mercoledì 15 giugno 2016

Scarico pre-gara o pellegrinaggio?


Ci sono punti fissi delle tabelle d'allenamento che gli atleti, di tutti i livelli, considerano con sacrale rispetto.
Uno di questi è lo scarico pre-gara. Il giorno prima della gara al massimo si fa una corsetta con qualche allungo per sciogliere i muscoli o un giretto in bici. Non rispettare questo precetto farebbe scadere le prestazioni come mascarpone fuori dal frigo.
Mi sono iscritto alla “Curri Murera”, gara di 11 km in bell'ambiente lagunare, senza nessun obiettivo preciso. Ogni traccia di logica nei miei percorsi sportivi è andata persa dopo i 50 km di trail di domenica scorsa; la nuova parola d'ordine è “cavoli a merenda”.
Dopo 3 giorni di mal di gambe, giovedì sera ho corso 4km per sciogliere i muscoli e, in vista della gara pensavo di ripetere sabato mattina. Poi invece sulla chat della società è comparso un invito di Mauro per “il trail delle tre chiese, una prova spirituale dove le salite faranno da madrine” circa 20 km, proprio per sabato. Perfetto come “cavoli a merenda”: sarò fedele alla parola d'ordine. Cosa c'è meglio di un pellegrinaggio, per sfatare il mito dello scarico pre-gara? Mi aggrego a Mauro, Luca e Carlo e sabato mattina partiamo per il bel percorso duro e divertente ideato da Mauro. San Girolamo, poi santa Barbara e, nel finale, sant'Efisio. Negli strappi più duri seguo a distanza le stilettate di Mauro. Le gambe faticano ancora; vorrei risparmiarle ma non voglio sfigurare e salgo di buona lena. Tornando alla macchina siamo tutti stanchi ma soddisfatti e scherzando affermo di avere fatto lo scarico ideale.
La mattina dopo, con Gavino e Tonino andiamo a Muravera per la gara. Sono tranquillo, ho scuse pronte per ogni eventualità: il pellegrinaggio del giorno prima, i 50 km della settimana scorsa e soprattutto non ho fatto lo scarico. C'è poi un bel clima vacanziero. Si parte e arriva da un campeggio sul mare; in borsa ho costume e occhialini, in ogni caso non sarà un viaggio a vuoto.
Foto Antonio Cuccu
L'ingorgo della partenza si scioglie velocemente e nel giro di un chilometro mi ritrovo con i soliti noti: Francesco, Francesco, Francesco, Pietro, Gianfranco e altri atleti con prestazioni comparabili alle mie. Di volta in volta a fare la differenza sono le sfumature: il fondo stradale, la distanza, le pendenze e, ovviamente, la condizione fisica. Sono dettagli che possono valere l'1-2% o poco più, ma quei 3-5 secondi al chilometro di differenza fanno sì che si avanzi o arretri rispetto agli altri. Mi aspetto allora che il mancato scarico mi faccia scivolare all'indietro invece, con meraviglia, sto avanzando. Chilometro dopo chilometro, cambia il fondo: asfalto, sterrato, argine, di nuovo asfalto … ; aspetto che il cameriere porti il conto della fatica ma non arriva e continuo a guadagnare posizioni fino ad un ottimo settimo posto finale.
È un miracolo? San Girolamo dottore, Santa Barbara dei minatori, Sant'Efisio martire, altro che scarico.
Prendete nota, amatori. Un bel pellegrinaggio è meglio di uno scarico … o forse è lo stesso. È il gusto della libertà, il piacere di fare come mi pare, che mi ha fatto correre veloce.
Foto Arnaldo Aru

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