La vita sul pianeta
avanza in equilibrio fra respirazione e sintesi clorofilliana.
Tutte le foto sono di Tore! |
Ma dopo il sabato viene la domenica.
Per respirare, bisogna
alternare in modo preciso inspirazioni ed espirazioni che se si
inspira dimenticandosi di espirare, si rischia di esplodere.
Vado a Cagliari più per
socialità che per voglia di correre ma, visto che sono lì, mi
iscrivo alla non competitiva di 6 km. L'anno scorso, mancando
malauguratamente la prima deviazione, ne avevo fatti 10, oggi non so
davvero come andrà a finire.
Le gambe sono stanche. Ieri,
seppure con calma, ho fatto più di 1000 metri di dislivello su
sentieri non semplici. La schiena è indolenzita, l'asfalto è duro e
piatto, le scarpe sono rotte e le calze sono riciclate e puzzano.
Ieri avevo messo insieme le uniche due calze senza buchi rimaste, una
di lana, l'altra di cotone e oggi, se voglio correre, non mi resta
che pescare nel cesto dei panni sporchi.
È in questo stato fisico,
chimico e mentale che mi presento al ritrovo ma ho letto che c'è
musica dal vivo: andiamo ad ascoltarla.
Si parte dietro. Dietro le
mamme con bimbi in carrozzina, dietro quelli che fanno 100 metri
correndo e poi si fermano stravolti. Mi sento anch'io uno di loro e
invece di slalomare agguerrito, mi adeguo al passo dominante. Poi la
strada si allarga e il passo si allunga in modo del tutto naturale e
il mio moto relativo mi fa avanzare lungo il serpentone incontrando
gente sempre diversa. Vado 1-2 km all'ora più veloce del serpente e
il respiro è agevole, quindi, quando supero qualcuno che conosco,
c'è tutto il tempo di salutarsi e scambiare due parole; 10 – 15
secondi, non di più; le eventuali chiacchiere si perdono nella
distanza.
Il secondo bivio mi
sorprende troppo presto e lo manco. Mi dicono di stare a destra ma le
gambe vanno a sinistra. Volevo poi sentire la musica dal vivo e ne ho
trovata poca. Mi aspetto che il meglio debba ancora arrivare e non mi
sbaglio. Il poetto è un continuo di band e quando il rock è potente
non posso fare a meno di muovere il passo al ritmo della batteria. E
poi si vola. È questo l'effetto che mi fa la musica dal vivo mentre
corro.
Mal di schiena e rigidità
pian piano si sciolgono e a parità di sforzo vado più veloce e
continuo ad avanzare lungo il serpentone, superare e salutare. Ora il
gesto di correre mi fa davvero piacere. Non sono allenato ad andare
veloce e non spingo più di tanto; non devo poi scordarmi di essere
cardiopatico! Però questo è correre: i piedi che si fanno molla e
spingono quasi senza sforzo, i polmoni che alternano inspirazioni ed
espirazioni, il cuore che, ogni tanto, batte un colpo … sto
andando a 4.15, non di più, ma è una bellissima sensazione. Si
entra al molentargius; il gruppo dell'ora e quaranta occupa tutta la
strada e mi rallenta un po', poi trovo spazio e torno a respirare
intensamente. Il clima è gradevole, il vento soffia sempre a favore,
sembra tutto perfetto ma quando, dal quindicesimo chilometro, dopo
mille metri, si è passati al diciassettesimo, si è creato un certo
sconcerto. I podisti sono precisi, stanno attenti ai 2, 3 secondi al
chilometro che corrispondono a circa 10 metri. Vedere sparire un
intero chilometro è stato scioccante. Che fine ha fatto il
sedicesimo? Mi aspettavo di ritrovarlo più avanti; magari aveva
deciso di crescere e superare il 18 … forse si nascondeva nel
ventesimo chilometro che infatti risultava lungo 1600 metri … non è
più ricomparso e l'arrivo ha sorpreso un po' tutti, ancora in cerca
del sedicesimo chilometro; credo che i sommozzatori lo stiano ancora
cercando nei canali del molentargius ma, probabilmente è fuggito
altrove, forse ai caraibi. Comunque, dovendo fare 6 chilometri, il
sedicesimo era fuori dal mio territorio e non mi posso certo
lamentare. Gli auguro il meglio, davvero, lo andrò a trovare.
Considerato che sono partito
dietro a tutti gli 800 e oltre e che all'arrivo ne avevo davanti 250,
ho superato quasi 600 atleti considerando solo quelli della mezza
maratona. Un bel modo di socializzare, di respirare, di vivere.
Nessun commento:
Posta un commento