lunedì 16 settembre 2019

Il richiamo del supramonte

Non ho fatto in tempo a lavare lo zainetto. Lo avevo dimenticato nell’auto di Priamo con tutto il sudore delle 2 corse del week end precedente e sono riuscito a recuperarlo solo venerdì, un’ora prima della partenza del traghetto che mi porterà per un brevissimo viaggio nel continente. Poco male. Estraggo la maglietta, ancora bagnata del succo della mia fatica, infilo un rametto di rosmarino e uno di timo in ogni spallina e uno dentro al sacco che, se proprio non riescono a coprire l’odore, almeno lo arricchiscono, dandogli un aroma di porchetta. Dopo 2 notti di crociera, sbarco ad Olbia alle 8 di domenica mattina. La signorina tom tom mi dice che arriverò con 20 minuti di ritardo all’appuntamento a Santa Maria; sorrido, non mi conosci ancora bene, rispondo. I nostri rapporti stanno migliorando, non mi prende più in giro come quando mi faceva fare 3 giri di una rotonda e, mentre contavo e ricontavo le uscite, mi cantava “giro giro tondo” con la sua vocina seria appena alterata da una risatina soffocata. Ora mi lascio guidare fiducioso e pigiando il giusto sul pedale, riesco ad arrivare puntuale.
Si parte in bella e simpatica compagnia lungo un bellissimo sentiero che sorvola la costa. Il programma prevede di affrontare il percorso della 30 km dell’UTSS, con un paio di varianti. Il caldo è opprimente ma lo spettacolo del mare e delle rocce che lo sovrastano è straordinario. Sento il mare che mi chiama, suadente … “Lorenzo … runswiminchione … ti aspetto”. Seguo allora Davide, Vania e Ale che partono veloci, già con l’idea di tuffarmi in mare a pedra longa. Arriviamo lì con un vantaggio sufficiente per scendere al mare. L’acqua è piena di meravigliose sfumature di verde e fresca. Mi lascio avvolgere dal suo morbido abbraccio ma il tempo è poco e bastano i 200 metri di risalita per raggiungere gli altri per ricominciare a grondare di sudore.
Lungo la bellissima e tremenda salita verso us piggius sento la necessità di potenziare l’aroma di rosmarino e ne raccolgo altri rametti presenti sul percorso, probabilmente piantati all’uopo da Matteo.

Caldo, pendenza e durezza del fondo rendono tremenda la salita ma lo splendore dello spettacolo di cengia Giradili e la grazia della parte femminile della compagnia addolcisce la fatica e smussa la spigolosità del calcare. Durante le soste, da un tubetto escono pastiglie magiche. Gianni fischietta il tema di popeye gonfia i bicipiti e parte. Anche Vania parte con freschezza invidiabile e via tutti gli altri. Io mi do arie da superuomo e non ne prendo dicendo che sono caduto nel paiolo da bambino e non mi fanno effetto. L’effetto delle pastiglie però non dura molto; sembra di essere in un romanzo di Agatha Christie e ogni tanto sparisce qualcuno. Prima Marina, poi Angioletta e Selena, infine Alessandro. L’assassino resta misterioso ma l’arma del delitto è evidentissima: pietre appuntite di calcare sono state lasciate lì, tutt’intorno al luogo del delitto, anche se sospetto che sia il calore che il mio odore possano aver contribuito al colpo di grazia. Quando sbuchiamo a punta selfienas, siamo rimasti solo in 5. Improvvisamente, davanti a noi si aprono le quinte di fronde e inizia lo spettacolo. Ai nostri piedi le bianche guglie acuminate di goloritzè davanti al blu del golfo di Orosei. Quando ci si immerge nella natura meravigliosa si diventa belli almeno fino a quando si riesce a restare trasparenti. Giro due volte il verso dell’immagine nel cellulare per selezionare l’opzione traspa-selfie. Sono venuto benissimo, completamente trasparente. Peccato solo per l’odore … .

traspa-selfie a punta salinas
Iniziamo a rientrare e mi chiedo chi sarà il prossimo a cedere. Quelli che hanno ceduto all’andata, saranno via via recuperati. Chi cede al ritorno sarebbe destinato a restare lì, almeno fino all’UTSS. Nicola resta un po’ indietro, sembra lui il candidato ma dice che ha solo abbassato i giri per salvare il motore. Forse allora sono io. Mi sento sfatto. Indosso delle scarpette da deficiente, adatte ad una sala da ballo, ho scoperto un’intolleranza alla curcuma che, dalla cena di ieri, mi torce ancora le budella e sono circondato da un alone di caprone in porchetta.
L’acqua delle borracce è finita mentre la piana del supramonte e il sentiero, che qualcuno, probabilmente Matteo, ha ricoperto di pietre di calcare tutte sistemate rigorosamente in verticale, non finisce mai. Riesco ad andare avanti con la bocca bagnata dal desiderio di birra. Improvvisamente si arriva al bordo del supramonte e si apre nuovamente la vista: Santa Maria Navarrese, il mare, … ma niente supera lo spettacolo di Baunei, con i suoi bar pieni di birra.
Il caldo, il disagio, l’odore, la stanchezza, la sete, le pietre appuntite … il supramonte lascia impronte nel corpo e nell’anima ma dà talmente tanto in cambio che non si vede l’ora di tornare lì a soffrire.
Ora che sono a casa, potrei finalmente lavare lo zainetto … ma a che scopo? Il cespuglio di rosmarino è ancora bello pieno di rametti profumati …

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