Foto di Bianca Figus |
Appena entrato, le grandi aspettative,
gonfiate dalla lunga attesa, sono rimaste deluse: era un buffet
appena sufficiente per sfamare un uccellino, non certo per soddisfare
un buffettaro come me. Un pugno di riso, due pezzetti di salsiccia,
qualche briciola di formaggio, un bicchiere di vino e, unica portata
abbondante, una mestolata di fave bollite.
Per raddrizzare una situazione del
genere ci sarebbe voluto un bel miracolo di quelli che si raccontano
nei testi sacri con pani e pesci che si moltiplicano, acqua che si
trasforma in vino, vino in birra, zucche in carrozze e fave in
crostini.
E miracolo è stato. Sognavo una birra
fresca e, appena appoggiato il mio triste vassoio, ho notato sul
tavolo l'allegra presenza di un paio di bottiglie di birra, di quelle
magiche che bevi e ribevi e non si svuotano mai. Forse invece era
solo un trucco: più tardi infatti ho notato, sotto il tavolo, ai
piedi di Gigi, un cartone pieno di bottiglie, per metà vuote.
Perfetta la birra, avrei gradito però
cibo più abbondante e gustoso. Mentre inghiottivo due fave lesse,
sono comparsi crostini con patè e casu marzu, usciti da una delle
tante borse frigo che molti si erano portati da casa, e magicamente
finiti nel mio piatto. Il pranzo cominciava a farsi interessante e
non era che l'inizio. Ogni volta che inforchettavo le fave, sulla
tavola comparivano cibi più attraenti: torte salate, frittata con
patate … . Efisio ha rimpianto di non aver portato da mangiare
anche lui: “avevamo già preparato il sugo, poi abbiamo preferito
non cuocere i malloreddus perché temevamo che gli organizzatori si
potessero offendere”. Efisio, la prossima volta non essere così
timido. Altri non si erano fatti gli stessi problemi e cibarie varie
e saporite hanno continuato a comparire sui vari tavoli per poi
girare finendo spesso nel mio piatto. Intanto anche le birre facevano
i loro giri da sotto a sopra il tavolo e viceversa passando per il
mio bicchiere. Ero davvero sazio ma avrei gradito un dolcetto. È
bastato il pensiero e fra i tavoli sono passati vassoi di biscotti
offerti dall'organizzazione. Era il segnale! Su quasi tutti i tavoli
sono comparsi dolci di tutti i tipi ed è stato dato il via al taglio
delle torte, all'apertura dei vassoi di paste e alla stura di
bottiglie di vino dolce e filu e ferru! Tiramisù, torte alle
fragole, crostate ai fichi, paste fresche … da quasi ogni tavolo
arrivavano ottimi dolci e bevande alcoliche. Il clima della sala era
sempre più vivace e festoso escluse le povere fave ormai rassegnate
ad un destino di abbandono. Dalla sazietà sono passato alla pienezza
assoluta. Era il momento di digerire e magicamente è comparso caffè,
ammazzacaffè e, per finire, caffè corretto con acquavite. Poi ho
pensato “ora basta” e tutto è finito con un “puf”.
Ci voleva un miracolo e miracolo è
stato. Gli antichi rituali della convivialità, il piacere contagioso
del dono e della condivisione hanno trasformato il mio piatto di fave
bollite in un vero banchetto.
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