giovedì 31 luglio 2014

Tonara, la corsa dei quattro rioni.

Tonara, luogo lontano dal tempo, con i suoi vicoli stretti, le tradizioni gastronomiche perfezionate nei secoli, l'aria pulita e tersa “di una volta”, l'ospitalità antica. Com'è andata? Molto bene! C'era un'ottima pecora in umido … ah, e poi ho battuto Teo per l'ultimo premio di categoria. Il buffettaro e il sacchettaro sono entrambi soddisfatti di questa trasferta.
Per fare meno strada in macchina, sabato pomeriggio ho lasciato la borsa a Teo e, dopo aver parcheggiato a Nurallao, ho percorso in bici la bellissima strada che attraversando Laconi e Aritzo, foreste e montagne, sorgenti fresche e abbondanti, in poco più di 50 km porta a Tonara. Francesco mi è venuto incontro per fare insieme gli ultimi km. Fra venerdì e sabato aveva già percorso più di 200 km di bici ma è gentile e instancabile. A Tonara troviamo già una bella compagnia: Nino, Betty, Carlo Alberto, Alessandra e Antonello, Teo e Manu e Checco, il padrone di casa. Altri amici ci raggiungeranno la mattina dopo.
Hanno tutti delle buone scuse per la gara di domani. Francesco dichiara che arriverà ultimo, Alessandra rilancia dicendo che non crede di arrivare, Teo zoppica vistosamente e afferma che forse non partirà neanche. Io li ascolto e mi godo in silenzio il mio prolasso. Le stelle sono talmente tante che si uniscono in strisce di luce e la notte ci porta dolcemente al mattino della gara.

Mi bastano pochi minuti di corsa per capire che per me non sarà una grande giornata. In salita mi superano in molti, anche chi di solito mi resta rispettosamente dietro onorando il mio passato di atleta decentissimo. Le mie ambizioni si erano ridotte a raggiungere il buffet. Se non ché, durante una breve salita poco dopo il terzo km, Teo, magicamente non più zoppicante, mi supera dicendo: “non ne ho più voglia, sai?” Trattengo a fatica un “allora ritirati” ma una nuova, forte motivazione ora mi sprona. Come faccio a farmi battere da Teo, zoppo, svogliato e della mia stessa categoria? In gara eravamo un centinaio ma per me c'erano solo due posizioni: prima di Teo o dopo Teo. Ricomincia la discesa, mi butto giù e lo supero. Dura poco però; sento il suo fiato sul collo e appena la strada ricomincia a salire, mi passa di nuovo. Penso che sia finita. Ci aspettano 3 km di salita in cui potrebbe staccarmi definitivamente. Tirando fuori gli artigli del predatore, aumento leggermente la respirazione e riesco a mantenere la mia preda ad una cinquantina di metri. Il fiato ora è il mio e il collo è il suo. Le tracce di saliva sull'asfalto sono le mie. Prima della fine della salita lo raggiungo ma appena lo supero lo sento ringhiare e capisco che ora la preda sono io. Finalmente arriva la discesa. È l'ultimo chilometro e allungo un po'. Mi giro, è ancora lì. “Non ce la faccio più”, dice, ma non c'è da fidarsi, bisogna infierire. Allungo ancora e finalmente si stacca.
Grazie Teo, bellissima sfida.

Dopo pranzo, il tempo di un caffè offerto da uno sconosciuto, segno di un'ospitalità antica, lascio la borsa a Francesco, faccio ancora qualche respiro profondo per gustarmi appieno l'aria fresca e asciutta, rimonto in bici e ritorno per la bellissima strada che attraversando Laconi e Aritzo, foreste e montagne, sorgenti fresche e abbondanti, in poco più di 50 km porta a Nurallao, alla mia macchina. Sulla panchina riconosco gli stessi vecchietti del pomeriggio prima, seduti nella stessa posizione.

Forse il tempo da queste parti si è davvero fermato.  

martedì 29 luglio 2014

Buffet dei quattro rioni – Tonara


Una pecora con mania di protagonismo si prende quasi tutti gli onori di questo buon buffet finendo per oscurare il pur ottimo torrone.

Bilancio calorie ingerite - calorie consumate: positivo.
Rapporto qualità prezzo: buono.

Giudizio sintetico: 2 maiali. Sono riuscito ad alzarmi da tavola senza appoggiare entrambe le mani sul tavolo, perciò, secondo i rigorosi criteri della guida Pisani, non posso assegnare il terzo maiale.

Ultimo assaggio: 27 luglio 2014
La corsetta pre-buffet mi ha visto in versione predatore. Agguantata la mia lepre (Teo), non ho potuto sbranarla per ragioni legali; in compenso la lunga caccia ha contribuito a stimolare la salivazione. Il menù però mi è sembrato un'imitazione malriuscita del buffet di Lanusei. Gli gnocchetti mancavano di aderenza: si staccavano pericolosamente l'uno dall'altro e scendevano giù per la gola in caduta libera. Al posto della iron-pecora di Lanusei, qui veniva presentata una pecora talmente vile che si scioglieva dalla paura ancora prima di essere addentata, risultando quasi inconsistente alla prova del dente.

Consiglio finale: se volete una pietanza robusta, addentate la vostra lepre a fine corsa. Se invece vi piacciono le coccole, abbandonatevi all'amorevole cura della Pro loco di Tonara e al suo ricco buffet. 

sabato 26 luglio 2014

Colpo di scena

Foto e composizione di Francesco
È l'una di notte
d'un lunedì notte
d'una notte
di Luna …
Colpo di scena.

La gattina Schroedinger per gli amici si chiama “Luna”. Come si è arrivati a questo diminutivo?
È facile: Schroedinger – Schroedinguccia – Uccia – Uccella – Cellina – Lina – Luna. Non era chiaro? Anche Uccella non sarebbe stato male …
E intanto Luna passeggia sulla tastiera pigiando tutti i tasti funzionali Fx con effetti strabilianti. Poi mi scambia per un topo e prova a sbranarmi. Che gattina carina!
E ora invece sono la sua mamma. Con le zampette mi stringe il braccio, chiude gli occhi e mi ciuccia la mano, aiutandosi con i dentini, fino a farne uscire latte. Che gattina carina!
È pulitissima. Fa tutte le sue cacchettine enormi nella lettiera poi qualcuna le rimane appiccicata ai peli e la sparge in giro; la guarda, l'annusa e chiede stupita “chi è che ha sporcato?” Che gattina carina!


Oggi il veterinario ci ha rivelato che Luna è un maschio.

martedì 22 luglio 2014

Lezione di poesia

Sulla tastiera sedersi
o tasti pigiar con le suole?
Forse siete un po' persi
ed un consiglio ci vuole:
bleah, puff, gne, questi son versi!

Le vostre son solo parole.

domenica 20 luglio 2014

Viva viva il tour de France!

Aspettavo con ansia il tour de France per farmi le mie consuete dormite pomeridiane sul divano. Luglio è il mese in cui il tepore stagionale si unisce al girare delle ruote per creare una situazione di relax perfetto che mi avrebbe aiutato a ricaricare le batterie e invece, porca miseria, quest'anno non riesco a dormire bene. Certo qualche chilometrino fra meno centoventi e meno cento me lo sono perso e il commento di Martinello è stato talvolta accompagnato da un ronfo in sottofondo ma non è stato quel bel riposo che speravo.
A cos'è dovuta quest'insonnia?
Anche quest'anno, ci sono tutti gli ingredienti che l'anno scorso bastavano per una buona dormita: le lunghe fughe riprese a 10 km dalla fine; il sospetto, che mi fa preferire una prestazione mediocre ad una “stupefacente”; la lotta per il terzo o perfino per il decimo posto più agguerrita di quella per il primo. L'anno scorso, mi addormentavo sdraiato sul divano, sperando di svegliarmi a 20 km dalla fine per aver il tempo di preparare un caffè e riuscire a vedere i 10 secondi emozionanti dello sprint. Qualche volta, al risveglio, sentivo invece le interviste al vincitore di tappa.
Quest'anno, mi metto giù, mi rigiro sul divano, preparo una camomilla … ma niente, finisco per vedere, con gli occhi sbarrati, anche tre ore di ruote che girano.
Forse è troppo emozionante il gioco dei birilli. Per essere sicuri di non cadere bisogna stare davanti; per stare davanti bisogna lottare che davanti non c'è posto per tutti; per lottare si rischia di cadere. Si cade per non cadere insomma e questo è drammaticamente interessante. Le riprese dalle telecamere montate sulle bici sono davvero impressionanti: ricordano la scena iniziale di salvate il soldato Ryan ma è roba vera.
Forse invece è perché in testa c'è quell'italiano tranquillo, con quel sorriso sincero che quasi vien voglia di credergli.


Ridatemi Froome che voglio dormire in pace!  

sabato 19 luglio 2014

Trail cittadino – l'epidemia esplode.

Come previsto dal mago velleitario, questa settimana le presenze sono ancora raddoppiate. L'epidemia è esplosa. Una sessantina di corridori ha invaso, con un po' di sano esibizionismo, le strade affollate dal passeggio serale. Non c'è scampo per la città, il contagio è inevitabile. Ci guardano! Siamo i protagonisti di questa notte cagliaritana. In questa situazione anomala ed eccitante, entriamo in risonanza fra di noi e con la città e il brusio si trasforma in esplosioni di urla. Ragazzini ci seguono correndo per qualche centinaio di metri, molti passanti sorridono, stupiti positivamente da quest'allegra invasione variopinta: non sanno cosa li aspetta, sono solo i primi sintomi del contagio. Poi cominceranno a cadere le unghie …

Per chi volesse farsi un'idea di cosa sta accadendo a Cagliari, ecco il bel video di Stefano

venerdì 18 luglio 2014

Autoeroismo

La sofferenza fine a sé stessa è solo un'imitazione dell'eroismo
L'eroismo fine a sé stesso è autoeroismo

Siamo potenziali eroi in tempo di pace. Pronti a soffrire per gli altri ma senza nessuno che ce lo chieda: nessuna patria che voglia il nostro sacrificio né fanciulle da salvare da draghi.
Non ci resta che praticare l'autoeroismo.

Ci sacrifichiamo per salvare noi stessi da noi stessi che ci vorremmo sacrificare; inseguendoci così la coda, prendiamo in mano il nostro futuro e, lasciando correre l'immaginazione, cominciamo a menarcelo.

mercoledì 16 luglio 2014

E non ho detto nemmeno una parola

La sofferenza fine a sé stessa è solo un'imitazione dell'eroismo

Mi ha pestato le unghie degli alluci facendole diventare tutte nere e poi ha continuato a pestarle fino a strapparmele entrambe
E non ho detto nemmeno una parola
Mi ha sfregato i capezzoli fino a farli sanguinare
E non ho detto nemmeno una parola
Mi ha massacrato i piedi riempiendoli di bolle e poi ancora fino a farle scoppiare
E non ho detto nemmeno una parola
Mi ha fatto sciogliere di caldo al sole e poi tremare di freddo seminudo sotto la pioggia gelata
E non ho detto nemmeno una parola
Mi ha dato colpi ai muscoli delle cosce per 6 ore consecutive
E non ho detto nemmeno una parola


Ho guardato la strada con un sorriso di sfida. Non le confesserò mai di non aver niente da dire.

domenica 13 luglio 2014

Strapaesane a San Sperate

Serata ambivalente ieri a San Sperate. Bravissimi i ragazzi, tornati tutti a casa con le pesche in palio per i primi; ancora più bravi perché, grazie agli insegnamenti di un vecchio sacchettaro come me, sono riusciti tutti e quattro a centrare l'ultimo premio utile!
Io invece sono tornato a mani vuote. Avremmo dovuto fare 4 giri dell'isolato ma, generosamente, gli organizzatori ce ne hanno offerto un quinto. La mia penosa gara la descrivo, concedetemi il giochetto, usando solo anagrammi di “a San Sperate” (prime 6 righe) e “è San Sperate” tutte le altre. Non merita altre lettere che quelle 11. Ah, lo “sparante” è lo starter.

A San Sperate
strapaesane.
Stasera … pena.
Pensa serata,
pare sensata:
sarà pesante!

E se sparante
pare assente,
spara e sente
sera pesante
e senta aspre
pene, stasera,
per sana sete.

S'era, pensate,
a sera, spente,
pensa serate
nere passate.

S'entra paese,
paresse etna,
penate, ressa,
se nera pesta
ne sa pestare,
nasate prese,
pesante resa.
Resa pesante,
esasperante:
è San Sperate.

sabato 12 luglio 2014

“Lei, che sport vorrebbe fare?”

L'esame galleggiamento feci non lasciava presagire niente di tutto ciò: scendevano come se niente fosse, le ho viste bene mentre affondavano nell'acqua del cesso con la solita nonchalance. Forse certi dettagli sfuggono anche all'osservazione scrupolosa di questa sonda organica che ci scruta da dentro nel suo viaggio transcorporale. Non mi dilungo sull'analisi olfattiva e cromatica, dico solo che era tutto perfetto come sempre. Sono andato quindi a fare l'ecocardio con animo leggero, solo per espletare la formalità richiesta dal medico sportivo.
La tranquillità è durata poco. Il cardiologo ha cominciato a fare domande curiose tipo “non l'ha mai fatto prima?” “Il medico sportivo durante le visite precedenti non le aveva mai prescritto un'ecocardio?Lei, che sport vorrebbe fare?Non sapeva di avere un prolasso mitralico?” “cosa??” “è una malformazione congenita; di per sé non è problematica ma qui abbiamo un'insufficienza” “non mi può dare il 6 politico?” No. Dovrebbe evitare contrazioni isometriche“eh???” “Tipo sollevamento pesi”. Non potrò mai più sollevare bilancieri da 300kg. La pagella–referto parla di insufficienza moderata; una lieve insufficienza sarebbe facile da recuperare. Con un'insufficienza moderata invece si viene rimandati. L'esame di riparazione è fra 6 mesi, il tempo per studiare non manca; niente corsi di recupero ma tante corse di recupero che seguirò con diligente attenzione. Obiettivo: non peggiorare altrimenti sarà estremamente difficile rinnovare il certificato d'idoneità (e non solo).

Non ho ancora capito se questa insufficienza moderata influisca sulle performances e se possa essere la causa della fiacca di questi ultimi mesi; intanto però ho una scusa: “mi hai battuto, bravo; facile però senza prolasso...” “mi sono ritirato, sì, ma sai col prolasso che mi ritrovo ...”

giovedì 10 luglio 2014

Un trail cittadino

Ieri sera, uno stormo colorato ha attraversato tutta Cagliari: Bonaria, il porto, i quartieri di Marina e Stampace, piazza arsenale, il giardino pubblico, il buon cammino, i colli di S. Michele e monte Claro, il parco della musica e monte Urpino. Saranno stati una trentina, una macchia variopinta che ogni tanto si divideva in due o tre parti, per poi ricompattarsi. Attraversava le strade – impossibile da non vedere e le macchine si fermavano – passava tra i tavolini dei bar, invadeva marciapiedi, saliva e scendeva dai colli, entrava e usciva dai parchi, attraversava passaggi segreti su passerelle di legno, su scalette, in vicoli strettissimi, in campi incolti. Dall'alto dei colli, la luna e l'entusiasmo esaltavano quei panorami notturni che mescolano armonicamente natura e artificio. Bello, troppo bello per finire qui.
Un paio di mesi fa Francesco era solo, poi erano in due. La settimana scorsa erano la metà, la prossima saranno il doppio e quella dopo il doppio del doppio. Con una progressione geometrica inarrestabile, l'epidemia prima o poi contagerà anche il sindaco e tutti i cittadini. Arriveranno anche da fuori; già ieri c'era gente da Capoterra, da Sestu, perfino da Cabras e dalla lontana Germania. Le macchine se ne staranno tutte buone buone parcheggiate a cuccia per mancanza di autista, i semafori diventeranno tutti verdi al nostro passaggio, i ristoranti non si limiteranno a emanare odori provocanti ma ci offriranno ristoro, i cani invece di abbaiare ci sorrideranno, i bambini – visionari per natura – lo fanno già.

Non sarà esattamente così, non subito almeno ma, fidatevi, ieri sono riuscito a leggere come va a finire.

martedì 8 luglio 2014

Regime stazionario

Guardando i passaggi di Lucio che si ripetono praticamente identici da ormai una settimana, cerco di immaginare la sua giornata “tipo”.

La mattina la sveglia suona alle 5. “Dove mi trovo?” Dopo un momento di disorientamento, si ricorda “ah devo andare al lavoro” si alza e si prepara un bel caffé. Quando si era sdraiato, circa 4 ore prima, era arrivato al km 50, e stamattina, come del resto tutte le altre, lo aspetta una bella maratona per arrivare all'obiettivo dei 92km giornalieri che lo condurrebbero ai 9000 km totali previsti. Yawn, un bello sbadiglio, si infila le scarpette e torna in pista. Raggiungere il posto di lavoro è proprio comodo, niente traffico, un minuto a piedi e si timbra il cartellino. Ha quasi sette ore per completare la maratona. Può permettersi di fare qualche giro camminando, con tutta calma, per consentire ai muscoli di sciogliersi un po'. Poi comincia a correre, a 7, anche 8 km/h, e i 105 giri della maratona mattutina filano via quasi senza soste. Quando si avvicina mezzogiorno, allunga un po' in vista del traguardo della maratona e della fine della giornata “ufficiale”. Un giorno in meno, ora ne mancano solo 60.
Ancora 3 o 4 giri di defaticamento ed è ora del “lunch break”. Il pranzo lo immagino sempre uguale, non può rischiare problemi di digestione: niente cozze o porchetto arrosto ma un piatto di pasta in bianco, una fettina di tacchino, un bicchiere di vino e via a fare il sonnellino pomeridiano. Dopo un paio d'ore di sosta suona la sirena: deve tornare al lavoro per mettere 30km in cascina entro cena. Sono ore calde e Lucio avanza stancamente, alternando tratti di corsa ad altri al passo ma la stanchezza ormai è metabolizzata, fa parte del suo essere e durante la giornata ondeggia intorno ad uno stato ormai immutato da giorni. Dopo 75 giri, al trentesimo km, arriva la meritata sosta per la cena. Altro pasto immutabile, altro riposino, altre due ore di sosta. Fuori è buio, domattina la sveglia suonerà alle 5; la gente normale andrebbe a letto ma Lucio non può. Deve fare altri 50 giri. Sono quasi le 10 di sera e la stanchezza è molta ma, per lo meno, la temperatura è più gradevole e non fosse per la grande umidità si starebbe quasi bene. E allora Lucio riparte; immagino il gracidio delle rane e le luci della notte, l'impianto ben illuminato impedisce di vedere le stelle ma ormai, dopo ottomila giri e 40 giorni, manca la fantasia per osservare le cose attorno; ogni particolare di quella pista è mandato a memoria, non ci sono sorprese e allora Lucio si guarda dentro, pensa a compiere il proprio dovere e a raggiungere i 50 km prima di andare a dormire. L'una è passata. Farsi la doccia? Forse domani, cade sul letto e in un istante si addormenta.
La mattina la sveglia suona alle 5. “Dove mi trovo?” Dopo un momento di disorientamento, si ricorda “ah devo andare al lavoro” si alza e si prepara un bel caffé …

Quando le condizioni iniziali e finali di un ciclo coincidono, si entra in “regime stazionario” che potrebbe continuare immutabile per sempre. Durante una simulazione al computer, quando si raggiunge il regime stazionario, si interrompe il calcolo per evitare di sprecare tempo macchina per ricalcolare sempre la stessa cosa.

Lucio, fermati, ormai sei in regime stazionario, sei arrivato all'asintoto che va all'infinito, al ciclo giornaliero che ripete duecentotrenta volte il ciclo della pista. Fermati, prima che quest'avventura diventi routine.

lunedì 7 luglio 2014

La formula magica – validazione sperimentale.

Introduzione
Ritorno a parlare della mia formulamagica … scusate l'insistenza … non è certo una scoperta da premio nobel ma può fare comodo a molti. Consente infatti di avere un riferimento costante allo stato di forma che può aiutare ad identificare condizioni di affaticamento e prevenire situazioni di overtraining. Dato un percorso di allenamento abituale, quasi tutti misurano e tengono in grande considerazione il tempo di percorrenza T, che però non è un buon indice di forma perché dipende dall'andatura a cui si affronta il percorso.
Per ottenere un buon indice di forma (I), basta invece moltiplicare T per la differenza fra la frequenza cardiaca media (FCM) e la frequenza cardiaca a riposo (FCR):
(1) I=T*(FCM-FCR)
Teoria
Facendo un paio di ipotesi ragionevoli e utilizzando matematica elementare, ho dimostrato che I non dipende dal ritmo di corsa. Può essere lento, medio, veloce, perfino variabile1. Ogni volta che fate un percorso abituale – che sia il vostro collinare preferito di 10km o anche un semplice giro di pista – potrete così monitorare la vostra forma.
Esperimento
La teoria parla da sé ma per gli scettici, gli increduli e anche per me, ho verificato sperimentalmente che I non dipende dal ritmo di corsa. Il test è semplice e potete farlo anche voi. Basta scegliere un percorso breve, ripeterlo più volte durante lo stesso allenamento a ritmi diversi e verificare che I resti pressoché costante.
Dopo 1km di riscaldamento ho fatto 3 giri da un km in progressione, a frequenze FCM di 119, 129 e 140 bpm, in tempi T di 6'01, 5'19 e 4'42. Non ho potuto continuare la progressione per un dolorino muscolare al “retrocosciale” destro, strascico del poderoso sprint di Uta. La mia FCR a riposo è fra 40 e 45 bpm. Usando la formula (1), con FCR=40, si ottengono valori di I praticamente costanti (da 474 a 470); rifacendo il conto con FCR=44, I varia ancora meno (451, 452, 451). Variazioni prossime al 20% della frequenza cardiaca e del tempo di percorrenza portano quindi a variazioni inferiori all'1% di I.
Conclusioni
La formula magica è magica davvero, io sono magico o, per lo meno, sono un'ottima cavia bella pelosa; mi sono sistemato come cavia numero uno nella gabbietta suite al piano attico dello stabulario; intanto le altre cavie (Carlos, Paolo e Vale) stanno correndo sulla ruota giorno e notte per raccogliere i dati per me … Carlos, che ci fai sul divano? Se ci fossero altri volontari, nello stabulario c'è ancora posto.

NOTE

1. A patto di non superare la soglia anaerobica, che farebbe cadere l'ipotesi di linearità fra velocità e frequenza cardiaca

sabato 5 luglio 2014

Inviato speciale nella terra di mezzo.

È il velleitario che vi scrive; in questo momento lui dorme e son riuscito a raggiungere la tastiera. In questo periodo è lui che domina e mi manda a fare corse di 7km intorno agli isolati. Dovete aiutarmi! Se potessi fare le prossime follie anche per conto vostro, lui dovrebbe ascoltarci. Inoltre mi sentirei “assecondato” e sarei meno solo lì all'inferno. Allora vi chiedo: di quale avventura vi piacerebbe sentir raccontare? Magari una che avreste sempre voluto fare ma non avete avuto il coraggio, o che avete già affrontato e vi piacerebbe rivivere nel mio racconto.
Ecco qualche sfida che mi attira ma lui, da solo, non me le farebbe mai fare:
  • Triathlon distanza ironman – Già fatto, ma resta sempre una sfida formidabile. Per renderlo più appetitoso potrei puntare a scendere sotto le 10 ore o a guadagnare la mitica “slot”
  • 100km su strada – È difficile. Non per niente ho fallito 2 volte. Non riesco a concepire l'idea di camminare per ore su strada asfaltata, sarebbe troppo noioso. Allora dovrei correre per tutti i 100km ed è impegnativo dal punto di vista fisico e mentale, per me una vera sfida.
  • Un vero mitico ultratrail – Ultratrail veri non ne ho mai affrontati. I 100km con 4km di dislivello di Lanusei erano divisi in 3 giorni. In un vero ultratrail si tratterebbe di fare tutto di fila. Rispetto alla corsa su strada è più impegnativo ma il ritmo sarebbe più rilassante, non sentirei l'obbligo di correre sempre e avrei la natura al mio fianco.
  • Finire una maratona in 2 ore più l'età – Questo è un obiettivo completamente diverso. L'ho sfiorato 2 anni fa con le 2h48 di Roma a 47 anni di età. Ora mi basterebbe un 2h49 che comunque vuol dire un passo di 4' al km. Forse questa lui me la farebbe provare …
  • Altro – Accetto suggerimenti, purché velleitari!
  • Riposati che sei vecchio – Ecco, come temevo lui si è svegliato ...

Perché non mi date una spintarella? Basta un clic nel sondaggio in alto a destra!  

venerdì 4 luglio 2014

Clicca che ti passa: risultati definitivi

A 4 giorni dalla chiusura del sondaggio “clicca che ti passa” è finalmente finito lo spoglio delle schede e posso pubblicare i risultati definitivi.
Con l'aiuto del tempo e dei magici clic, gli infortuni sono ormai guariti e dimenticati. Resta questa raccolta dati, che, grazie all'affluenza record di ben 32 votanti, ha la significatività statistica dei “grandi numeri”. 32 è un grande numero? Supera il numero delle dita di mani e piedi, quindi secondo il primo principio dell'aritmetica digitale, è addirittura incommensurabile. Rientra solo nelle matematiche superiori, come l'aritmetica del pallottoliere.
Insomma, è statisticamente provato che il tallone, con le sue 11 preferenze è la bestia nera dei lettori del blog. Non è chiarissima la correlazione fra la lettura del blog e l'infortunio al tallone ma sospetto che abbia a che fare con balzi dalla sedia o cadute fuggendo dal computer. Molto più chiara è la correlazione fra la lettura del blog e gli infortuni alla testa che però arriva solo al secondo posto con 7 preferenze. La classifica segue con: 5 piede, 4 ginocchio, 4 altro (il sesto arto?), uno nessuno (e centomila).

Ora che questo sondaggio è chiuso, posso finalmente aprirne un altro che se no faceva corrente …

mercoledì 2 luglio 2014

Almanacco del mese dopo – luglio 2014

Luglio, mese del riscatto. Gli scrupolosi check up medici del mese appena terminato hanno dato esito positivo; il referto dell'esame galleggiamento feci è estremamente chiaro: “affondano”. Al laboratorio di igiene mentale poi hanno valutato positivamente la scelta di correre 8 giri dell'isolato anziché 50 km di montagna come mi aveva proposto Checco. Infine la magica Formula Pisani indica che la forma sta tornando.
Allora posso ripartire. Chiuderò le pantofole nel cellophane, creando così l'habitat ideale per far nascere e crescere al loro interno quel bel pelo grigio-azzurro che ho tanto sognato, sperando che siano pronte in tempo per il tour. Intanto girerò tanti isolati … Lucio, aspettami!

Eventi

5 luglio – inizia il tour de France. Durante i week end, i sonnellini pomeridiani sono garantiti.

12 luglio, San Sperate – “Trofeo paese museo”, 4 giri dell'isolato: sono questi i miei grandi “eventi” in questo periodo. Spero proprio di riuscire a portare i bambini a correre anche a San Sperate. Per farli migliorare ulteriormente rispetto a Uta, nei prossimi allenamenti proveremo la “ola” cosi' magari stavolta riusciranno a farmene una decente.

13 luglio – finale mondiali di calcio … ma non erano già finiti?

Best of the past

Ben 7 post su 13 di luglio 2013 sono dedicati alla cronaca dell'ironman di Klagenfurt. Ho descritto tutto meticolosamente: dalla cagata della vigilia al buffet post gara. Come bonaria presa in giro di Aldo Rock, ho riempito le mie cronache di “frasi celebri”. Ecco qualche esempio

"uomo, non sei qui per il buffet, è il buffet che è qui per l'uomo".
Uomo, non hai vissuto se non hai qualcosa da raccontare"
"non è vera gloria se non puzza di sudore"
"il gusto acido della sofferenza col tempo si trasforma in quello dolce della gloria"

una parte del muco se ne resta lì attaccato per un filo, tipo spiderman; vorrei i guantini per liberarmene ma ho dimenticato anche quelli. Il saggio che è in me si è espresso così: "Se non puoi eliminare le cose brutte, indossale con disinvoltura" ... augh ... non mi resta che spalmare.

"se hai sposato la maratona, i muscoli sono tua suocera"
"se hai un coccodrillo attaccato alla coscia, rilassati, prima o poi si stacca da solo".