venerdì 1 novembre 2019

La cresta punk del monte Conchioru

Ieri, esplorazione solitaria per studiare come chiudere il tracciato della 20km. Mi emoziona sempre esplorare zone che non conosco, girovagando fra i monti in cerca di qualcosa o, semplicemente, di conoscenza e immersione nella natura. È bello perdersi fra quei monti, vagando fra labirinti di rocce e boschi incantati, con in testa l’idea di trovare un passaggio fra arcu mannu e pala niedda ma senza un piano in mano.
percorsi non lineari
Seguire tracce del passaggio di esseri umani consente di non finire incastrati fra rovi e rocce instabili ma costringe a seguire le intenzioni di quelli che hanno tracciato. Qui, più che gente di passaggio che segue percorsi lineari per attraversarlo, sono “utenti” di quel territorio, cacciatori, boscaioli e i loro percorsi servono per viverlo, sfruttarlo e spesso girano su sé stessi. Sentieri di cacciatori che muoiono in punti di appostamento, stradelli che al momento cruciale girano nella direzione sbagliata. Mi inoltro nei boschi diverse volte, seguendo tracce umane ma non incontrando nessuno se non cinghiali e ne esco fuori sempre più stanco e inselvatichito e sempre nel punto sbagliato. Mi nutro di corbezzoli ma non c’è acqua. E quando, la borraccia ormai vuota, il cielo che s’inscurisce e i piedi stanchi, avevo ormai deciso che sarei rientrato per la strada facile e conosciuta, non ho resistito all’invito di un sentiero sulla sinistra che mi ha fatto l’occhiolino. “Mi infilo solo un attimo per vedere se è pulito e per registrare il punto d’accesso sulla traccia gps”. Non ho finito di pensarlo che sono già oltre, risalendo un crinale roccioso.
Su un roccione vedo il fantasma di un segno completamente scolorito del “sentiero Italia” e so che non tornerò indietro. Salendo, il bosco si dirada lasciando spazio a emergenze granitiche. Qui il sentiero si frantuma in mille tracce fra cui non è facile trovare il cammino più semplice. La testa del monte conchioru ha un’acconciatura di rocce allineate che formano un’inconfondibile linea di cresta punk che ne palesano il carattere duro, secco, aggressivo ma che trova in questa durezza il suo fascino unico. E dopo 5 ore di lento e faticoso vagare mi ritrovo finalmente sul percorso che scende ad arcu mannu e che in un’ora mi riporterà a casa, con in testa una strana idea: la 20km del 2020 sarà punk.

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