Preparo lo zainetto per la prima uscita post covid19. Non bisogna mai
scordare il materiale obbligatorio. Può sembrare inutile perché
sono oggetti che sai che quasi sicuramente non dovrai usare ma li
devi portare per non trovarti nella situazione di dire “Cazzo, non
ho portato il … . E ora?” Così, per evitare incidenti, nello
zainetto si infilano le solite cose: il telo termico, il fischietto,
la benda elastica, la scatola dei preservativi … ecco, poi non
bisogna dimenticare le dotazioni di questa nuova era: mascherina e
righello per misurare le distanze.
Dovrei essere
abbastanza allenato. Negli ultimi 2 mesi ho corso una maratona in
balcone e una mezza nel bagno di casa e poi ho fatto tanto di quel
plank che la tartaruga addominale potrebbe riportarmi a casa da sola
con le sue zampette, come quella che ho incontrato una volta sul
sentiero ...
Finalmente sono
fuori. Seguo il sentiero guardando in terra per cercare la famosa
buchetta citata dai terroristi del web: “… e se correndo
infilassi il piede in una buca, ti prendessi una distorsione, la
caviglia ti si gonfiasse, andassi al pronto soccorso, ...” Eccola!
La vedo mentre cerca di nascondersi fra due grossi sassi di granito.
Esiste davvero! Maledetta buchetta. Per colpa tua siamo rimasti a
correre in casa come degli idioti per 2 mesi. Ah, inutile dire che
gli spigoli dei mobili e il fondo scivoloso delle scale mi hanno
fatto rischiare diverse cadute rovinose, come quando, nel circuito
del bagno, uscendo dalla doccia con i piedi bagnati sono scivolato
all’indietro sfiorando la tazza del cesso con la testa. Ma, almeno,
in casa, non ci sono buchette. Poi, ho messo i cuscini del divano nel
water e ho proseguito in sicurezza.
Qui, invece, sembra
tutto rimasto come prima. Al contrario di quello che si trova a casa,
l’aria è ossigenata mentre l’acqua non lo è e il solo gesto di
respirare a pieni polmoni mi disinfetta le vie respiratorie. Solo la
primavera è avanzata a grandi passi verso l’estate. I miei capelli
cercano di stare al passo rispuntando timidamente ma qui i fiori sono
ormai tutti sbocciati, con i petali spalancati alla massima apertura
ad aspettare di essere fecondati: gli asfodeli fanno di tutto per
essere notati ergendosi in cima ai loro lunghi steli, il cisto
fiorito si sporge arrivando perfino ad accoppiarsi con i peli delle
mie gambe, la lavanda spande fluidi inebrianti per richiamare i
pollini degli amanti. Mi tolgo la maglia. I raggi di sole sbattono
contro la pelle nuda facendomi quasi il solletico; la brezza mi
soffia affettuosamente sui peli del petto, la natura mi abbraccia,
ridandomi quelle sensazioni di pelle che, a parte qualche abbraccio
clandestino, mi sono mancate così tanto nel periodo della
reclusione. La pelle, dalle labbra alla pianta del piede, trasmette
sensazioni impossibili da descrivere ed insostituibili se ci si vuole
sentire vivi.
Torno a casa con
quella sensazione di euforia che hanno gli innamorati dopo il primo
bacio dell’amata. Sono stato baciato dalla natura ed è stato un
bacio lungo e appassionato che mi illumina dentro e mi terrà vivo
almeno fino alla prossima uscita; dopodomani, abbiamo già
appuntamento e l’attesa sarà breve, piena com’è di ricordi e
aspettative.
Intanto il materiale
obbligatorio è rimasto così com’era, intatto, come sempre. È già
lì tutto pronto per la prossima uscita, a parte … fra poco
scadono, dovrò comprare una scatola nuova.
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