lunedì 23 luglio 2018

Correndo nel ricordo

Foto di Tore Orrù
Ricordare. Il 22 ottobre di dieci anni fa, ricordo di essermi svegliato al suono di un rombo continuo. Un'alba di fulmini rischiarava il cielo dalla parte dei monti; stranamente non pioveva ma l'atmosfera era tesa, elettrica, ed è rimasta così, sospesa, per un'ora e forse più, sempre più carica di attesa per un evento catastrofico che non si realizzava, sembrava quasi fosse tutto uno scherzo; poi, improvvisamente, è arrivato il diluvio; in pochi istanti la strada è diventata un fiume, il giardino un lago. I dubbi che avevo se portare o meno i bambini a scuola, sciacquati via. Dopo un paio d'ore, come se niente fosse, è uscito il sole. Sono montato in bici e, arrivato in prossimità del laghetto di Poggio, ho visto che la strada che avrei dovuto percorrere per portare Martino alla scuola media, non c'era più, cancellata, trascinata via dall'acqua insieme all'ipotesi di me e Martino lì sopra in auto. Questione di tempo, pochi minuti e non si è verificata la tragica coincidenza di tempo e luogo che caratterizza ogni evento. Molti altri, come me, ci sono andati vicino. Qualcuno, purtroppo, si è invece trovato proprio in quel punto fatale dello spazio-tempo.
Non bisogna dimenticare, per ricordare le vittime ma, soprattutto, per ricordare, con testimonianza diretta, che i cambiamenti climatici sono una realtà da prendere sul serio e a cui si deve porre rimedio. Dobbiamo fare un passo indietro per lasciare respirare questo pianeta e smettere di soffocarlo nell'anidride carbonica e nel cemento.
Correre. Non c'è modo migliore di fissare un ricordo che vivere un'emozione. Vorremmo che fosse un'emozione positiva, una vera festa. Vivendo la natura, correndoci dentro fino a sfiancarsi, divertendosi fino allo stremo, perdendosi, lasciandosi circondare completamente da essa, si impara ad apprezzarla, rispettarla, amarla, di un amore appassionato per la sua bellezza ma anche per la sua forza a volte terribile. Si impara ad assumere un atteggiamento umile e non sfrontato, ad adattarsi ad essa senza provare a dominarla. Vorremmo che fosse un percorso di riconciliazione e, perciò, speriamo che piova ma che sia una pioggia bella, classica, di quelle di un tempo, che facevano tic-tic sull'ombrello ...

Sabato 27 ottobre 2018, a Capoterra, in località Poggio dei pini: “Correndo nel ricordo”

mercoledì 18 luglio 2018

Gennargentu

Il monte è un colabrodo, pieno di acqua freschissima che esce da tutti i buchi. Ogni sorgente è incorniciata da un boschetto di ontani che l'ombreggia, tiene l'acqua al fresco e ne approfitta per bere. Devono esserci molti cubetti di ghiaccio lì dentro al monte e un barista generoso. Fuori è caldo e il contrasto offre sensazioni potenti. Forse ci vorrebbe una sdraio per starsene a sorseggiare il drink di acqua sorgiva, spanciati come tutte quelle mucche floride che fioriscono lì sul sentiero come margherite. Non sono abituate a quella pancia da vacche svizzere e si abbandonano mollemente al suolo..
Al cospetto di ciò, si torna bambini, come dice Luana. O forse si torna ancora più indietro, all'infanzia dell'umanità, quando l'uomo era umano, al tempo in cui si godeva dei 5 sensi e anche del sesto che ora si è perso. Non c'è orario, o meglio, c'era ma ha perso subito di significato e ci si prende il tempo per divertirsi e godere di ciò che offre il monte: panorami immensi, fontane, bagni nel sole e in pozze d'acqua freschissima.

Spariscono tutti i vincoli, tranne le semplici dinamiche di gruppo, basate su condivisione e solidarietà; dinamiche in cui il ritmo non lo fa il primo ma l'ultimo.
Ci deve essere un ultimo, quello più lento. quello a cui i corvi girano intorno. È un ruolo che non piace. Può far sentire di peso, non adeguati, inferiori. Ma sono sensazioni legate alla società moderna e qui sono fuori luogo. In un insieme finito un ultimo c'è per necessità matematica, ne siamo consapevoli; anzi, è tranquillizzante sapere che quel ruolo è coperto da altri e quei corvi non sono lì per te; qui tutti vogliono bene all'ultimo.
Inizialmente l'ultimo sembra Funtanaliras Cirronis: è il suo intestino che dà il ritmo al gruppo. Cerca un bagno nei ruderi del rifugio Lamarmora e poco dopo si deve fermare di nuovo. Non lo fa pesare e fa finta di niente per ingannare i corvi Ma poi si riprende
Poi sono io che, scendendo veloce verso Girgini, metto male il piede sinistro e sento una fitta, e poi la risento ogni volta che appoggio il piede in quel certo qual modo; devo correre con molta prudenza. Resto in coda a dettare il passo dal didietro e guardo su aspettando l'arrivo dei corvi. Anch'io faccio finta di niente. Poi metto il piede nel ghiaccio del monte e dietro il piede, mi immergo completamente in quell'acqua che tutto aggiusta. Ecco, ora non sono più l'ultimo. Forse anche Gianni e Luana hanno i loro corvi ma non sembra.
I sospetti sull'ingegnere invece cominciano a venire quando non sbaglia più strada. Anzi, è l'unico che dopo l'ennesima sorgente, stava andando nella direzione giusta. Ha perso quello spirito alla “vispa Teresa” che in condizioni normali lo fa sfarfallare qui e lì. Le forze lo abbandonano appena prima della salita in cima al mondo. “Lasciatemi qui”, dice, “non mi aspettate”. E mentre Morricone suona un'armonica, l'ingegnere resta spanciato sul sentiero, come una di quelle vacche grasse, sotto una leggera pioggerella di saliva di corvo; “andate pure”. Andiamo un po' avanti per lasciarlo tranquillo ma poi ci fermiamo a guardare.
“Si muove, è ancora vivo°. Vediamo che sputa l'anima e l'osserva per un'introspezione. Poi riparte. È lui, ora, che detta il ritmo. Ed è un ritmo che lascia il tempo di respirare, di vivere quegli spazi immensi. Siamo in cima al mondo; da qui ci sono infiniti piccoli particolari da osservare e il tempo non basta mai. Intanto Checco fra un'introspezione e un'altra, mangia una caramella ed ecco che si riprende, ricomincia perfino a corricchiare. Fra la delusione dei corvi, riusciamo a tornare alle auto tutti vivi.


Un'altra bellissima giornata ricca di particolari e piena di vita condivisa è passata e me ne restano, fino a prova contraria, altre 17007. Corvi, dovrete aspettare ancora parecchio.