Scusa René … Grazie
Carlo per l'ispirazione.
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Foto di Luca Nicelli |
Corro ergo S.U.M.
L'indubitabile certezza che l'uomo ha di sé stesso in quanto essere
fisico si esprime al meglio qui alla Sardinia Ultra Marathon (S.U.M.).
Corro dunque sono, vivo, esisto. Qui si trova un bignami della vita,
condensata in 2 giorni. La fisicità dell'essere espressa nella
corsa, fino a sfinimento. La socialità, nella sua espressione
migliore, come piacere di condividere, di aiutarsi o, semplicemente,
di stare insieme ... 24 ore su 24, anche alle 4 del mattino. Il
rapporto con la natura, sia quella magnifica ricca di profumi e di
alberi millenari che quella ostile come quando la natura si fa polvere
nera che si aggrappa alle scarpe e si solleva cercando di coprire e
compenetrare tutto in ricordo di quando era eruzione vulcanica
mortifera.
Parto dal fondo, supero,
incoraggio, mi prendo una storta. Riparto dal fondo, risupero, mi
fermo a fare una visita turistica all'area archeologica. Riparto dal
fondo, supero, incoraggio e ora sto andando al mio ritmo. Alla salita
del km 12 mi rendo conto che sto forzando più di quanto dovrei. Il
rapporto con il mio cuore è ora di rispetto reciproco, in attesa di
accertamenti che mi dicano che posso ricominciare a maltrattarlo,
decido di salire al passo. Ad ogni ristoro mi fermo a scambiare due
parole con i ragazzi che ho visto lì tutti gli anni; forse è un
congedo. Molti mi sorprendono e, in pochi secondi, colgo qualche
particolare della loro essenza, della loro grandezza. Lo stesso
succede con i compagni di viaggio. Ci sono colleghi di lavoro o
vicini di casa che ho incrociato migliaia di volte nel corso degli
anni, vedendone solo la buccia, qui, invece, in un momento reso
magico dalla fatica e dalla festa, le persone si aprono, io ci entro
dentro e mi godo lo spettacolo.
L'esistenza è anche
sfida e sofferenza. La gastrite mi ha lasciato vuoto e la storta mi
fa zoppicare. Ho perso l'abitudine a questo. Che ci faccio qui? Non
sono in gara, sto soffrendo per niente. All'ultimo ristoro mi siedo
su una sedia da spettatore, a bere una birra dopo l'altra e intanto
mi godo i passaggi degli atleti, tutti rallegrati dalla festosa
accoglienza … Sara, Sabrina “gorgonzola”, silenzio parla Agnese ....
Sono quasi deciso a restare a guardare lo spettacolo fino alla fine
in compagnia del mitico muggine ma quando vedo Alessandra ripartire
senza esitazione, decido di partire con lei per farmi trasmettere un
po' di quella grinta. Succhio la sua e poi quella di Agnese, faccio
finta di accompagnarle e motivarle ma sono io quello che ha più
bisogno di motivazioni o, forse, ne gioviamo entrambi. Si entra in
risonanza e le poche energie si esprimono con una grande spinta
comune. Alla fine dei 30 km del primo giro io sono arrivato e
le guardo partire senza esitazione verso il secondo giro, quello che
rivoltandoti dentro-fuori, ti fa uscire ogni dubbio esistenziale.
Fra un panino, una birra
e una chiacchiera mi preparo a vedere gli arrivi. Faccio il tifo per
il mio fantasma di 6 anni prima che, per una volta, non lotta contro
di me ma per restare nella top 10. I primi due campioni lo fanno
scivolare al decimo posto, poi arriva Filippo che completa il podio
ma era già in classifica. Aspetto Davide, che sta facendo una gran
gara ma, allo sprint la spunta il mio fantasma. I secondi decidono
che sono ancora nella top10 all time, al decimo posto. Ma questi sono
numeri. L'essenza della vita è altrove, è nella birra, nel maiale
arrosto, nelle facce stravolte ma felici di chi arriva.
Teo, Marco, Silvio,
Leonarda, Massimo, Mimmo, Donatella, Salvatore, Gigi, Manuela,
Lorenzo, Bruno, Checco, Alessandra, Agnese …
Il mio percorso
esistenziale riprende in infradito da doccia. Percorro a ritroso il
tracciato di gara per andare incontro a Benedetto e poi percorrere con lui l'ultimo chilometro con i sassolini a spingere sule piante dei piedi per
togliere ogni dubbio.
E infine arriva Maria Cristina
con il suo sovraccarico di sensazioni ed emozioni che esplode in un
pianto liberatorio, lasciandola con l'indubitabile certezza di sé
stessa.
Corro ergo S.U.M.