mercoledì 30 settembre 2015

Il pregresso. Ironman di Mallorca - intro

Il pregresso è quell'odore che si trova in bagno già “prima” di fare la cacca. Non è mio insomma anche se chi entra dopo di me ha la brutta tendenza ad addossarmene la responsabilità, guardandomi con una smorfia di disgusto. Sorrido pensando che non andrà meglio a lui quando uscirà.
Fra amici, in tre in una stanza d'albergo di Alcudia di Mallorca, ci si può anche chiarire, come ha fatto Francesco uscendo dal bagno: “l'odore non è mio. È pregresso” (non era neanche mio, giusto per chiarezza).
Facciamo un passo indietro. All'aeroporto di Palma di Mallorca arrivano i professionisti. 4 uomini e una bici pretendono di entrare su un'utilitaria a noleggio. Sul sedile anteriore ribaltato, Federico e Francesco tengono compagnia alla bici di Andrea, rannicchiati con la testa piegata in avanti, Andrea guida e io faccio il passeggero schiacciato contro il cruscotto. Riusciamo a sbagliare strada e grazie alla testa di Francesco che sbatte contro il tettuccio e alle mia ginocchia sul cruscotto, impariamo a conoscere i “dissuasori”, dossi artificiali che costellano le strade dell'isola. Proveranno a dissuaderci durante il percorso di bici con colpi al sedere: “fermatevi, tanto non arriverete mai” ... ve la faremo vedere noi!
Camomilla o redbull? Questa era il mio dilemma. Nei giorni pregara sarà 3 a 0 per la camomilla. Mentre ai tavoli accanto si ubriacano di birra e sangria, chiediamo 4 camomille e un decaf al barista sbalordito. I giorni dopo basterà chiedere “il solito”.
Sarà per l'overdose di camomilla o per il clima da pensionati inglesi dell'isola a settembre, ma i giorni pregara scorrono tranquilli, senza tensione. Il tema dominante è il cibo. Fra colazioni enormi e cene abbuffet, resto sbalordito da quanto riescano a mangiare Francesco e Federico. L'altro dilemma è muta – non muta. La temperatura dell'acqua viaggia sul filo dei 24.5 gradi limite massimo per consentire l'uso della muta. Una dimostrazione di neoprene dell'Arena ha raffreddato l'acqua dell'ultimo decimo necessario. Tutti contenti tranne Francesco che se non sente l'acqua che scorre sulla pelle non gli pare di nuotare. Io, acceso sostenitore della muta, mi godo però la nuotatina del giovedì senza. Ma non era obbligatoria? Mi faranno la multa?
Alla vigilia, la mia motivazione più forte è: “domani devo finirla. Non ho più magliette pulite e mi serve quella da finisher”.

Camomilla, tranquillità, leggerezza. Il pregresso è anche una metafora della vita: molti aspirano a lasciare il segno ma forse sarebbe meglio passare e andar via leggeri.

mercoledì 23 settembre 2015

Ma, se invece della camomilla ai ristori trovassi la redbull?

All'uscita dall'acqua gli amici e il me stesso di Roth sono tutti avanti, ma li lascio allontanare con un sorriso. Al primo ristoro, prendo una lattina di camomilla. Ha uno strano sapore amarognolo ed è molto frizzante ma ho sete e me la scolo. All'improvviso il sorriso mi si trasforma in un ghigno e con le mascelle strette, faccio strusciare i denti superiori contro quelli inferiori per renderli più affilati. Le vene del collo e delle cosce si gonfiano 
Quando raggiungo Federico, non lo azzanno perché siamo amici ma per contenere la salivazione sono costretto ad ingurgitare un'altra lattina di quella camomilla. Fuori uno. Via verso il prossimo obiettivo. “Magno, me te magno!” Le schiene dei concorrenti sono “muletas” e ogni volta che ne supero uno lo guardo in viso per verificare l'identità della mia vittima.
Negli avanti e indietro lungo il percorso, finalmente incrocio Andrea. È molto più avanti di me e non potrei mai raggiungerlo. Provo a confonderlo dicendogli che ha sbagliato strada, ma lo avevo già fatto a Roth e non ci casca più. Allora gli dico che, secondo me, ha il sellino troppo basso di due centimetri. Si volta per guardare sotto, mi dice “sai che forse hai ragione?” e finalmente si ferma per cercare una chiave dinamometrica per effettuare l'operazione. Fuori due.
Continuo a spingere sui pedali come un forsennato all'inseguimento degli altri due. Centinaia di sorpassi ma niente. Arrivo alla seconda transizione con la bava alla bocca e gli occhi strabuzzati, infilo le scarpe da corsa e via a tutta. Dopo qualche chilometro incrocio Magno. Lo vedo che corre benino ma è chiaramente stanco. “Ora gli do il colpo di grazia” penso. “Oggi è sabato!” gli urlo. Lo guardo, continua a correre per un po' con aria pensosa poi si ferma scuotendo la testa. Ha capito il mio messaggio. Tutte le tabelle di allenamento settimanale che ha seguito finivano la domenica ma la gara è di sabato. O ricomincia gli allenamenti da capo o corre domani. Fuori tre.
Incontro Francesco che è quasi arrivato al traguardo. “Sono 41.5” gli dico. “Sai che ci stavo già pensando?” Mi dice sorridendo. E al bivio per raggiungere il traguardo non gira ma continua per un altro loop. La lunghezza effettiva del percorso, invece dei 42.2 km previsti, è solo di 41.5. Sapevo che Francesco non si sarebbe mai fermato senza prima avere percorso tutta la distanza prevista. Meglio fare un giro in più.

Arrivo stremato, e mi lascio cadere a terra con la schiuma alla bocca … Sono primo dei sardi, ma non c'è soddisfazione: comincio a realizzare di non essere stato proprio corretto con gli amici. Mai fidarsi delle camomille che ti danno in gara … forse avrei dovuto portare la mia nella borraccia.

domenica 20 settembre 2015

Ironman di Mallorca - visioni.

Manca meno di una settimana. La velleità di guadagnarmi la qualificazione per i mondiali di Kona è tramontata prima ancora che riuscissi ad immaginarla a colori. Infiammazioni varie, insieme ad una solida pigrizia, mi hanno infatti tenuto ben lontano dalla condizione perfetta che mi sarebbe servita per migliorare il risultato di due anni fa e provare a puntare la prua verso le isole Hawaii. Ma non importa, non è che ci tenessi particolarmente. Ecco invece cosa immagino ...
Grazie alla partenza “rolling” nel nuoto potrò far valere i miei valori reali e mi metterò con gli ultimi, quelli gentili e tranquilli, le casalinghe e i vecchietti e partiremo tranquilli guardando il fondale e i pesci nell'acqua trasparente. Arriveremo tutti insieme sulla spiaggia, un po' stanchi ma senza affanno. Gli amici e il me stesso di Roth saranno tutti avanti, ma li lascerò allontanare con un sorriso.
Monterò su una bici rinnovata: per carità, niente super telaio aerodinamico cazzuto, ruote a razze … ma un nuovissimo sellino con un bel buco per accomodare gentilmente la prostata. Arriverò alla salitona del km 110 con ancora l'energia sufficiente per spingere sui pedali, sentire l'ossigeno fluire nei muscoli, superare qualche vecchietto e, dopo essere sceso dolcemente fino alla seconda transizione, correrò con la solita leggerezza sul lungomare di alcudia e, alla fine, mi sdraierò sulla spiaggia per i prossimi due giorni.

Insomma, mi immagino una gara senza sofferenza, come fatta in anestesia totale. Giuro che non ho preso allucinogeni; forse sono solo stanco.  

mercoledì 16 settembre 2015

Il buco

C'è un buco, pieno di vuoto. Nel buco ci sono 10 bicchieri di birra alla spina ma sono vuoti e manca anche la sete per desiderarli. C'è un buco nello stomaco, assolutamente vuoto di maialetto arrosto, malloreddus e quant'altro ma manca proprio l'appetito.
C'è silenzio nel buco. Non uno di quei silenzi ancestrali con il fruscio dell'acqua e il minuscolo caos degli insetti che ballano calpestando le foglie secche ma un silenzio moderno con voci televisive, il fruscio della ventola e scoppiettii di gasolio.
C'è un orologio che segna giorni senza ore, o pieni di ore senza minuti, in attesa del nulla o meglio del tutto annullato.

Ma com'er a Macomer, pieno di vita: la sete e le bevute, la fame e le mangiate, la stanchezza estrema e l'estrema soddisfazione. Ora è rimasto questo buco da hobbit con questa maledetta poltrona.   

domenica 13 settembre 2015

Grandi scoperte e piccoli progressi.

Grandi scoperte. Sappiamo tutti che al 90% siamo fatti d'acqua, ma ora so che l'80% è piscio!

Non è vero che con l'antibiotico non si può fare sport. Fra il momento in cui l'antibiotico ha ucciso quasi tutti i batteri cattivi e quello in cui ha ucciso anche te, ci sono 3 o 4 giorni buoni per allenarsi. E allora approfittiamone.

Piccoli progressi. I problemi urinari, in mare si sciolgono e diluiscono: fuori e dentro, un solo elemento. Poi mercoledì pioveva pure: vedi? Anche da lassù. Che bella nuotata!

In bici, invece, i problemi urinari hanno acuito la sensibilità del soprassella e sto considerando l'acquisto di uno di quei sellini anatomici tipo catamarano. Non è un vero dolore ma, più che altro, un fastidio psicologico che non mi ha impedito, stamattina, di pedalare per oltre 4 ore. A fine allenamento mi aspettava la caramellina rosa di antibiotico come premio per la resistenza di prostata e vescica.
E poi, ovviamente, anche una birra fresca: dieta finita!

Il tallone, sempre in equilibrio sul filo fra il bene e il male, mi ha lasciato correre giovedì 14 km in montagna e ieri per 30 chilometri. Comincio a vedere la luce. Adesso mi bastano altre due settimane di carico prima del tapering … fra 13 giorni c'è la gara? Al diavolo il tapering.


E intanto gli esperti stanno esaminando il mio sangue e le mie urine. A proposito, il trasporto dell'urina nello zaino fino al laboratorio è andato liscio: non ne ho disperso metà barattolo come l'ultima volta.

venerdì 11 settembre 2015

Sulla strada di Mallorca

Ecco. Era troppo facile preparare un ironman con solo un tendine infiammato.
Con una folata di vento, il fuoco si è propagato dal tallone fino al quartiere delle vie urinarie facendomi ballare le coreografie del celebre balletto “l'uccello di fuoco”.
È troppo fastidioso. Nei momenti peggiori mi veniva da pisciare ogni mezz'ora e immaginavo nel tempo della gara di dover ripetere, per oltre 20 volte, la sequenza: trovare un angolo, sfilare il completino, pisciare fuoco, gemere di sollievo, rimettere il completino, raccogliere le cose cadute dalle tasche e ripartire. No. Nella sala d'aspetto del dottore, fra donne incinte, vecchietti, uomini panciuti, c'era anche un ironman. Ne sono uscito con nove giorni di antibiotici.

Ma non vi preoccupate, ho comprato i fermenti per rinfoltire la flora batterica intestinale. Almeno quella parte di me sarà in gran forma. Solo oggi, però, che è il terzo giorno, Maria mi ha spiegato che se non si rompe quella strana pellicola, si beve solo lo sciroppino senza i fermenti. Sono andato a rovistare nella spazzatura e, almeno una boccetta l'ho recuperata. Spero che i fermenti siano sopravvissuti ... cosa tocca fare sulla strada di Mallorca.

domenica 6 settembre 2015

Un autoeroe al mare

Non pensavo ci fosse questo vento. Le onde non sono alte ma, dalla cima, spruzzano una schiumetta che quando trova una bocca aperta a respirare, ci si infila superando agevolmente la diga del labbro. L'acqua vicino alla riva è intorbidita da residui organici trasportati a riva dalle onde e, a parte due bambini che giocano sul bagnasciuga sotto l'occhio attento dei genitori, per tutto il chilometro della spiaggia, nessuno è in acqua. Sono venuto qui per nuotare, la mamma non è qui per dirmi di non entrare, il bagnino è distratto e non voglio rinunciare per una piccola difficoltà meteorologica, sarebbe come rinunciare ad andare oltre quando in bici si incontra una salita; anzi, la prendo come una sfida: se riesco a nuotare oggi, la mia confidenza con il mare potrebbe diventare vera amicizia. Metto gli occhialini, li schiaccio contro il viso per fare effetto ventosa e tenere i flutti fuori dagli occhi e mi tuffo.
Quando si nuota “controonda”, la velocità dell'onda e quella del nuotatore, si sommano aumentando notevolmente la frequenza dei picchi; il mare sembra rugoso, sconnesso e le crestine schiumose si susseguono rapide. Dopo un brevissimo disagio iniziale, mi abituo al sapore salato dell'acqua. Qui al largo è trasparente e posso vedere che, molto lentamente, ma mi sto muovendo. Per aumentare le difficoltà, decido di fare un esercizio: respiro ogni 5 bracciate per 6 volte consecutive, poi ogni 3 bracciate quanto basta per rifiatare, poi ogni 7 bracciate per 4 volte consecutive … e così via per 5 volte. È un esercizio da piscina, dove durante le respirazioni della serie da 7 bracciate si è sicuri di inspirare aria e non acqua. Qui invece ogni respirazione è a sorpresa e se entra acqua bisogna chiudere immediatamente la bocca e sperare in miglior fortuna dopo altre sette bracciate. Fatto così, l'esercizio serve a dimostrare che respirare è un optional per mollaccioni. Mi sto divertendo davvero molto ad annaspare ma una linea di boe mi induce a ritornare indietro.
Con l'onda a favore invece le velocità dell'onda e del nuotatore si sottraggono e il mare si alliscia. Gli incontri con le creste d'onda sono molto meno frequenti ma durano più a lungo aumentando il volume delle sorsate; però, complessivamente, si nuota più facilmente. Forse troppo. Decido allora di fare un altro esercizio: una cinquantina di metri a tutta (facendo molti schizzi), un recupero tranquillo e poi si ripete. I 50 metri li misuro così: quando non ce la faccio più, faccio ancora 4 bracciate a tutta poi altre due e infine rallento stremato. Mi accorgo che quando nuoto veloce non bevo, è come se mi sollevassi di qualche centimetro, tipo hovercraft; in compenso, appena rallento e mi adagio stravolto a pelo d'acqua, arriva la solita ondina a riempirmi la bocca. Dopo 4 o 5 ripetizioni veloci, mi ritrovo davanti all'asciugamano. Sono proprio stanco. Per oggi potrebbe bastare, penso, ma con un impeto di autoeroismo, mi costringo a continuare per qualche centinaio di metri.
Quando esco dall'acqua, mi guardo intorno in cerca di pubblica ammirazione ma nessuno mi guarda anche perché il sole è calato e in spiaggia non c'è più nessuno. Non importa. Ho nuotato un paio di chilometri in poco meno di un'ora ma ho bevuto tanta di quell'acqua che mi sento un eroe.