Guardando
i passaggi di Lucio che
si ripetono praticamente identici da ormai una settimana, cerco di
immaginare la sua giornata “tipo”.
La
mattina la sveglia suona alle 5. “Dove
mi trovo?” Dopo un momento di disorientamento, si ricorda “ah
devo andare al lavoro” si alza e si prepara un bel caffé. Quando
si era sdraiato, circa 4 ore prima, era arrivato al km 50, e
stamattina, come del resto tutte le altre, lo aspetta una bella
maratona per arrivare all'obiettivo dei 92km giornalieri che lo
condurrebbero ai 9000 km totali previsti. Yawn, un bello sbadiglio,
si infila le scarpette e torna in pista. Raggiungere il posto di
lavoro è proprio comodo, niente traffico, un minuto a piedi e si
timbra il cartellino. Ha quasi sette ore per completare la maratona.
Può permettersi di fare qualche giro camminando, con tutta calma,
per consentire ai muscoli di sciogliersi un po'. Poi comincia a
correre, a 7, anche 8 km/h, e i 105 giri della maratona mattutina
filano via quasi senza soste. Quando si avvicina mezzogiorno, allunga
un po' in vista del traguardo della maratona e della fine della
giornata “ufficiale”. Un giorno in meno, ora ne mancano solo 60.
Ancora
3 o 4 giri di defaticamento ed è ora del “lunch break”. Il
pranzo lo immagino sempre uguale, non può rischiare problemi di
digestione: niente cozze o porchetto arrosto ma un piatto di pasta in
bianco, una fettina di tacchino, un bicchiere di vino e via a fare il
sonnellino pomeridiano. Dopo un paio d'ore di sosta suona la sirena:
deve tornare al lavoro per mettere 30km in cascina entro cena. Sono
ore calde e Lucio avanza stancamente, alternando tratti di corsa ad
altri al passo ma la stanchezza ormai è metabolizzata, fa parte del
suo essere e durante la giornata ondeggia intorno ad uno stato ormai
immutato da giorni. Dopo 75 giri, al trentesimo km, arriva la
meritata sosta per la cena. Altro pasto immutabile, altro riposino,
altre due ore di sosta. Fuori è buio, domattina la sveglia suonerà
alle 5; la gente normale andrebbe a letto ma Lucio non può. Deve
fare altri 50 giri. Sono quasi le 10 di sera e la stanchezza è molta
ma, per lo meno, la temperatura è più gradevole e non fosse per la
grande umidità si starebbe quasi bene. E allora Lucio riparte;
immagino il gracidio delle rane e le luci della notte, l'impianto ben
illuminato impedisce di vedere le stelle ma ormai, dopo ottomila giri
e 40 giorni, manca la fantasia per osservare le cose attorno; ogni
particolare di quella pista è mandato a memoria, non ci sono
sorprese e allora Lucio si guarda dentro, pensa a compiere il proprio
dovere e a raggiungere i 50 km prima di andare a dormire. L'una è
passata. Farsi la doccia? Forse domani, cade sul letto e in un
istante si addormenta.
La
mattina la sveglia suona alle 5. “Dove
mi trovo?” Dopo un momento di disorientamento, si ricorda “ah
devo andare al lavoro” si alza e si prepara un bel caffé …
Quando
le condizioni iniziali e finali di un ciclo coincidono, si entra in
“regime stazionario” che potrebbe continuare immutabile per
sempre. Durante una simulazione al computer, quando si raggiunge il
regime stazionario, si interrompe il calcolo per evitare di sprecare
tempo macchina per ricalcolare sempre la stessa cosa.
Lucio,
fermati, ormai sei in regime stazionario, sei arrivato all'asintoto
che va all'infinito, al ciclo giornaliero che ripete duecentotrenta
volte il ciclo della pista. Fermati, prima che quest'avventura
diventi routine.
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