sabato 18 agosto 2018

Correre a ... Berlino

Ogni volta che preparo la borsa per un viaggio, che sia per turismo o per lavoro, mi porto l'indispensabile per correre. Fra scarpe, maglietta e pantaloncini, fanno circa mezzo chilo e 6 decimetri cubi che, sfrattando la giacca pesante e qualche mutanda, entrano anche nei 44 decimetri cubi dei bagagli a mano dei voli low cost.
Al ritorno, quei 6 decimetri cubi hanno sempre un odore particolare di vissuto, diventano come un souvenir “profumo di corsa intorno alla tour eiffel” perché non rinuncio mai ad una corsa per marciapiedi, strade, parchi … ; durante ogni soggiorno, una mattina, sul presto, esco dall'hotel come un packman, con una direzione in mente: destra o sinistra; poi il resto verrà da sé. Potrebbe sembrare una visita frettolosa; io, invece, la trovo intima: scambio fluidi corporei con la città, sudore in cambio di fango, pioggia e aria odorosa. Correre non è attività da turisti ma da residenti e ogni città ha la sua popolazione podistica tipica come i londinesi che corrono al lavoro con gli zainetti, i newyorkesi che combattono il sovrappeso o le splendide podiste di Copenhagen che corrono per diventare ancora più splendide. Si cercano gli spazi verdi o i perimetri delle acque, lungo itinerari chilometrati o segnati in terra dai fanatici delle ripetute, anche se vale sempre la pena di fare una piccola deviazione per passare, correndo a tutta, attraverso piazze imperiali o viottoli storici, schivando turisti e congress men. Dopo Bruxelles, Londra, Roma, Strasburgo, Copenhagen, New York, Vienna, Madrid, Montreal, Parigi, … ora anche Berlino ha assaggiato le suole delle mie scarpe e il mio abbraccio sudato.

Berlino è piatta. Talmente piatta che il fiume locale, lo Sprea, non sa bene da che parte andare. Io, come lui, vago un po' a caso cercando il parco. L'assenza di verticalità mi fa perdere l'orientamento ma il Tiergarten è così grande che ci vado a sbattere comunque. Si corre abbastanza bene nel Tiergarten, grande spazio verde, anche se è un po' troppo piatto (l'ho già scritto?) ed è attraversato da strade di scorrimento che interrompono il mio incedere veloce. Il parco arriva molto vicino alla porta di Brandeburgo che è opportuno attraversare di corsa sotto l'arcata centrale per aggiungere una ciliegina imperiale sulla torta. Nel parco, la mattina, l'irrigazione a pioggia offre un ulteriore divertimento e occasione per rinfrescarsi. Non c'è bisogno di cercarla. Nel mio breve giro, ho fatto almeno 5 belle docce. Non ci sono molti podisti da sfidare. A Berlino vanno tutti in bici, maschi e femmine di qualsiasi età, vestiti sportivi, da spesa o da ufficio e tutti – sportivi, casalinghe, impiegati, … – si divertono a sopraggiungere silenziosamente da dietro per sfiorare i pedoni sui marciapiedi. Per un punto di vista più propriamente berlinese, la prossima volta, anch'io sarò ciclista e anch'io sfiorerò i passanti. Sono bravo in questo, mi allenavo a Pisa quand'ero studente. Anche senza mani. Ma intanto corro.
Berlino è la città della libertà. L'unica che io abbia visto in cui si accede alla metro e a tutti i mezzi pubblici senza rondelle o barriere. Non ho visto neanche un controllore. La polizia c'è ma è una presenza discreta; credo che la memoria del nazismo e della Gestapo, rinfrescata grazie alla Stasi, abbia lasciato una voglia di libertà che supera gli egoismi e ogni cosa che somigli ad un muro divisorio, reale o figurato, è ridotto in briciole. Si vedono coppie omosessuali felici, spacciatori gentili, attraversamenti stradali autogestiti, bici dappertutto. Io intanto corro.

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