La sveglia è puntata alle 7h10.
Mancano 13 ore al grande ritiro e, per l'ansia, alle 7h05 sono già
sveglio.
All'aereoporto incontro Stefano; è
venuto apposta per salutarmi e mi dà un biglietto con il logo “never
stop smiling” creato da lui e Silvia. Gli prometto che mi ritirerò
sorridendo.
Poi incontro Massimo (DNF) e la sua
tribù di 9 – NOVE – accompagnatori. Aria di festa. Massimo
cerca di trasmettermi un po' del suo entusiasmo ma invano. Conosco
già il finale, il mio – non avrei mai immaginato il suo.
Francesco (9h43) è a Firenze già
dalla sera prima e mi manda una serie di SMS per informarmi in tempo
reale sul meteo e sulla “mise” più adatta: ora so anche che mi
ritirerò in maniche corte. Sui monti della Corsica c'è ancora neve;
poi vedo il “dito” della Corsica che mi fa un gestaccio. Come fa
a saperlo anche lei??
Firenze. La compagnia dei sardi si
unisce poi si separa e si ricompone in modo fluido. Arrivo in taxi
con Aldo (15h16) e Bruno (13h12) di Oristano, mangio con Francesco,
Alessandra (15h14) e Antonello (DNF), mi cambio con Teo (DNF), Gigi
(13h28) e Tore (12h49); tutti ora sanno che non arriverò. Posso
partire tranquillo.
La prima salita è facile. Quasi tutti
corrono; solo uno cammina. “Correte, correte pure” dice, “in
discesa camminerete e vi supererò correndo”. È Victor (9h44), il
maltese mistico; lo conoscerò meglio dopo, in treno. Io so già che
per me non ci sarà discesa e lo saluto con un beffardo “ciao
ciao”.
Il pubblico mi trascura un po', forse
sono informati. Sono tutti per un cagnolino (12h30) che si porta
dietro un signore in canottiera.
Per un breve tratto della seconda
salita, dal 32simo chilometro fino a poco oltre il 40esimo, mi illudo
di riuscire ad arrivare in fondo. Sono stanco, fiacco e indolenzito
ma meno di quanto mi aspettassi. Se riuscissi a salire senza stancarmi troppo,
forse potrei arrivare fino a Faenza, penso. Nei punti più ripidi allora decido
di camminare. Passo accanto al furgone di Massimo, fermo lì ad un
lato. Il suo ritiro mi dispiace molto più del mio; davvero. Alla
maratona passo in 4 ore, è un tempo discreto ma sto cominciando a
soffrire e la salita è ancora lunga. Mi raggiungono Teo e Paola
(9h43, grande!). Cammino ancora e mi staccano. Sale la strada, sale
l'affanno. Il cuore pompa senza efficacia. La sensazione di malessere
generale è seguita da un rapido svuotamento muscolare. Devo
rallentare ulteriormente. Provo a ripartire ma il malessere si ripete
altre 2, 3 volte finché capisco che devo mollare completamente se
non voglio rischiare di stare male davvero. Cammino, ma non è più
il passo veloce di chi vuole arrivare su in fretta per poi riprendere
a correre, è ormai solo una passeggiata per raggiungere il passo della Colla,
con il cambio, il traguardo parziale, il pullman per Faenza e, spero,
un bar con una bella birra fresca. Cerco di godermi la passeggiata ma
è difficile con le gambe ancora in debito e il traffico. Non
smetto però di sorridere, al paesaggio, al pubblico, agli atleti che
mi superano incoraggiandomi, ai volontari e a me stesso.
Il servizio scopa, invece del
cassonetto, offre un comodo pullman per chi si ritira. Salendoci
sopra, noto che non c'è neanche una donna! Solo maschi e le prime
file sono tutte occupate da podisti sardi. “Ci può portare a
Cagliari?” Chiedo all'autista.
Due macchine parcheggiate larghe in
curva bloccano il pullman. Una la spostiamo a forza. L'altra è
troppo pesante. Dopo mezz'ora finalmente arriva il proprietario. “Si
vergogna almeno un po'?” Gli chiedo. “Sì, ma ...” “Basta
così, grazie”.
Il pullman si ferma a Marradi. C'è
solo un ritirato, anche lui maschio e sardo. È Teo. Quando mi vede è
raggiante … anche tu! Oh, che piacere … . Da quel momento non abbiamo più smesso
di prenderci in giro e sicuramente ricominceremo appena ci rivedremo.
“Io mi sono ritirato, anche lui però ...”
Due ritiri su due. Mi rimane un ultimo
tentativo. Teo mi parla della nove colli running. Sono 204km. Forse
potrei provare ad alzare l'asticella … “così magari lì ti
ritiri dopo il centesimo” … suggerisce Teo.
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