Mi sveglio per pisciare
ma la vescica è vuota e quel fastidioso stimolo non passa. Mentre mi
aggiro preoccupato fra bagno, cucina e sala inizio a sentire un
fastidio al rene sinistro che aumenta progressivamente fino a
diventare dolore e poi continua ad acuirsi, sempre più forte. Penso
che sia una colica renale. Faccio giusto in tempo a prepararmi una
borsa dell'acqua calda prima di sprofondare.
Crollo sul divano della
sala. È l'una e mezza di notte e non voglio disturbare. Si tratta di
aspettare poche ore prima che si svegli Maria ed eventualmente mi
porti al pronto soccorso. Intanto lascio dormire lei e i medici; se
devo soffrire, preferisco farlo da solo e che nessuno veda la mia
espressione e l'orrore di quegli occhi che ogni volta che passo
davanti allo specchio dopo aver vomitato sono sempre più scavati
dalla sofferenza. Ogni volta 5 anni in più. Ormai ho superato i 70.
Quanto potrò andare avanti ancora?
Il tempo non passa mai.
Ogni minuto è pieno di lunghissimi secondi di sofferenza. Non
sopporto più di stare sdraiato, fermo con quel dolore acuto e
continuo; so che alzandomi il dolore aumenterebbe ma sono arrivato al
punto che preferisco alzarmi aumentando consapevolmente il dolore
piuttosto che continuare a soffrire sempre nello stesso modo. Le
coliche non finiscono? Vorrei fare una ricerca google ma lo studio è
troppo lontano e arrivato a metà strada, devo tornare a sdraiarmi. E
se fosse un tumore? Manca lucidità e senza google tutto diventa
possibile. Quando si sveglierà Maria dovrò dirle che non possiamo
partire, perché siamo bloccati qui all'inferno per l'eternità.
La tv è spenta davanti a
me. Guardo lo schermo nero. Non la accendo. Non servirebbe. È
impossibile distrarmi; non vedrei niente con lo sguardo rivolto di
dentro, verso quell'impulso nerissimo che sovrasta e oscura tutto il
resto.
Dopo 3 ore di sofferenza
incessante comincio a pormi domande assurde. Vale la pena vivere
così? Mi butterei di sotto? A parte che mi trovo al piano terra e la
sola idea di salire le scale mi sembra improponibile, constato che
l'idea proprio non mi attrae per niente. La risposta, per fortuna, è
chiara. Mi spaventa l'idea di essermi posto la domanda. Ma era
interesse puramente teorico. Almeno credo.
Verso le 5 e 30, dopo 4
ore all'inferno, il dolore cala quel tanto da lasciarmi cadere
stremato nel sonno.
Mi sveglio con lo stomaco
nel caos ma il dolore al fianco è cessato quasi del tutto.
In questi momenti ci si
sente rinascere e si apprezza, con ogni minuscola cellula, la
bellezza di essere vivi. Semplicemente. Vivi, con quel magico tepore
che ci nasce dentro ad ogni respiro.
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