A proposito di tabelle di preparazione
dettate dai miei istinti velleitari (se qualcuno ne vuole, …)
dovevo decidere cosa fare con la mezza maratona di Pula di ieri sera.
Non partecipare non era contemplato: una gara bella, ben organizzata,
molto partecipata, vicino a casa, non potevo certo perderla. Farla
veloce, oltre che banale, sarebbe stato inutile: non sarebbe stata né
una bella gara – non avendo preparazione specifica – né un
allenamento utile a una settimana scarsa dal passatore. Non mi
restava che farla piano: provare a correre 21 km a ritmo passatore
con le scarpe nuove non era una cattiva idea. Ma mi vedete a correre
a 5' al km lasciandomi superare senza reagire da centinaia di atleti
meno forti di me? Io no, a meno che … l'unico modo per correrla
lentamente senza reagire era partire stanco e allora ho pensato di
trasformarla nell'ultima frazione di un mio triathlon medio privato.
Insomma, può sembrare una smargiassata, ma non avevo altra scelta.
Un allenamento di questo tipo è utile in vista del passatore per
abituarmi a correre lentamente, con le riserve energetiche ridotte
dalle frazioni precedenti, partendo di pomeriggio e senza massacrare
troppo le gambe. Ovviamente è un allenamento molto utile anche per
il triathlon, con le prossime gare che si avvicinano più veloci del
previsto.
L'orario, 7 di sera, e la location,
Pula a 3 km dalla baia di Nora dove nuoto molto volentieri e dai miei
soliti giri in bici, mi hanno facilitato molto l'organizzazione
dell'evento. Ecco il programma del Noraman 70.3:
Ore 14.30 parcheggio in T2 (vicino alla
“partenza – arrivo” della maratonina. Trasferimento in T1 (baia
di Nora a 3 km) in bici con la muta nello zaino.
Ore 15.00 partenza nuoto
Ore 15.40 fine nuoto e trasferimento in
bici alla macchina per lasciare la muta
Ore 16.00 partenza bici
Ore 18.30 fine bici, e cambio
Ore 19.00 Partenza corsa
Ore 21.30 Premiazioni.
A causa del forte vento di maestrale,
l'organizzazione ha predisposto un paio di modifiche al percorso
previsto. Il percorso del nuoto, anzichè verso il largo spalle al
vento, con il rischio di ritrovarmi in africa, si svolge parallelo
alla spiaggia di Nora, ripercorrendo due volte tutta la lunghezza
della spiaggia per un totale di poco superiore ai 1.500 metri.
Quello della bici, dopo essere passato
per Teulada, invece di rientrare per la litoranea, fa inversione a U
per evitare le raffiche potenzialmente micidiali della strada che
segue la costa.
Bello
il nuoto, l'assenza di avversari mi ha consentito di prendere il mio
ritmo, tranquillo con
bracciate lunghe e
soprattutto lente; il vento
da terra, nuotando a ridosso della spiaggia, non faceva onda e
l'acqua era bella trasparente e celeste.
Dovevo solo respirare facendo
attenzione a direzionare
l'apertura orale ortogonale al vento
per evitare che
il mare ci si svuotasse dentro, come fosse lo scarico di una vasca da
bagno. Esco dall'acqua in
40'. Mentre tolgo
la muta, il vento di maestrale assorbe calore dal
mio completino da triathlon bagnato e comincio a tremare. Dopo
qualche tentativo fallito a causa del tremore delle
mani, riesco ad infilare la
muta nello zaino, a togliere il lucchetto della bici e a ripartire
rispettando
i tempi previsti e
poco prima delle 16, lasciata la muta in macchina, comincio la
frazione di bici ancora
infreddolito. Il vento si fa
sentire davvero forte.
Le raffiche
a 40km/h, quando sono
laterali, mettono in
difficoltà l'equilibrio. Rinuncio subito alla posizione “crono”,
troppo pericolosa,
e devo stare molto attento anche solo
a togliere
una mano dal manubrio per prendere la borraccia. Per
tutto il percorso d'andata,
il vento
è per lo più contrario. Faccio fatica e
riduco il ritmo per non
spremermi troppo.
La salita verso la
casa cantoniera
fra Domus de Maria e Teulada col vento contrario è molto faticosa.
Anche in discesa vado piano perché quando, in curva, la
direzione del moto cambia
rispetto a quella del
vento, anche l'inclinazione
della bici deve cambiare per non alterare
l'equilibrio e finire per
terra. In
compenso il rientro col vento di spalle è piacevole e veloce e
riesco a rientrare nei tempi previsti senza forzare eccessivamente.
Cambio le scarpe, metto la canottiera della società sopra al
completino da triathlon, un gel in tasca e sono pronto per l'ultima
frazione, la mezza di Pula. I dolorini alla schiena e alle braccia
che sentivo alla fine della frazione di bici, piano piano si
attenuano e anche le gambe
non protestano più di tanto. Questa frazione non sarò da solo,
anzi. Siamo più di 500 alla partenza. Nell'assembramento pre gara,
non avendo ambizioni di
classifica, mi posiziono a
centro gruppo, tanto sono stanco, tanto devo andare piano … lo
sparo dello starter spazza via tutti i propositi di prudenza e faccio
il possibile per districarmi fra la folla di podisti lenti,
recuperando, nei primi 3
chilometri, centinaia
di posizioni; non ho
riferimenti cronometrici ma, a giudicare dai podisti che ora
ho intorno, ho
corso questa prima parte
sicuramente sotto i 3'50
al km (altro che ritmo passatore, 5' al km, bla bla bla) decido
allora di smettere di superare e di sistemarmi lì insieme a Davide
Ecca e Francesco Mudu.
Col passare dei chilometri, sento il serbatoio
che, progressivamente,
si svuota.
Intorno al dodicesimo chilometro rallento leggermente, lasciandomi
staccare da Davide e Francesco, ma perdo terreno molto lentamente e
dietro, per un lungo tratto,
non si vede nessuno. Intorno
al diciottesimo chilometro,
mi
raggiungono in due, di cui
uno seguito in bici
dall'allenatore che continua a incitarlo; provo
a far finta che le urla dell'allenatore siano per me ma, che
orrore,
non lo sopporto proprio,
preferisco naufragare in
pace! All'ultimo chilometro
mi raggiungono altri due e provo il solito allungo finale. Dura 500
metri poi devo rallentare: sono vuoto. Mi superano anche loro e, per
fortuna, arriva il traguardo. Ho chiuso la mezza in 1h25, tempo
mediocre in sé ma ottimo come terza frazione di un triathlon medio.
In un triathlon vero, con una corsa così avrei avuto in più la
soddisfazione di superare in continuazione atleti stremati, mentre
qui è successo l'opposto; pazienza.
Comunque, ciliegina sulla torta, sono stato premiato come secondo di
categoria M50. Cosa vuoi più
dalla vita? Birra gratis? Ebbene c'era anche quella! Siccome
non riempivano completamente
il bicchiere, sono dovuto tornare sei volte.
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