mercoledì 13 marzo 2019

Trail del Marganai. Un magnifico viaggio.

Il pullman partirà dal nuraghe s'omu e s'orcu fra 20 minuti. Si va alla fermata senza fretta, corricchiando più per scaldarsi che per urgenza. Ma non potevano mettere la fermata più vicina al parcheggio? Siamo già stanchi prima di partire. Questi nuragici non capivano un granché di urbanistica. Gente primitiva.
In queste poche centinaia di metri non si parla solo del viaggio che stiamo per fare. Il comandante è bravo a presentarmi la cosa e mi si apre la prospettiva di un nuovo lunghissimo viaggio. Ne ho già altri 3 o 4 prenotati ma questo sarebbe qualcosa di più.
Ma ecco il maestoso nuraghe circondato da una settantina di atleti colorati e festosi. Mi siedo sui sedili in fondo, dove, quand'ero ragazzo, ci si sedeva per fare casino; sembravano fatti apposta: 5 sedili in fila, lontani dall'autista e dalle madame rompipalle che si siedono sempre nelle prime file. Ora che sono grande, spero che non ci siano giovinastri casinisti, per questo viaggio preferisco che diventi il mio tranquillo salottino.
Si parte.
Chi si siede con me? Alberto, Marina, Claudia, mi avevano detto che avrebbero viaggiato con me ma sono più avanti. Corrono tutti come se avessero fretta, tranne tre che camminano. Saranno loro i miei compagni di viaggio. Ci presentiamo: Lino, Andrea, Lorenzo. Quasi subito ci si affaccia dal finestrino per ammirare la volta della grotta di San Giovanni; ci sono già passato molte volte ma è un luogo straordinario e non ci si fa mai l'abitudine.
Non mi piace molto parlare, preferisco ascoltare, soprattutto quando mi trovo con persone competenti, intelligenti, spiritose e con grande esperienza e Lino lo è. Dopo un paio d'ore di salita, si ferma, si toglie la gamba per asciugare il sudore che, colando, si era accumulato nella gomma fra il moncherino e la protesi … non vi avevo detto che ha la gamba destra amputata da sotto il ginocchio; è un particolare appariscente ma poco significativo. È una grande persona e basta.
Sui sedili in fondo con Lino e Andrea. Foto Giovanni Paulis
Avanziamo lentamente ma il tempo passa piacevolmente chiacchierando qui nel salottino mentre fuori dal finestrino scorrono alberi e panorami sempre più ampi, miniere abbandonate, maestose pareti rocciose … Le chiacchiere si interrompono solo lungo le salite più ripide, quando il rombo del motore affaticato sovrasta il suono della voce. Stiamo per arrivare al tempio di Antas, dove Lino e Andrea si fermeranno. Lino organizza un arrivo sprint al ristoro per fingere di aver corso tutto il tempo e dopo esserci fermati dietro l'angolo a prendere fiato, partiamo di corsa per gli ultimi 50 metri. Non solo salotto, quindi, ma anche un pizzico di goliardia da ultima fila.
Quando riparto, sono rimasto solo e devo correre per inseguire l'altro pullman. Mi fa piacere sgranchire le gambe dopo essere stato 7 ore e mezzo seduto a chiacchierare. Si corre bene, prima lungo un bel falsopiano panoramico e poi fra le suggestive rovine di Malacalzetta. In meno di un'ora raggiungo Marinella accompagnata da Marco, di servizio spazzola. Faccio in tempo a scambiare solo 2 parole con Marinella che arriviamo alla fermata ed è costretta a scendere anche lei. Anche Marina e Claudia si sono fermate qui e davanti a noi è rimasto molto spazio libero.
Ripartiamo con Marco all'inseguimento di una fantomatica atleta inglese.
La primavera ci circonda; l'aria è profumata, il cielo è terso; sono condizioni ideali per viaggiare, per vivere. Solitamente, quando si arriva in un posto particolarmente panoramico, la gente si ferma a fare una foto e io a fare una pisciata. Questa volta le ho fatte entrambe …ecco la vista da uno dei bagni più belli del mondo.
Dopo un'ultima dura salita, il sentiero scende veloce e molto divertente da correre. Finalmente raggiungiamo l'inglese accompagnata da Luigi di servizio spolverino. Appena vedo l'inglese in faccia capisco che è polacca; lei in discesa cammina. Ci risediamo nel pullman, all'ultima fila, scopa, spazzola e spolverino a scortare la giovane polacca. Riesco a farle dire, in un ottimo inglese: "Tutto bene, mi fanno solo male le dita del piede". Poi si rimette le cuffie e riprende il libro che stava leggendo. Ormai manca poco, giusto il tempo di chiudere la borsa e scendere dal pullman e … che accoglienza! Ci hanno fatto una bellissima festa e anche un magnifico regalo.
È stato proprio un bel viaggio, di quelli che “conta più il viaggio che la destinazione” anche perché dopo 11 ore, siamo tornati al punto di partenza. Il posto, quindi, è lo stesso ma siamo cambiati noi, ci siamo arricchiti di conoscenze, di luoghi straordinari e persone eccezionali; non solo gli altri: il bello di questi viaggi è che insegnano a vedere qualcosa di eccezionale anche in noi stessi.

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