martedì 18 giugno 2013

Protesi

Venerdì ho comprato le protesi per la bici e ieri le ho provate su strada.
Le protesi da triathlon sono delle appendici che si attaccano al manubrio della bici per appoggiarci gli avanbracci ed essere così più aerodinamici. Protési in avanti, la schiena parallela alla strada per bucare l'aria con maggiore efficacia; il collo prolunga la schiena in orizzontale e l'occhio resta diretto verso l'asfalto. Bella vista: andrò a Klagenfurt per vedere 180 km di bellissimo asfalto austriaco perfettamente liscio e senza buche. Ma cosa importa, cosa dobbiamo vedere noi che non siamo di carne ed ossa, ma di ferro? Che c'importa degli alberi, del lago, delle montagne? Siamo i motori che devono spingere avanti quelle bici, non possiamo distrarci con fantasie. Dobbiamo godere sentendo la testa che sfonda il muro d'aria, il refolo che ci scorre veloce lungo la schiena-carrozzeria, le gambe che girano come stantuffi ben oliati e spingono con efficacia sui pedali e il cuore che pompa carburante ai muscoli.
Il tempo delle passeggiate è finito, è passatismo; ora comincia l'era dell'uomo di ferro, l'uomo protesi della macchina, funzionale, veloce, futuristico; niente Mozart ma clangore, non profumi ma fumi, l'uomo locomotiva, non mangia, si nutre. Niente keiserschmarren, knodel, gulash, birra ma barrette, isoton, ottani o maltodestrine.
Sto esagerando? Sicuramente. Volevo solo dire che ieri ho provato le nuove protesi per la bici e mi sono divertito.

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