Ero facile in testa. Dietro di me una
quindicina di atleti, non di più. Giuseppe, il più forte degli
altri non lo vedevo da qualche chilometro. Avrei vinto, certo, ma
senza grande soddisfazione. Quando mancavano circa 4 degli 11 km del
percorso, sono arrivato ad un bivio. I nastri erano da entrambe le
parti. Mi sono fermato qualche secondo per cercare di capire e alla
fine ho scelto il sentiero di sinistra perché era segnato anche da
una freccia. Non ero per niente sicuro della scelta anche perché mi
sembrava di essere già passato da lì. Dopo circa 500 metri ho visto
davanti a me le schiene di altri podisti e il dubbio è diventato
certezza – stavo facendo un secondo giro! Ho fatto inversione.
Sapevo che i 5 minuti persi mi sarebbero costati quasi sicuramente la
vittoria ma non mi son fatto prendere dalla rabbia né dallo
sconforto. Anzi, finalmente iniziava una bella sfida! Appena
rientrato sul percorso mi sono buttato all'inseguimento. In uno
strappo in salita ho superato di slancio Maria Grazia e poi giù a
capofitto. In breve ho raggiunto e superato Ezio e poi Giuseppe,
anche lui vittima del mio stesso errore. Davanti, in fondo ad un
lungo rettilineo di almeno 400 metri, ho scorto Luca,
inconsapevolmente primo. Lo spirito vincente mi ha fatto incrementare
ulteriormente il passo. Le gambe correvano a meraviglia e Luca si
avvicinava a vista d'occhio. All'ultima curva era a meno di 100
metri, ma il traguardo, l'unico in grado di fermare il mio spirito
vincente, era subito lì dietro.
A parte il gusto di correre – che c'è
sempre – quant'è meglio un secondo posto, combattuto, sudato,
cercato con impegno, di una facile vittoria? Quanto aveva ragione
Decoubertin quando diceva “l'importante non è vincere ma
partecipare con spirito vincente”.
Questo pensavo … almeno fino al
momento delle premiazioni (grrr, Luca ha portato a casa 3 bottiglie
di vino e io solo 2 … maledetto!)
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