domenica 1 marzo 2015

Mezza maratona del Giudicato di Oristano – Veni, vidi, WC

La sveglia è puntata alle 6.50 ma mi sveglio un quarto d'ora prima. Ho 15 minuti in più per cagare e ne voglio approfittare. Decido di farlo in 3 fasi separate: 1) la solita cagata del buon mattino 2) dopo il caffé 3) prima della gara. Alle 6.50, quando suona la sveglia del cellulare, ho già superato la fase 1) e sto bevendo il caffé per prepararmi alla fase 2). Sblocco il cellulare ma il trillo continua. Disattivo la sveglia ma quella continua a suonare. Allora abbasso il volume a zero, ma il volume resta immutato. I due neuroni svegli mi hanno suggerito di infilare il telefono in tasca e continuare a prepararmi facendo finta di non sentirlo. Dopo almeno 10 minuti, mentre sono in “fase 2”, finalmente il trillo continuo ha svegliato un terzo neurone, il quale mi urla di spegnere il telefono che vuole continuare a dormire. Non ci avevo pensato. Spengo il telefono e finalmente in casa torna il silenzio.
Esco di casa un po' in anticipo. In macchina, il piede sinistro diventa pesante e mi lancio a 130 sulla Carlo Felice sfidando i mitici autovelox. L'obiettivo è arrivare ad Oristano in tempo per la fase 3). Intanto ascolto l'allegra musica dei “black heart procession” e penso … mi torna in mente Giulio Cesare, la sua missione in Turchia, le cozze adulterate, la ricerca affannosa di un bagno e infine la famosa frase “veni, vidi, wc” (sono arrivato, mi son guardato in giro e ho trovato un wc). Siccome, all'epoca, non avevano ancora scoperto la vu doppia, Cesare l'aveva scritta male e gli storici l'hanno interpretata erroneamente.
Arrivato ad Oristano, ne ho ricalcato gloriosamente le gesta ma, per questa volta, vi risparmio i particolari; se siete davvero interessati al mio capolavoro, cercate “50 sfumature di marrone” in libreria e ne troverete dei pezzetti.

Ah, non ero andato ad Oristano solo per cagare. Si correva anche una mezza maratona, alla quale ho partecipato con la preparazione del tapascione ma col piglio del sacchettaro. Le aspettative, in termini di riscontri temporali erano scarse ma siccome premiavano i primi 5 della mia categoria di vecchietti, avevo qualche speranza. Ero senza cronometro ma un gentile podista di Sassari ogni chilometro mi aggiornava sui tempi parziali. I tempi si aggiravano sempre intorno ai 3'55 al km ma la sua voce era sempre più affannata, finché dopo il tredicesimo non l'ho più sentito. Nonostante la stanchezza e un fastidioso bruciore sotto il piede, ho cominciato a superare concorrenti stremati finendo stanco ma molto soddisfatto, migliorando anche leggermente i miei tempi dell'anno scorso. Ma più che i tempi conta il cestino: bello, rosso, carico di vivande. Mi ha fatto ripensare a quella storia di Giulio Cesare …  

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