lunedì 11 novembre 2019

Corri Molentargius - Una bellissima giornata di pioggia.

Foto di Sonia Siddi
2018
Per uscire dalla “zona notte” sono costretto ad aggrapparmi alla ringhiera delle scale. Ho anche mal di gola e mi cola il naso. Forse farei meglio a restare in zona notte ad aspettare il prossimo tramonto ma lì fuori, in zona giorno, ci sarà “una bellissima giornata di sole, di sport, di festa …”.

2019
Domenica mattina, alle 6:30 ho già lasciato la “zona notte” per un viaggio di sola andata. Non sono ancora iscritto alla “corri Molentargius” e non so se farlo. C’è allerta meteo e, per vedere quanto le prospettive di pioggia fossero probabili, mi sono messo davanti al computer ad osservare macchie gialle che si allargano su mappe satellitari. Poi, appurato che la pioggia sarebbe stata una certezza, dovevo decidere se mi andasse di correre sotto la pioggia. Ho immaginato i piedi che entrano nelle pozzanghere, il fango che schizza e la fresca acqua piovana che scorre sulla pelle penetrando attraverso i vestiti … e ho deciso di partecipare. “Sarà una bellissima giornata di pioggia, di sport, di festa …”
La realtà non smentisce le previsioni e prima della partenza sta già diluviando. Gavino decide la strategia: restiamo in auto fino a 5 minuti prima della partenza, poi corriamo dal parcheggio fino allo start. E, puntualissimi, alle 9:55, io, Bruno e Gavino usciamo di corsa dall’auto. Arriviamo giusto in tempo per qualche saluto e per osservare la bizzarra fauna di podisti alla linea di partenza:
Valentina correrà con l’ombrello, Luca con l’impianto stereo nello zaino a sparare decibel, altri partono insaccati come salsicce, altri ancora paiono voler essere assolutamente sicuri di non inseminare nessuno.
Correte, che sta per piovere!
È bello correre in spinta, con i piedi che sollevano schizzi di fango e il bocchettone semiaperto per far entrare aria in abbondanza. Non sono allenato per questo e l’andatura non è molto veloce ma il gesto mi dà gusto. Dopo un paio di km mi tolgo la giacchetta e la lego elegantemente alla vita. Sono caldo a sufficienza per sentire l’acqua fresca che scorre sulla pelle senza congelarmi. Smetto anche di evitare le pozzanghere che se anche arrivo a casa infangato il papà non mi sgrida, perché il papà ora sono io.
Al bivio per la non-competitiva, sono già un po’ stanco ma non abbastanza da battere in ritirata e giro a destra seguendo il flusso principale.
Ultimi 2 km. Gli atleti intorno a me spremono le ultime energie. Io le ultime energie le devo tenere. Quel pezzetto di cuore che resta mi serve anche per mangiare, dormire, cagare e tutto il resto. Sono non-competitivo per necessità e quando mi superano, sento un clic nella testa ma spara a salve e lascio passare senza reagire. Arrivo in poco più di 52 minuti, in una decentissima posizione media. La festa è ridotta ai minimi termini, giusto il tempo di dissipare il calore accumulato e cominciare a tremare. La birra fresca non attira e si torna in fretta all’auto ma è comunque stata una “bellissima giornata di pioggia, di sport, di festa …” che chi è rimasto in zona notte non può neanche immaginare.
P.S. Purtroppo, a causa dei 52 minuti di ammollo, si è cancellato quell’orlino nero disegnato con la magica polvere nera di Macomer, che, da 3 settimane, mi decorava le unghie dei piedi. 
Foto di Silvio Figus

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