martedì 25 giugno 2019

Capo mannu trail running – Il giorno più lungo.

Foto di Nicola Dessì
Domenica 23 giugno, il sole sorge alle 5:58 e tramonta alle 21:00. È il giorno più lungo dell'anno e voglio celebrarlo seguendo l'astro nel suo tragitto da est verso ovest, dall'alba al crepuscolo.
Nelle ore centrali della giornata, il sole sfiora lo zenit e le ombre si ritirano riparandosi sotto alberi e case lasciando il dominio del territorio ai raggi infuocati del sole; a quell'ora, per evitare la pioggia di fotoni pesanti conviene fare come i gatti e collassare su un divano a fare le fusa con in mano una birra ghiacciata. Per correre, è molto meglio uscire la mattina presto o la sera al tramonto o, perché no, ad entrambi gli orari.
Sveglia alle 5:15. La gara parte alle 19:30 ma la preparazione è più lunga del solito. Inseguo il sole verso est e, quando sbuca dai monti, il parabrezza sembra un muro di fuoco. Al semaforo della 554, tiro fuori il braccio dal finestrino per spremere la borraccia sul vetro; aziono il tergicristallo e finalmente lo vedo, già bello brillante: benvenuto sole! Alle 6:30 sono già alla casermetta del parco dei sette fratelli per un allenamento di riscaldamento. Ho risposto ad un invito di Alessia senza sapere chi altro ci fosse e ritrovo molti amici, Checco, Nicola, Efisio e Silvia reduci dal barbagia crossing e altri ancora, tutti invitati da Alessia, ognuno ignaro della presenza degli altri ma Alessia non c'è. Lo scherzo dura poco, Alessia arriva e si parte per un bellissimo giro di 21 km intorno alle cime dei sette fratelli, fra boschi avvolgenti, ciliegie dolcissime, spettacoli di equilibrismo rupestre e panorami immensi appena offuscati da finissimi vapori acquei.

Torno a casa per pranzo ma ho poco tempo per fare il gatto. Il sole si sta già dirigendo verso ovest e lo devo seguire. Alle 16, con Bruno e Claudia, ci accomodiamo sul martello pneumatico di Bruno, direzione Putzu Idu, località balneare sulla costa occidentale della Sardegna. Il mare piatto fresco e trasparente mi invita, irresistibile, ad una bella ma breve nuotata. Non c'è molto tempo, fra poco si parte. Gianni ha ascoltato il mio invito alla prudenza: partire alle 19:30 anziché alle 19:45 consentirà di rischiare meno di perdere atleti nella notte. Gianni avrebbe voluto sincronizzare il momento del tramonto con il passaggio degli atleti sulla scogliera di capo mannu per massimizzare l'impatto visivo. Partendo 15 minuti prima, la sincronia perfetta capiterà solo a noi della coda del gruppo. Poco male, anzi, molto bene. La prospettiva di partire lungo la spiaggia si infrange su un labirinto di ombrelloni e teli di mare e si parte puntuali ma sull'asfalto del lungomare. Dopo il primo km si ripassa in prossimità della partenza e mi informano che ci sono 2 atlete che sono partite in ritardo. Vado loro incontro e ci avviamo di corsa molto leggera sul percorso di gara, ben segnato e presidiato. Dopo circa 3 km di campagna pianeggiante, inizia il “salitone” alla torre. Poco più di un km di salita per oltre 40 metri di dislivello; pendenza media 4% massima 6%. Qui nelle retrovie, sembra di scalare il monte bianco. Ai 30 metri di quota la prima crisi. Non abbiamo le bombole e il respiro si fa affannoso. Siamo costretti a rallentare. “Si sale ancora?” “Sì”. Oltre la curva, si scorge la vetta, ormai vicina e riusciamo ad arrivare quasi vivi al ristoro, su, in cima. La gara corta entra ora nel percorso di rientro della lunga sul quale stanno già arrivando i primi e lascio le mie signore al loro destino, per fare le pulizie sul percorso lungo, inseguendo l'altra scopa Damaso e i suoi ultimi.
Ora sono solo e riparto relativamente veloce, abbastanza almeno da apprezzare il gusto della corsa nella natura, su un fondo che cambia in continuazione: si passa dalla terra soda dei sentieri che esalta l'elasticità del piede, alla sabbia fine e asciutta delle dune che invece assorbe ogni tentativo di rimbalzo, lo sterrato delle strade, le rocce della scogliera, la sabbia bagnata della spiaggia che cambia consistenza fra un'onda e la successiva, e il divertimento è assicurato. Al ristoro successivo vedo Damaso poco avanti. Mi fermo 5 minuti a chiacchierare con i volontari e quando riparto ho ancora da correre. Ora comincia il bello, con il percorso che segue gli alti e bassi della linea di costa su sentierini che si insinuano fra spiaggette e scogliere, sfiorandone il bordo. Sulla nostra destra, vicinissimo, il mare e il sole sempre più basso che colora il cielo. Li raggiungo di nuovo al ristoro successivo. Altra breve sosta, breve inseguimento e i miei 5 km di corsa libera sono finiti. Siamo in leggero ritardo per la perfetta sincronia del tramonto alla torre di Capo Mannu ma è facile accontentarsi della magnifica scogliera. Nel momento in cui il sole sta sparendo dietro all'orizzonte, dopo aver lasciato sfilare Damaso e Alessandro, mi sono rivolto verso il sole per il rito del “saluto”. Un bel respiro profondo e la vescica si rilassa accompagnata dal fruscio delle goccioline sulle foglie di cisto; sullo sfondo, la fantasia di colori creata dal sole mentre s'immerge nel tirreno. Il sole è onorato di questo mio omaggio: gli ho dedicato un momento di sollievo, di libertà, di vita intensa.
Dopo c'è ancora la luce che piano piano cala, portandosi via prima i colori e poi le forme delle cose, l'arrivo, la “solita” bella festa, le solite birre, il rientro a casa, stanco ma con quel leggero senso di ebbrezza, sazietà e completezza che somiglia molto all'essere felice. Il sole ora è sotto i piedi e per inseguirlo devo coricarmi. È stato il giorno più lungo ma sono riuscito a riempirlo tutto.

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