Avevo evocato la leggerezza e l'ho
avuta. Purtroppo non come stato fisico, ma come condizione che si
realizza nell'istante in cui la pesantezza svanisce. Allora si vola:
la gamba spinge e il corpo sale, veloce, senza apparente fatica,
senza dolore, mentre i concorrenti che un momento prima erano
imbattibili, restano piantati al suolo. Il volo dura poco, basta un
cambio di pendenza o un passo sbagliato che torna la sofferenza e si
ripiomba a terra ma è un'esperienza esaltante
Il prezzo però è stato alto. Sono
passato per le tre tappe del sardinia trail come fossero stazioni
della via crucis: condanna, sofferenza e morte; solo dopo quel lungo
cammino di redenzione ho lasciato la fisicità di questo corpo, le
cosce pesanti, i polpacci rotondi e doloranti per rinascere Marco
Olmo per qualche istante e involarmi leggero.
Bando alle metafore, ecco la cronaca.
Al primo chilometro della prima tappa
mi è venuta una contrattura al polpaccio e il dolore mi ha
accompagnato, come una base fissa di sottofondo, per quasi tutti i 99
chilometri rimanenti. Nei pochi momenti in cui mi ha lasciato in pace
mi sembrava davvero di volare. Ecco, quando avrò un po' di tempo
racconterò di questo, degli amici, del mitico Marco Olmo, della
lotta spietata per risalire la classifica, ma sopratutto di
sofferenza, sudore e fatica.
Insomma prima di parlare di leggerezza,
voli, cagate all'aria aperta profumate al timo selvatico, panorami
aerei, dovrò parlare di come ho scrostato la zuppa di cipolle dal
fondo della teglia. Che centrano le cipolle? Niente; cercavo solo una
metafora che rappresentasse uno sforzo lungo, sporco e tenace senza
essere troppo volgare.
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