sorsata con una smorfia e parto. Riesco a correre abbastanza veloce, intorno ai 13km/h, senza forzare. Su un tratto del percorso a bastone incrocio Francesco, con meno di un km di vantaggio e subito dopo raggiungo Magno, un po' giù di tono per essere rimasto attardato da un problema meccanico nella frazione di bici. Lo supero senza pietà. Dopo 4 chilometri il percorso passa sul lungomare. Un filo d'aria fresca e il pubblico caloroso me lo fanno godere; poi si passa davanti alla deviazione che porta all'arrivo in piena spiaggia e sogno il momento nel quale sarà il mio turno di girare, passare il traguardo e buttarmi in quel fantastico mare piatto e fresco.
Intorno al quinto km raggiungo Francesco, credevo di dover faticare di più ma evidentemente sto correndo proprio bene. Lo saluto calorosamente; poi noto il nastro azzurro che ha al polso … maledetto, è già al secondo giro! Il sorriso muta in un ghigno. Ha 9 km di vantaggio. Non riesce a tenere il mio ritmo ma l'aggancio è praticamente impossibile. Mi convinco del contrario e con un piccolo sforzo di proiezione mentale lo inseguo da davanti. Fa caldo e dopo il primo giro mi sento già stanco. Ad ogni ristoro mi butto un bicchiere d'acqua fresca sulla testa ma il sollievo dura poco. Decido di rallentare un po' e provare a restare sopra i 12 km/h per finirla entro le 3h30. Nel tratto a bastone, questa volta incrocio Andrea con un paio di km di vantaggio. Sono convinto che anche lui abbia un giro in più e rinuncio ad inseguirlo. Quando passo per la seconda volta davanti all'arrivo non lo trovo divertente come prima. Devo fare ancora tre giri mentre qualcuno svolta già a destra per il traguardo, salutato dalle urla dello speaker. Sto cominciando a soffrire il caldo, i muscoli poco allenati, le energie al lumicino. Al ristoro distribuiscono anche dei grandi cubi di ghiaccio. Ne prendo uno anche se non so bene cosa farne. In bocca non ci sta. Me lo passo sul collo, sul viso, provo a infilarlo nelle spalline del body ma scivola via. Quando è piccolo a sufficienza lo metto in bocca e lo succhio senza pensare a dove l'avevo messo prima. Inizia il terzo giro, prendo altra redbull per tirarmi su. Sul bastone incrocio Andrea un po' più vicino avanti a me. Gli dico “dai che hai quasi finito”. Pensavo che fosse al trentesimo ma era solo al ventunesimo e credo che mi abbia maledetto. Poi al rientro vedo Francesco circa un km dietro. È cotto ma lo sono anch'io e finalmente mi rassegno all'evidenza che non riuscirò mai a raggiungerlo. Prendo due cubi di ghiaccio e me li infilo sotto il body sopra le cosce per avere qualche minuto di lieve sollievo. Oltre che stanco muscolarmente, mi sento affannato, quasi esausto. Al km 27, dopo il ristoro, penso che mancano ancora 15 km e non ce la faccio più. “Basta torture! Confesso tutto! Non sono un ironman, sono un uomo quasi normale e sono diventato vecchio per queste cose!”
Decido di prendermi una pausa proseguendo al passo. Voglio provare a dare il tempo al mio corpo di metabolizzare gli zuccheri ingurgitati al ristoro per avere le energie sufficienti per arrivare al traguardo. Non ho idea però se funzionerà, è un'esperienza nuova. 15 chilometri strisciando non li voglio fare, per cui, se non dovesse funzionare, mi ritirerei. Mentre continuo a camminare per un tempo che mi sembra lunghissimo, mi superano atleti grassottelli che avevo superato con sufficienza qualche chilometro prima. Non sento particolari miglioramenti ma mi pongo un limite: quando mi raggiungerà Francesco proverò a ripartire con lui e, se non ce la farò, mi fermo. Ogni tanto mi volto ma Francesco non arriva e al km 28 dopo un intero chilometro camminato in 11 minuti, provo comunque a ricominciare a correre. Per qualche passo i muscoli sono sull'orlo del crampo ma poi, piano piano, si sciolgono e riesco a corricchiare. Non riesco a superare gli 11km/h ma poco importa, ormai voglio solo arrivare e buttarmi in mare. Dopo il quarto passaggio davanti al traguardo, diventa tutto un po' più facile. Almeno ora son sicuro di non dover mai più ripercorrere quelle maledette strade. Sembra tutto al rallentatore: la mia corsa, i chilometri che non passano mai. Prendo l'ultimo braccialetto e riesco, sia pure a fatica, a continuare a correre. All'ultimo bastone incrocio Andrea dolorante per un crampo. Vorrei raggiungerlo per arrivare insieme ma sto correndo come un bradipo e non riesco ad accelerare. Le ultime molecole di redbull mi fanno pensare che se arrivassimo insieme, il mio “real time” sarebbe inferiore al suo che è partito prima. Sfinito e bastonato ma pur sempre iena.
Ultimi due chilometri sul lungomare. Qualcuno in vista del traguardo accelera e mi supera. Non reagisco. Voglio solo sopravvivere, arrivare e buttarmi in acqua. Finalmente, alla quinta volta che ci passo davanti, la svolta per il traguardo è per me. Più che soddisfazione, orgoglio, quello che provo passando lì sotto è un enorme sollievo.
Subito dopo il traguardo vedo Andrea, arrivato da poco, poi Francesco che invece è lì da mezz'ora. Ora non sono più avversari ma sono di nuovo amici e sono contentissimo dei loro risultati. Anzi, approfitto della solita gentilezza ed energia di Francesco per farmi assistere. Lui cammina quasi disinvolto e mi va a prendere le borse col cambio. Sono le 7 di sera e il sole è calato. Sono arrivato in ritardo e l'anelato tuffo nell'acqua fresca che avevo sognato e mi aveva fatto arrivare fin lì è diventato quasi un obbligo formale nei confronti delle mie gambe. Con fatica mi trascino fino al mare e appena l'acqua arriva al polpaccio, mi ci lascio cadere dentro; poi esco quasi subito dall'acqua ma ormai mi sono infreddolito. Mi butto sulla sdraio avvolto nell'asciugamano e comincio a tremare.  

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