giovedì 2 aprile 2020

Il mio primo trail dopo il covid.


Preparo lo zainetto per la prima uscita post covid19. Non bisogna mai scordare il materiale obbligatorio. Può sembrare inutile perché sono oggetti che sai che quasi sicuramente non dovrai usare ma li devi portare per non trovarti nella situazione di dire “Cazzo, non ho portato il … . E ora?” Così, per evitare incidenti, nello zainetto si infilano le solite cose: il telo termico, il fischietto, la benda elastica, la scatola dei preservativi … ecco, poi non bisogna dimenticare le dotazioni di questa nuova era: mascherina e righello per misurare le distanze.
Dovrei essere abbastanza allenato. Negli ultimi 2 mesi ho corso una maratona in balcone e una mezza nel bagno di casa e poi ho fatto tanto di quel plank che la tartaruga addominale potrebbe riportarmi a casa da sola con le sue zampette, come quella che ho incontrato una volta sul sentiero ...
Finalmente sono fuori. Seguo il sentiero guardando in terra per cercare la famosa buchetta citata dai terroristi del web: “… e se correndo infilassi il piede in una buca, ti prendessi una distorsione, la caviglia ti si gonfiasse, andassi al pronto soccorso, ...” Eccola! La vedo mentre cerca di nascondersi fra due grossi sassi di granito. Esiste davvero! Maledetta buchetta. Per colpa tua siamo rimasti a correre in casa come degli idioti per 2 mesi. Ah, inutile dire che gli spigoli dei mobili e il fondo scivoloso delle scale mi hanno fatto rischiare diverse cadute rovinose, come quando, nel circuito del bagno, uscendo dalla doccia con i piedi bagnati sono scivolato all’indietro sfiorando la tazza del cesso con la testa. Ma, almeno, in casa, non ci sono buchette. Poi, ho messo i cuscini del divano nel water e ho proseguito in sicurezza.
Qui, invece, sembra tutto rimasto come prima. Al contrario di quello che si trova a casa, l’aria è ossigenata mentre l’acqua non lo è e il solo gesto di respirare a pieni polmoni mi disinfetta le vie respiratorie. Solo la primavera è avanzata a grandi passi verso l’estate. I miei capelli cercano di stare al passo rispuntando timidamente ma qui i fiori sono ormai tutti sbocciati, con i petali spalancati alla massima apertura ad aspettare di essere fecondati: gli asfodeli fanno di tutto per essere notati ergendosi in cima ai loro lunghi steli, il cisto fiorito si sporge arrivando perfino ad accoppiarsi con i peli delle mie gambe, la lavanda spande fluidi inebrianti per richiamare i pollini degli amanti. Mi tolgo la maglia. I raggi di sole sbattono contro la pelle nuda facendomi quasi il solletico; la brezza mi soffia affettuosamente sui peli del petto, la natura mi abbraccia, ridandomi quelle sensazioni di pelle che, a parte qualche abbraccio clandestino, mi sono mancate così tanto nel periodo della reclusione. La pelle, dalle labbra alla pianta del piede, trasmette sensazioni impossibili da descrivere ed insostituibili se ci si vuole sentire vivi.
Torno a casa con quella sensazione di euforia che hanno gli innamorati dopo il primo bacio dell’amata. Sono stato baciato dalla natura ed è stato un bacio lungo e appassionato che mi illumina dentro e mi terrà vivo almeno fino alla prossima uscita; dopodomani, abbiamo già appuntamento e l’attesa sarà breve, piena com’è di ricordi e aspettative.
Intanto il materiale obbligatorio è rimasto così com’era, intatto, come sempre. È già lì tutto pronto per la prossima uscita, a parte … fra poco scadono, dovrò comprare una scatola nuova.

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