26 ottobre – 2h52. Avevo appena corso
l'ultima frazione del triathlon medio in 1h26'01.
Era una mezza maratona corsa avendo
sulle gambe 40 minuti di nuoto e poco meno di 3 ore di bici. Come
tipo di sforzo potrebbe essere paragonato alla seconda metà di una
maratona. Usando l'equazione mezza*2=una ho valutato di poter
chiudere una maratona in 2h52.
27 ottobre – 2h55. Il giorno dopo
stavo molto bene. I muscoli erano giustamente stanchi ma il cuore
batteva forte e tranquillo. Ho cominciato a pensare seriamente di
sfruttare questo stato di forma per correre, senza quasi ulteriori
allenamenti, una maratona in un buon tempo. È da Roma 2012 che non
corro una maratona veloce e dopo più di due anni, sto perdendo i
privilegi offerti da un buon tempo di qualificazione. Torino potrebbe
essere la mia scelta e 2h55 un buon tempo obiettivo da raggiungere
senza troppa fatica.
31 ottobre – 3h00. Dopo 5 giorni i
dolori muscolari si sono attenuati e ho ripreso a correre. Per
cominciare, ho fatto un breve allenamento di una decina di km
tranquilli con 7-8 accelerazioni da un minuto per sciogliere le
gambe. I muscoli rispondevano benino all'aumento di ritmo, il fiato
no. Accelerando andavo subito in affanno e rallentando faticavo a
recuperare. Mi sono un po' preoccupato perché era lo stesso tipo di
stanchezza che mi aveva preso a maggio durando poi per tutta
l'estate. Ho subito deciso di rinunciare ad altri allenamenti duri e
di badare solo al recupero. Con la forma da cui partivo, recuperando
bene, anche senza “lavori” sarei riuscito a finirla in 3 ore.
9 novembre – 3h10. Dopo una decina di
giorni passati fra brevi corsette e lunghi riposi non mi sentivo
ancora in forma. Il cuore era stanco e i battiti salivano al minimo
sforzo. Ormai però ero iscritto, avevo fatto il biglietto e dovevo
provare il ritmo gara. Ho impostato un ritmo di 4'15 al chilometro
per finire sotto le 3 ore. Sono partito leggermente più veloce ma
dopo una decina di chilometri ero già stanco e affannato; per
trovare un ritmo più naturale ho dovuto rallentare fino a 4'30 al
chilometro che, in proiezione maratona, sono 3h10.
12 novembre – 3h25. Altro test di 13
chilometri, finito di nuovo troppo stanco con i muscoli doloranti.
Devo trovare un obiettivo più facile, altrimenti difficilmente
riuscirò a finirla. A Torino viene Nello, mio compagno di squadra
che dichiara di voler fare il tempo minimo per potersi qualificare
per Boston. Controllo il tempo per la mia fascia d'età: 3h25
13 novembre – 3h30. L'anno prossimo
cambierò fascia d'età: ricontrollo i tempi per Boston per i
cinquantenni: 3h30.
16 novembre – 5h30. Le jeux sont fait
e il diavolo mi aspetta a Torino. Questa escalation vertiginosa di
tempi sembra non aver limite. Dal punto di vista matematico si
parlerebbe di asintoto verticale, di un tempo “tendente
all'infinito”. Ma un limite c'è e l'ha imposto l'organizzazione:
il tempo massimo.
Nessun commento:
Posta un commento