Al secondo giro della
frazione di corsa, accompagno l'ungherese Ildiko che è l'ultima in
gara. Sentito che le parlo in inglese, decide di togliersi il
terribile dubbio che le gira in testa da almeno 5 ore, chiedendomi
informazioni dell'uomo sulla spiaggia. “I have bad news” le dico
semplicemente, confermando quello che probabilmente già sapeva.
“Ho provato a premergli
il torace ma eravamo in acqua e non ci riuscivo proprio” mi
racconta in inglese con negli occhi l'espressione di chi ha vissuto
un incubo. L'acqua che cede inconsistente al tentativo di massaggio
cardiaco ricorda quel senso di assoluta impotenza che si prova negli
incubi più terribili. Poi mi racconta che gli ha tenuto la testa
fuori dall'acqua mentre lo trasportavano, morente a riva.
Ci sarebbero tante altre
cose da raccontare di questa giornata in cui ho accompagnato anche il
mitico Alex Zanardi, ma ne scriverò forse dopo. Ora scivola tutto in
secondo piano
Quando raggiungiamo il
belga Ugo, la sprono ad andare avanti: “Go, you are a great woman!”
Risponde con un dolcissimo sorriso ma non ci liberiamo da quel senso
di tristezza ed impotenza che ormai pervade anche me. La
consapevolezza della tragedia ha schiacciato come un macigno questa
bellissima gara.
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