sabato 15 settembre 2018

Trail di Capoterra - Sperimentazione clinica

Dopo aver portato decine di topi sui sentieri del trail di Capoterra, ora siamo alla “fase 2”, quella in cui prima di essere messo in commercio, il prodotto dev'essere provato su esseri umani consenzienti per valutarne l'efficacia ed eventuali effetti collaterali. Hanno risposto all'annuncio una decina di cavie: Maria Cristina, Marta, Alessandra, Caterina, Silvia, Tiziano, Pompeo, Efisio, Roberto e Stefano, che saranno accompagnate lungo tutto il protocollo di studio da noi dell'istituto nazionale d'atletica Capoterra: io, Marco, Lello, Nello, Bruno, Carlo, Luca e Tonino e da due cavie sopravvissute alla “fase 1”: Tore e Checco.
L'esperimento consiste nel portare i volontari lungo le varie fasi del protocollo di studio per registrarne le reazioni, studiare gli effetti del percorso sul corpo e sulla mente umana e trovare la posologia ottimale: 15 o 30?

Single su e giù dall'Osservatorio

Sui primi saliscendi si notano i primi effetti collaterali su due portatrici sane di suola liscia, Cristina e Marta. Prendo nota di ciò che mi sembrava ovvio ma non lo è: raccomandare calzature adeguate o esperienza equivalente. Solo con un cervello risuolato in vibram da lunga esperienza di montagna, si può, infatti, fare a meno della tacchettatura della suola, come ben dimostra Checco sempre a suo agio con i sandaletti.

La casa bianca dov'è previsto il ristoro, pur essendo l'unica costruzione nel giro di molti km, non è proprio bianca bianca e Bruno, a bordo dell'auto ristoro non si ferma. Prendo nota di ciò. Dovremo passare una mano di bianco per evitare che l'equivoco si ripeta in gara.
Tore riesce a convincere Pompeo, Efisio e Silvia a provare il dosaggio massimo e a seguirci lungo il percorso della “30 km”.

Single della catena o “is callonisi”

Ci dividiamo. Mentre gli altri tagliano per la “15 km”, io, Tore, Nello, Luca e Checco ci infiliamo con i 3 volontari, nel single della catena. Non registro nessuna protesta. Nessuna reazione neanche quando dopo 3 km di single ci troviamo a 200 metri da dov'eravamo passati 4 km prima. Perfino Nello si astiene dal pronunciare l'atteso “is callonisi”. Pare quindi che girare a vuoto negli anfratti dei monti piaccia.
Quando usciamo a s'enna, troviamo Carlo e Bruno con l'auto-ristoro. Lì la strada è chiusa da una sbarra, non potevano sbagliare oltre.

Single di Pala Niedda

Al di là di s'enna sa craba si entra nel mondo selvaggio. Si perde di vista il mare, Cagliari, ogni traccia di civiltà … non si vede altro che alberi e rocce. Si deve lasciare perfino la sicurezza della copertura telefonica, che è la copertina di Linus dell'uomo moderno ma questo distacco è proprio uno dei princìpi attivi della terapia. Si arriva al punto più alto di tutto il percorso. L'effetto euforizzante di vedere il mondo ai propri piedi ricompensa la fatica di salire. La foto ricordo ne prolungherà l'effetto. Le cavie sono contente. Funziona!

Single di Scillaras o della “nostalgia”

“La distanza si fa sentire” mi dice Nello. Probabilmente ha nostalgia di casa. Dopo 20 km si comincia a pensare alla distanza, alla strada percorsa e quella che manca a casa. Le gambe sentono nostalgia del divano, lo stomaco di una bella pastasciutta di quelle che faceva la mamma con acqua e farina e della birra ichnusa senza schiuma. L'abbraccio del bosco però è affettuoso e consolatorio si sostituisce a quello della mamma e, una volta tornati a s'enna, nessuno approfitta dei comodi sedili imbottiti per scendere con la mia auto, a parte Luca, ma solo perché l'auto non voleva scendere da sola. Nessuna cavia vuole scendere dalla ruota! Forse non sanno bene quello che li aspetta … Ma che brave cavie che ci sono capitate!

Single Inferno o sinfonia

Le discese sono musica. Bisogna imparare a suonarle. Ogni discesa ha il suo ritmo, la sua armonia. I nostri passi pigiano sul terreno come le dita sui tasti di un pianoforte, anche se, qualcuno prova a suonarlo col sedere. Lo spartito è lì, con le pietre, le variazioni di direzione e di pendenza. La discesa lungo il single “inferno” è una sinfonia.
Liscio, sassoso, ripido e meno ripido, … , si alternano tempi “andante con moto” e “allegro con brio”. Ognuno però ne dà un'interpretazione personale: Nello, per esempio, lo interpreta come una “marcia funebre”, Tore, invece, come un ”allegro furioso”.
Ai buoni interpreti della corsa in discesa piacerà da morire. Gli altri potranno almeno intuirne la bellezza … Chissà perché i ciclisti chiamano questa sinfonia “inferno”. Guardo Silvia e capisco. Provo ad immaginare Maria Cristina e Marta con le loro suole lisce e la poca familiarità con lo strumento e mi viene un brivido. Per fortuna sono con Marco, Lello e Tonino; sicuramente saranno scortate a dovere. Poi con loro c'è Stefano che, ammesso che sopravviva, è medico.

Single delle maledizioni

L'asfalto non è un'opzione. Il protocollo è chiaro. Sarà un trail caratterizzato dai single track e i penultimi 500 metri in asfalto possono essere evitati benissimo con un divertente single che costeggia, su e giù, il perimetro delle case. L'asfalto col suo liscio piattume schifoso non è un'opzione. La mancanza di opzioni semplici è uno dei punti più controversi della terapia: di sicura efficacia presenta però alto rischio di effetti collaterali. Ecco infatti che quegli strappetti al 20% al trentesimo chilometro sembrano una punizione eccessiva per i peccati commessi, la medicina sembra troppo amara e partono le maledizioni. Ne sono consapevole. Sono pronto a raccoglierle con un sorriso. Sono io il responsabile! L'asfalto però non è un'opzione. Ormai siamo alla fine e non ha senso tornare indietro. Una maledizione e via fino al traguardo. Vi aspetterò lì con un sorriso e una birra per voi.
Tutte le foto sono di Tore Orrù. Grazie!


La birra finale

L'ebrezza del traguardo, poi, soprattutto se alimentata con un paio di birre fresche, cancella tutti i pensieri negativi. Stanchezza, difficoltà tecniche, maledizioni …, dopo la prima birra, si trasformano in esperienze di vita; dopo la seconda si apre uno spazio nuovo nella zona di comfort; dopo la terza, si conquista un senso della realtà che trascende le deformità della coscienza dell'uomo moderno … . Dopo la terza conviene fermarsi. Non ho ancora raccolto tutti i dati ma, dai primi pareri direi che l'esperimento è stato un successo.
A breve la “fase 3”. Cercasi cavie!

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