Da qui al 26 settembre, tutte le
mattine farò una seduta d'allenamento di zona cambio.
Finora i miei tempi di transizione sono
stati disastrosi. Quando, prima della gara, preparo la zona cambio,
sono sempre pieno di dubbi … e se piovesse? E se facesse caldo? E
se avessi fame? E se mi colasse il naso? … e rimando molte scelte
al momento della transizione. Come la borsa per il pic nic di una
vecchia zia ansiosa, la mia zona cambio si riempie di oggetti
indispensabili in eventualità remotissime e
invece delle 3 cose fondamentali che
hanno i miei vicini, mi
ritrovo con un
mucchio di ciarpame. Il tempo della transizione allora si
dilata, sia per scegliere fra le diverse opzioni o anche solo per
cercare, nel mucchio, gli oggetti davvero importanti.
Se il 26 settembre vorrò fare una
buona gara, non potrò permettermi di perdere 4-5 minuti solo per
infilarmi un casco e delle scarpette. Allora ho preparato un piano di
allenamento quotidiano.
La sera, ritornando alle abitudini di
gioventù quando per non buttare i vestiti per terra li ammucchiavo
sopra le scarpe, sistemerò i vestiti ai piedi del letto, formando un
mucchietto il più possibile ordinato: alla base le scarpe con le
calze infilate dentro, sopra la maglia, i pantaloni e in cima, come
bandiera sommitale, le mutande.
La mattina ci sarà l'esercitazione
vera e propria. Nessun dubbio sui colori, nessuno sguardo alla
finestra per verificare l'adeguatezza del vestiario al clima, neanche
una passata della biancheria accanto al naso per controllarne il tono
olfattivo. Non sarà facile ma dovrò fidarmi delle scelte del me
stesso del giorno prima e pensare solo ad indossare tutto il più
velocemente possibile. E se mi dovessi ritrovare con le mutande al
rovescio, andrò avanti lo stesso. Fino in fondo. Fino alla
finishline!
Nessun commento:
Posta un commento