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Foto di Luca e Marco, con Lello e Nello a fare compagnia |
Al di là di s'enna sa Craba si entra
nel mondo selvaggio. Le viste sul mare, sullo stagno, su Cagliari e
la sua zona industriale che appaiono al di qua, lasciano posto a
distese infinite di alberi e rocce. Movimenti di aerei, petroliere e traffico automobilistico lasciano il
posto al fluttuare delle foglie al vento e allo scorrere dei
torrenti. La paletta di colori è dominata da sfumature di verde e di marrone, puntellate dal viola del cisto.
Fascino e disagio. Rovi e mosche
cavalline. Civiltà antiche ridotte a rovine, frammenti di aerei,
resti di ossa, testimoniano di un territorio magnifico e terribile.
Anche il capraro, per decenni unico abitante della zona, qualche anno fa si è
impiccato.

E si entra nella gola come bocconi
masticati.
Lo sguardo si deve alzare, la sosta è obbligatoria. Il tempo si neutralizza, i gps si fermano. Il trail si interrompe, non è più
neanche escursione ma immersione. il tempo si è fermato qui,
bloccato in un presente che persiste da millenni, intangibile; si
rifugia qui, il tempo, in fuga dal cinetismo moderno. Questa
staticità Incombe maestosa ma trasmette forza e sicurezza, riparo
dai vortici, dalle turbolenze imprevedibili dei “tempi moderni”;
la viscosità temporale tiene appiccicati giorni, mesi e anni; qui è
così alta che non sono entrati i carbonai e non entra e non entrerà
mai neanche l'economia, il debito pubblico. Visti da qui, in questa
immobilità, i cosiddetti “problemi” appaiono come balene
spiaggiate.
Benvenuti nel mondo selvaggio.
Benvenuti a is cioffus, dove il tempo si è fermato.
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