Introduzione
Ritorno a parlare della mia formulamagica … scusate l'insistenza … non è certo una scoperta da
premio nobel ma può fare comodo a molti. Consente infatti di avere
un riferimento costante allo stato di forma che può aiutare ad
identificare condizioni di affaticamento e prevenire situazioni di
overtraining. Dato un percorso di allenamento abituale, quasi tutti
misurano e tengono in grande considerazione il tempo di percorrenza
T, che però non è un buon indice di forma perché dipende
dall'andatura a cui si affronta il percorso.
Per ottenere un buon indice di forma
(I),
basta invece moltiplicare T per
la differenza fra
la frequenza cardiaca
media
(FCM)
e
la frequenza cardiaca a riposo (FCR):
(1)
I=T*(FCM-FCR)
Teoria
Facendo un paio di ipotesi ragionevoli
e utilizzando matematica elementare, ho dimostrato che I non
dipende dal ritmo di corsa. Può essere lento, medio, veloce, perfino
variabile1. Ogni volta che fate un percorso abituale –
che sia il vostro collinare preferito di 10km o anche un semplice
giro di pista – potrete così monitorare la vostra forma.
Esperimento
La teoria parla da sé ma per gli
scettici, gli increduli e anche per me, ho verificato
sperimentalmente che I non dipende dal ritmo di corsa. Il test
è semplice e potete farlo anche voi. Basta scegliere un percorso
breve, ripeterlo più volte durante lo stesso allenamento a ritmi
diversi e verificare che I resti
pressoché costante.
Dopo 1km di riscaldamento ho fatto 3
giri da un km in progressione, a frequenze FCM di 119, 129 e
140 bpm, in tempi T di 6'01, 5'19 e 4'42. Non ho potuto
continuare la progressione per un dolorino muscolare al
“retrocosciale” destro, strascico del poderoso sprint di Uta. La mia FCR a riposo è fra 40 e 45 bpm. Usando la
formula (1), con FCR=40, si ottengono valori di I
praticamente costanti (da 474 a 470); rifacendo il conto con FCR=44,
I varia ancora meno (451, 452, 451). Variazioni prossime al
20% della frequenza cardiaca e del tempo di percorrenza portano
quindi a variazioni inferiori all'1% di I.
Conclusioni
La formula magica è magica davvero, io
sono magico o, per lo meno, sono un'ottima cavia bella pelosa; mi
sono sistemato come cavia numero uno nella gabbietta suite al piano
attico dello stabulario; intanto le altre cavie (Carlos, Paolo e Vale) stanno correndo sulla
ruota giorno e notte per raccogliere i dati per me … Carlos, che ci
fai sul divano? Se ci fossero altri volontari, nello stabulario c'è
ancora posto.
NOTE
1. A patto di non superare
la soglia anaerobica, che farebbe cadere l'ipotesi di linearità fra
velocità e frequenza cardiaca
Nessun commento:
Posta un commento