Foto di Claudia Lazzara |
Al triathlon del Forte Village, ho avuto l'onore di fare da
“apripista” in bici per Alex Zanardi nella frazione di corsa. Devo stargli davanti alla distanza giusta
perché trovi strada libera quando passa con la sedia a rotelle.
Siccome la sua velocità varia moltissimo con la pendenza,
devo guardarmi continuamente alle spalle per sapere dov'è. Fischio e
urlo in continuazione ai malcapitati concorrenti che intralciano il nostro incedere veloce: “stai a destra! Keep the right!” “Arriva
Zanardi! A wheelchair is coming!” Lungo la prima discesa mi
sorprende con la sua velocità e me lo trovo quasi appiccicato
dietro. Accelero per dargli strada e passiamo in mezzo al ristoro a
40km/h; temo la strage ma va tutto liscio. La discesa finisce con una
curva a gomito a sinistra. Mentre guido la bici, fischio, guardo
avanti e indietro e mi sbraccio per segnalare ad Alex la curva.
Passata la curva, sento stridere i freni, mi giro e lo vedo spuntare
sano e salvo. Mi tranquillizzo, forse sopravviveremo. Ha corso per
anni in formula uno e 40 km/h nel circuito di Santa Margherita non
dovrebbero spaventarlo. 200 metri dopo c'è una nuova breve discesa e
un'altra curva a gomito a sinistra. Questa volta, sono più rilassato e segnalo la
curva con meno vigore. Sento stridere i freni, mi giro e lo vedo
sparire fra i cespugli. … non faccio in tempo a svenire che
rispunta sano e salvo. Non faccio in tempo a tornare indietro che si
è già rimesso in strada. “Tutto a posto, sono di gomma!” Grande
Alex! Al secondo giro ho preso confidenza col mio compito e comincio
a divertirmi e sentirmi partecipe della sua impresa. Ammiro la grinta
con cui spinge in salita e la precisione delle traiettorie che nelle
curve gli fanno sfiorare il margine della carreggiata. Anche io ho
preso la misura e tutto viene più facile. Alla funzione di
“apripista” e di “guida” aggiungo anche la funzione “incita
ad incitare”, con un gesto in su delle mani a stimolare un applauso
dal pubblico e poi indietro ad indicare lui, il grande Alex.
Siamo arrivati. Mi fermo
fuori dal campo. L'onore e il pubblico sono per lui. Con 1h09, abbiamo
fatto il miglior tempo nella mezza!
Aspetto che finiscano le
interviste per presentarmi: “sono stato il tuo apripista, com'è
andata?” “Sei stato un grande! Vi siete divertiti quando sono
caduto?” Chiede con tono scherzoso. Quello davvero grande sei tu,
vorrei dirgli ma è già andato via.
Quando capita un
incidente che toglie qualcosa, si può vivere una vita minore oppure
cambiare direzione e tirare fuori il meglio di sé con ciò che
resta. Senz'altro, Zanardi ha scelto questa seconda strada. Penso
anche ad un mio collega, Andrea, che da quando una malattia
gli ha tolto la vista, ha tirato fuori doti di ironia,
intelligenza e capacità relazionali che quando era “contabile”
restavano nascoste nei cassetti della scrivania o in famiglia; “sto
vivendo il miglior periodo della mia vita” afferma ora con
orgoglio.
Dovremmo imparare da loro
a considerare i problemi, anche quelli grossi che ci tolgono
qualcosa d'importante, come stimolo per fare il meglio possibile con
ciò che ci resta.
Anch'io, col mio piccolo
handicap non posso certo lamentarmi di ciò che mi offre ora la vita.
Ho le gambe, cazzo, e la vista. Accompagnare altri atleti o fare
l'istruttore, mi costringe poi a tirare fuori doti relazionali che,
da vecchio orso, non pensavo di avere superando, all'occasione, anche
il limite vertiginoso delle 200 parole pronunciate in un solo giorno.
200 parole al giorno sono sufficienti per esprimere tutte le cose sensate, originali o utili per
sopravvivere che un uomo di intelligenza normale come me può
concepire in 24 ore. Chi ne pronuncia di più sta chiacchierando.
... al diavolo ... e che chiacchiera sia! Grazie Alex!
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