martedì 28 aprile 2015

Cammino di Sant'Andrea. Le pietre mi sono amiche

Foto di Arnaldo Aru

Nell'unico punto un po' tecnico, in ripida discesa e leggermente sconnesso, dimezzo il distacco con Efisio Erriu che mi precede. Lui è più forte di me, ultimamente in strada mi batte regolarmente, ma qui sono avvantaggiato perché le pietre mi sono amiche. Poi, dopo un guado, la strada spiana e lui si riallontana progressivamente. Di nuovo solo. Ne approfitto per sperimentare, in vista del passatore, diverse tecniche di corsa in discesa: prima spingo con le natiche, poi provo un passo innovativo con atterraggio sull'avampiede che avevo scoperto lunedì, quando la sensibilità dei quadricipiti, acuita dal massacro di 60 km del giorno prima, mi aveva indotto a provare nuove posture e ammortizzatori per non urlare dal dolore ad ogni passo. Non noto particolari differenze di velocità percui le tengo buone entrambe in vista del massiccio turnover muscolare che dovrò fare negli ultimi cinquanta chilometri del passatore. L'andatura a quattro zampe me la tengo solo per casi di estrema necessità. Arrivato sull'asfalto torno con la testa alla gara di oggi. Comincia la salita; è ripidina e faccio fatica ma scorgo avanti a me la sagoma di Fabrizio Serafini e decido di forzare il fiato per tenere alta l'andatura e provare a raggiungerlo. Si avvicina sempre di più tanto che alla fine della salita gli sono quasi addosso. In discesa si difende. Sono stanco e gli resto dietro valutando se tentare o meno un attacco. Vale la pena soffrire per provare a guadagnare una posizione? Non mi sento sicuro e aspetto. Ora ci stiamo avvicinando anche ad Efisio, ma quando si accorge di noi accelera e riesce a tenere un centinaio di metri di vantaggio. Non so quanto manca all'arrivo, non credo molto, dovrei essere in sesta posizione. Le gambe mi dicono che va bene così. La testa pure. Non so allora chi sia stato a dirmi di provare un attacco – forse i genitali? Di fatto mi ritrovo a spingere e in un attimo supero Fabrizio, che non ha la forza di reagire. Raggiungo Efisio che però resiste. Gente a bordo strada dice che mancano 3 km e mezzo. “Forse meno” dice un altro. Io pensavo che il traguardo fosse dietro la curva, stavo facendo l'allungo finale e mi scoraggio ma Efisio si scoraggia più di me e finalmente si stacca. Sono al limite da un po' e l'ultima salita la corro soffrendo ma continuo a guadagnar terreno sui due dietro. A questo punto è discesa. Quando vedo il giudice federale Spanedda, capisco che questa è davvero l'ultima curva e scopro di aver ancora la forza di accelerare. Con un gesto sollecito l'applauso del pubblico, sento di meritarlo, e passo il traguardo in quarta posizione. Il secondo e il terzo hanno ancora il fiatone per il loro sprint. Valeva la pena soffrire? Alla foto la risposta.
Foto di Antonio Cuccu

lunedì 27 aprile 2015

Il buffet “miracoloso” di Sant'Andrea Frius


Foto di Bianca Figus
Facendo la fila per entrare nei locali allestiti per il pranzo post gara, ho notato, senza farci troppo caso, che molti podisti avevano in mano borse frigo e pesanti buste.
Appena entrato, le grandi aspettative, gonfiate dalla lunga attesa, sono rimaste deluse: era un buffet appena sufficiente per sfamare un uccellino, non certo per soddisfare un buffettaro come me. Un pugno di riso, due pezzetti di salsiccia, qualche briciola di formaggio, un bicchiere di vino e, unica portata abbondante, una mestolata di fave bollite.
Per raddrizzare una situazione del genere ci sarebbe voluto un bel miracolo di quelli che si raccontano nei testi sacri con pani e pesci che si moltiplicano, acqua che si trasforma in vino, vino in birra, zucche in carrozze e fave in crostini.
E miracolo è stato. Sognavo una birra fresca e, appena appoggiato il mio triste vassoio, ho notato sul tavolo l'allegra presenza di un paio di bottiglie di birra, di quelle magiche che bevi e ribevi e non si svuotano mai. Forse invece era solo un trucco: più tardi infatti ho notato, sotto il tavolo, ai piedi di Gigi, un cartone pieno di bottiglie, per metà vuote.
Perfetta la birra, avrei gradito però cibo più abbondante e gustoso. Mentre inghiottivo due fave lesse, sono comparsi crostini con patè e casu marzu, usciti da una delle tante borse frigo che molti si erano portati da casa, e magicamente finiti nel mio piatto. Il pranzo cominciava a farsi interessante e non era che l'inizio. Ogni volta che inforchettavo le fave, sulla tavola comparivano cibi più attraenti: torte salate, frittata con patate … . Efisio ha rimpianto di non aver portato da mangiare anche lui: “avevamo già preparato il sugo, poi abbiamo preferito non cuocere i malloreddus perché temevamo che gli organizzatori si potessero offendere”. Efisio, la prossima volta non essere così timido. Altri non si erano fatti gli stessi problemi e cibarie varie e saporite hanno continuato a comparire sui vari tavoli per poi girare finendo spesso nel mio piatto. Intanto anche le birre facevano i loro giri da sotto a sopra il tavolo e viceversa passando per il mio bicchiere. Ero davvero sazio ma avrei gradito un dolcetto. È bastato il pensiero e fra i tavoli sono passati vassoi di biscotti offerti dall'organizzazione. Era il segnale! Su quasi tutti i tavoli sono comparsi dolci di tutti i tipi ed è stato dato il via al taglio delle torte, all'apertura dei vassoi di paste e alla stura di bottiglie di vino dolce e filu e ferru! Tiramisù, torte alle fragole, crostate ai fichi, paste fresche … da quasi ogni tavolo arrivavano ottimi dolci e bevande alcoliche. Il clima della sala era sempre più vivace e festoso escluse le povere fave ormai rassegnate ad un destino di abbandono. Dalla sazietà sono passato alla pienezza assoluta. Era il momento di digerire e magicamente è comparso caffè, ammazzacaffè e, per finire, caffè corretto con acquavite. Poi ho pensato “ora basta” e tutto è finito con un “puf”.
Ci voleva un miracolo e miracolo è stato. Gli antichi rituali della convivialità, il piacere contagioso del dono e della condivisione hanno trasformato il mio piatto di fave bollite in un vero banchetto.

mercoledì 22 aprile 2015

Elementi di algebra commerciale: Sottrazioni.

La gente ha paura. Per vendere bisogna sottrarre non importa cosa da non importa dove. Per esempio sembra che basti fumare sigarette “senza fumo” per non intossicarsi. Fumare senza fumo è come volare con un aereo che non vola per ridurre al minimo i rischi di impatto al suolo. O come un culo privo di glutei (gluten free); perde il sorriso ma i glutei sorridenti sono tossici – così dicono. Allergia all'allegria. Chi ce l'ha? Ce li ha chi ha celiachia e chi celiachinona.
Lavarsi con “sapone non sapone” per non rovinare la pelle. E chi se ne frega se non lava. Bisogna levare, non lavare.

Il top del top del nuovo commercio: una scatola vuota. Gluten free, sodium free, senza coloranti, conservanti né olio di palma.

domenica 19 aprile 2015

Correndo con l'Armando

Yappapirapirapira pappirapirapa.

Venerdì, ho bevuto una birra con Benedetto e abbiamo fatto due chiacchiere. Mi ha rivelato il suo segreto per non ritirarsi quando è molto stanco: “basta cantare mentalmente una canzone … è importante scegliere la canzone giusta. Non fare come Gavino che ha scelto una canzone di Crosby Stills Nash and Young, io con quella mi sarei ritirato subito; meglio una canzonetta italiana”.
Benedetto ha corso più di 8 ore consecutivamente. Io mai. Perciò prendo molto sul serio i suoi consigli.
Per prepararmi, come un vero professionista, al lunghissimo che mi aspettava domenica mattina, ho dovuto scegliere e studiare una canzone da portarmi nella testa a farmi compagnia e, fra il mio scarsissimo repertorio di canzonette, ho scelto “L'Armando” di Enzo Jannacci e Dario Fo.
Stamattina la sveglia suona alle sei meno un quarto. La caffettiera mi aspetta luccicante sull'asciugapiatti. La preparo in fretta e la metto sul fuoco. Prima ancora di sentire il gorgoglio del caffè, vedo un po' di schiuma che si affaccia dal beccuccio. Oggi è venuto particolarmente cremoso, penso. Poi, il sapore di detersivo per piatti mi ha fatto capire quale fosse l'ingrediente segreto ma ho fatto finta di niente e inghiottito.
Alle sette del mattino siamo io, Francesco e Teo: “quelli veloci”; Efisio, Gigi, Salvatore, Donatella, Luca e Manu, “quelli lenti”, erano partiti mezz'ora prima.
Il programma prevede una sessantina di km quasi tutti su asfalto con una salita importante e una successiva lunga discesa da ripercorrere a ritroso al rientro con le salite che diventano discese, le discese salite e i saliscendi scendisali.
La prima salita passa via piacevole nel fresco del mattino e delle gambe, fra panorami e boschi; passiamo la spettacolare tomba dei giganti di “is concias” e ancora più su fino ai 700m della “piana dei cavalli”. La discesa è più lunga, e alterna tratti ripidi con tratti quasi pianeggianti, diversi guadi e qualche breve risalita. Dopo aver recuperato “quelli lenti”, approfitto del vantaggio che ho sugli altri per fermarmi dietro ad un cespuglio con grandi ambizioni ma modestissimi risultati. Vedo tutti che sfilano via ma provo ad insistere in attesa del “big one”. Sento bolle di sapone uscire ma non faccio in tempo a voltarmi per vederle che scoppiano. Ecco l'effetto combinato di caffè e sapone per piatti! Devo rinunciare ai miei propositi elefantiaci e quando ricomincio a correre sono tutti spariti avanti a me. Sono già stanco e ci stiamo ancora allontanando dalla macchina. Sono solo ed è il momento di tirare fuori l'Arma segreta o, meglio, “l'Armando” segreto:

Era quasi verso sera, ero dietro, stavo andando,
che si è aperta la portiera, è caduto giù l'Armando
Commissario, sa, l'Armando era proprio il mio gemello
però gli volevo bene come fosse mio fratello.
Stessa strada, stessa osteria,
stessa donna, una sola, la mia,
ma che delitto di gelosia
io c'ho l'alibi a quell'ora sono quasi sempre via.

Provo anche a cantare a voce alta ma richiede troppo fiato e non serve, basta farla girare in testa con il “repeat” inserito. Piano piano io e l'Armando recuperiamo posizioni, alienandoci dal caldo crescente, dai viadotti opprimenti e dal traffico fino ad arrivare a due passi dal mare. Mi piacerebbe toccare l'acqua ma abbiamo raggiunto il giro di boa.
Al rientro il gruppo si sgrana, il caldo è pesante e le gambe pure. Davanti a me solo Francesco con il cane Togi, mentre io lo seguo con l'Armando:

Commissario, sa, l'Armando mi picchiava col martello,
mi picchiava qui sugli occhi per sembrare lui più bello;
per far ridere gli amici mi buttava giù dal ponte
ma per non bagnarmi tutto
mi buttava dov'è asciutto.

In salita, mi viene da respirare ogni tre passi, ma l'Armando non è un valzer e il ritmo è sballato. Devo rallentare per respirare ogni 4 e far compagnia all'Armando.
La stanchezza della salita, lascia posto ai dolori muscolari della discesa, ma non sono solo. Anche l'Armando è un po' sballottato e risente dei 50 “repeat” andando ormai con le strofe in ordine sparso. Ma è fatta, siamo arrivati alla macchina. 58 km e 2000m di dislivello.

Yappappirapirapira pappapirapirapà

giovedì 16 aprile 2015

Correre a … Bruxelles.

Il bel passaggio al Mont des arts, un po' in stile “trail urbano” con qualche facile scaletta, porta al parc de Bruxelles. Una piccola contrattura al polpaccio, forse conseguenza della maratona corsa domenica scorsa o dell'overdose di rosticciana (all you can eat) e birra di ieri sera, mi ruba qualcosa all'eleganza del passo. Il parco non è niente di che ma si corre bene; 3 giri in cerca di una fontana e di un runner decente da sfidare ma non ho trovato né l'una né l'altro. Mi avvio allora verso il “parco del cinquantenario” attraverso i palazzoni dell'unione europea. Come corsa turistica non sarebbe male, non fosse per il traffico congestionato della strada accanto, che inquina naso e orecchie. Divertente invece passare attraverso gruppi di “congress men” in giacca e cravatta. Al parco mi inserisco nel flusso di podisti seguendone la corrente lungo un giro ben definito. Fa caldo e ho sete. Continuo invano a guardarmi intorno in cerca di una fontana e dopo un primo giro esterno del parco, esco dal flusso e mi dirigo verso i giochi dei bimbi, sicuro che almeno per loro un rubinetto ci sia. Chiedo anche ad un paio di mamme ma senza risultato. Vorrei quasi sgridarle perché non fanno bere i loro figli. Dopo aver vagato invano per un quarto d'ora, la trovo nascosta in un angolo come fosse una latrina. Una volta dissetato riparto per un altro giro di sfida. Ho le unghie degli alluci schiacciate, ne va del mio stile, ma la velocità non ne risente e quando supero i podisti locali, loro non reagiscono. Dominio assoluto. Esco dal parco del cinquantenario e ripercorrendo a ritroso la strada di prima torno al parco di Bruxelles. Un ultimo giro, giusto per ribadire il mio predominio sul territorio conquistato poc'anzi e poi giù dalle scale e, su marciapiedi affollati, fino all'albergo.


Correre a Bruxelles: piacevole, come sempre correre. Consigliato, se vi piace vincere facile.  

martedì 14 aprile 2015

Consigli per viaggiatori runners.

Qualunque sia lo scopo del viaggio – lavoro, turismo, visite parenti – qualsiasi sia la destinazione, qualsiasi sia il mezzo per raggiungerla, nel bagaglio di ogni viaggiatore-runner non dovrebbe mancare il necessaire per una sgambata o due.
Dall'alto della mia lunga esperienza, vi do qualche consiglio.
Scelta delle scarpe. Presumibilmente non sapete che tipo di terreno andrete a calcare o quali distanze coprirete. Vi resta un solo criterio razionale: scegliere le scarpe che puzzano di meno per non appestare tutto il bagaglio.
Scelta dell'hotel. Invece di guardare dove sono localizzate le attrazioni turistiche o i migliori ristoranti, cercate su google i migliori “percorsi running” nel luogo di vostra destinazione e scegliete l'albergo più vicino ad essi. Poi, se vorrete davvero visitare le attrazioni turistiche, potrete sempre usare la metro. Più complicato sarebbe prendere la metro nell'ora di punta per tornare all'albergo sudati fradici dopo la corsa.
Scelta del bagaglio (in particolare per viaggiatori ryanair). Non avendo dimestichezza con il clima che potrete trovare, non risparmiate sull'attrezzatura da running, prevedendo sia freddo e pioggia che sole e caldo. Per non pagare la sovrattassa ryanair, vi basterà economizzare sulla biancheria (una mutanda ogni due giorni è più che sufficiente) o usare il trucco che usano le vecchiette per lasciare spazio alla torta di mele: indossare tutto l'abbigliamento civile durante il viaggio.

Ed eccovi, appena usciti dall'albergo, a correre al parco nella vostra tenuta più appariscente. Non vi resta che sfidare i podisti locali con sprint stupefacenti, tanto non dovrete mai concedere la rivincita.

domenica 12 aprile 2015

Maratona di Cagliari in 3h15 – difficoltà da pacemaker

Dopo le 3h, 3h30, 4h degli anni scorsi, oggi ho indossato i palloncini celesti delle 3h15. Ci sono arrivato dopo una serie di dubbi e ripensamenti. L'altroieri pensavo alle 3h, ieri invece mi ero convinto per le 3h10 e avevo perfino chiesto di correggere la scritta sui palloncini. Poi non hanno fatto in tempo a soddisfare la richiesta e ho deciso di tornare alle 3h15. Non avevo idea di quali difficoltà mi attendessero!
4'37” a km. Una delle tabelline più difficili da mandare a mente. Se il gruppo che mi seguiva mi vedeva particolarmente silenzioso era anche perché stavo calcolando mentalmente 4'37*Numero di km: conversioni in decimali, approssimazioni, riconversioni in tempo, correzioni …
Per fortuna avevo un super gps da polso prestatomi da Benedetto. Purtroppo non avendo avuto il tempo per provarlo, sul display, leggevo solo il tempo dell'ultimo km percorso, il tempo totale (dopo la prima ora, solo ore e minuti, senza i secondi) e la distanza totale. Tutto il resto era da calcolare, o si nascondeva sotto tasti che avevo troppa paura di pigiare per non perdere anche quei pochi riferimenti. All'inizio, il mio gruppetto esuberante con chiacchiere e urla di incitamento al pubblico per farsi incitare, mi rendeva ancora più difficile la concentrazione. Poi, col passare dei km si sono quasi tutti ammutoliti e si sentiva solo il rumore dei passi, dei respiri e i “bip” dei gps. Ad un certo punto noto un bellissimo silenzio, l'ideale per fare i miei calcoli … mi sono voltato e ho visto che il grosso del mio gruppo era rimasto indietro. Ero al 27esimo, ho impiegato altri 2 minuti per confermare che il ritmo giusto fosse il mio (4'37*27 circa 4.6*27 = 92+28+4.2 = 124.2 = 2h04'12”+27” = 2h04'39) e a quel punto l'urlo per provare a richiamarli è stato inutile. Erano già lontani e sono rimasto con solo 2 atleti. Il vento contrario, il caldo, la stanchezza non erano niente a confronto con la sensazione di meningi strizzate. Nel finale, colpo di genio, ho cominciato il conto alla rovescia. La mancanza dei secondi sul display mi obbligava però ad attendere che scattasse il minuto per avere il tempo esatto ma, in questo modo, la distanza andava calcolata con le cifre decimali! Alla fine ce l'ho fatta e ho portato l'unico atleta che mi era rimasto al traguardo in 3h14'35”.

Quanto sarebbe stato più facile fare le 2h48 (4'00 al km)!

sabato 11 aprile 2015

Il vero lusso

Preferisco le pareti a picco sul mare allo skyline di New York
Preferisco il sapore di un corbezzolo maturo dopo 2 ore di corsa in montagna al miglior vino di Bordeaux

Preferisco indossare raggi di sole e brezzolina fresca primaverile sulla pelle nuda che i vestiti di seta di Armani.

mercoledì 8 aprile 2015

La matta che fa il passo

Domenica prossima si correrà la maratona di Cagliari. Sono ormai 4 anni che mi offro volontario per organizzare il servizio di pacemaker, riempiendo io stesso gli eventuali buchi nella squadra. Pacemaker jolly o, in italiano, “la matta che fa il passo”. Quest'anno, la squadra è solida e ben formata. Non avendo buchi da riempire, sono stato incerto fino all'ultimo su cosa fare, poi, finalmente, l'altroieri mi sono fatto preparare dei comodi palloncini per le 3h15 di un bel colore celeste intonato con le mie ciabatte e con la testa ho cominciato ad adagiarmi sul cuscino dei 4'37 al km, un bell'allenamento lungo a un ritmo alla mia portata. 
Squadra solida, dicevo. Massimo, il pacer delle 3 ore ormai per il terzo anno di fila, solidissimo atleta da 2h40, oggi mi ha chiamato per annunciarmi che si è infortunato. La matta dovrà essere giocata per sostituire l'asso! Ho tre giorni per prepararmi e, non so perché, la sensazione di essere in ritardo: di 2 mesi di preparazione o di 22 secondi al chilometro. Mi toccherà correre!

lunedì 6 aprile 2015

Preparazione per l'ironman. Seconda fase: esercitazioni di zona cambio.

Da qui al 26 settembre, tutte le mattine farò una seduta d'allenamento di zona cambio.
Finora i miei tempi di transizione sono stati disastrosi. Quando, prima della gara, preparo la zona cambio, sono sempre pieno di dubbi … e se piovesse? E se facesse caldo? E se avessi fame? E se mi colasse il naso? … e rimando molte scelte al momento della transizione. Come la borsa per il pic nic di una vecchia zia ansiosa, la mia zona cambio si riempie di oggetti indispensabili in eventualità remotissime e invece delle 3 cose fondamentali che hanno i miei vicini, mi ritrovo con un mucchio di ciarpame. Il tempo della transizione allora si dilata, sia per scegliere fra le diverse opzioni o anche solo per cercare, nel mucchio, gli oggetti davvero importanti.
Se il 26 settembre vorrò fare una buona gara, non potrò permettermi di perdere 4-5 minuti solo per infilarmi un casco e delle scarpette. Allora ho preparato un piano di allenamento quotidiano.
La sera, ritornando alle abitudini di gioventù quando per non buttare i vestiti per terra li ammucchiavo sopra le scarpe, sistemerò i vestiti ai piedi del letto, formando un mucchietto il più possibile ordinato: alla base le scarpe con le calze infilate dentro, sopra la maglia, i pantaloni e in cima, come bandiera sommitale, le mutande.

La mattina ci sarà l'esercitazione vera e propria. Nessun dubbio sui colori, nessuno sguardo alla finestra per verificare l'adeguatezza del vestiario al clima, neanche una passata della biancheria accanto al naso per controllarne il tono olfattivo. Non sarà facile ma dovrò fidarmi delle scelte del me stesso del giorno prima e pensare solo ad indossare tutto il più velocemente possibile. E se mi dovessi ritrovare con le mutande al rovescio, andrò avanti lo stesso. Fino in fondo. Fino alla finishline!

sabato 4 aprile 2015

Preparazione dell'ironman. Prima fase: la tagliatella fritta.

Dopo quel clic e fino al 26 settembre, tutte le mie azioni saranno finalizzate ad un solo traguardo: la finish line di Mallorca.
La prima fase della preparazione per l'ironman prevede l'accumulo di riserve energetiche. Senza energia non c'è movimento e senza muoversi è difficile fare i 226 chilometri di gara. Questa è forse la fase più dura: bisogna fare sacrifici, soffrire mal di pancia, sonnolenza, pesantezza; non è facile accumulare riserve, ci vuole uno sforzo dedicato e coordinato di tutto il corpo ma, come detto prima, sto facendo tutto il possibile per quel traguardo. Approfittando delle vacanze pasquali, mi sono recato appositamente alla “food clinic” di “nonna” Carla, la mia suocera marchigiana specialista nel riempimento di serbatoi addominali, per una “full immersion” di 4 giorni nel cibo.
Sta andando meravigliosamente. Già al secondo giorno mi sento gloriosamente appesantito e ho assorbito e metabolizzato uno dei pezzi forti del suo repertorio: la “tagliatella fritta”. Trattasi di tagliatelle condite con un ragù bianco, besciamella, mozzarella … aspettate, bloccate la salivazione, non sono ancora pronte … si fanno a palline, si impanano (farina, uovo e pan grattato) e si friggono. Poi si ricondiscono con un ragù rosso, parmigiano abbondante e finalmente sono pronte.

Quando, dopo i primi chilometri della maratona finale, gli atleti accanto a me cominceranno a vacillare vuoti di energie, io tirerò fuori le chilocalorie più gustose del mondo e con una sgasata ripartirò lasciandoli sul posto ammutoliti.  

giovedì 2 aprile 2015

Clic!

Clic!
Il grilletto del mouse scatta e il colpo parte dritto attraversando la rete fino a raggiungere in pieno il bersaglio. Il tempo ha uno scossone e il futuro muta: crollano le scene d'interni con salotto e divano scoprendo quelle di strade assolate in salita.
Addio pantofole imbottite, addio ozi profondi, addio dolce noia domenicale.

Eccola che arriva, con la testa leggera e le gambe pesanti: bentornata cara follia!

mercoledì 1 aprile 2015

Almanacco del mese dopo - aprile

Aprile, mese di transizione. Il suo ruolo principale è di farci passare da marzo a maggio senza cadere in un buco spaziotemporale. Noi però cercheremo, come al solito, di approfittare del tempo che ci è dato per viverlo al meglio.

Eventi

5. Pasqua dai suoceri
Dopo una terribile vigilia nella quale saremo costretti al digiuno ingozzandoci di pesci e frutti di mare, finalmente domenica si mangerà davvero. Ecco una bozza del menù:
Antipasto: fritto all'ascolana (crema, olive ripiene e carciofi), crostini al salmone, culatello e ananas.
Primi: tagliolini pancetta e piselli, ravioli fatti in casa al sugo.
Secondo: Agnello arrosto con patate al forno.
Dessert: Pastiera, fragole e ananas.
Lunedì, per riprenderci dalle mangiate, si va al ristorante a festeggiare i 50 anni di mia cognata.

12. Maratona di Cagliari. Dopo aver fatto, nelle precedenti edizioni, il pacer per le 3h, 3h30 e 4h coprendo i buchi nella squadra, quest'anno non essendoci ancora buchi, sono rimasto nel ruolo di “pacemaker jolly”. Detto in italiano rende meglio l'idea: “la matta che fa il passo”. Mancano meno di 2 settimane e non ho ancora la minima idea di quale sarà il mio tempo obiettivo. Seguite i miei palloncini variopinti se volete finire in un tempo a sorpresa!


19 Trail di monte Arcosu. Un altra gara trail! Per fortuna non la organizzo io e forse riusciremo a non perderci!