Finalmente libero, non dal dolore amen,
ma almeno parto senza cellophane né bende elastiche.
La tattica per le prime fasi di gara è
stabilita a tavolino. Mi ricordo che, poco dopo la partenza, il
percorso entra in un sentierino in ripida salita; se parto piano come
ieri, mi sarà difficile recuperare posizioni. Allora cerco di
forzare un po' all'inizio, sulla spiaggia di Marina di Tertenia e poi
sul breve tratto d'asfalto che porta all'imbocco del sentiero.
Quando inizia la salita sono intorno
alla quindicesima posizione ma sono già sfatto. Il caldo mi sta
sciogliendo: il sudore scende in un flusso continuo e mi domando cosa
resterà di me. Come in un dejavu, davanti ho K e dietro Teo che
incombe. A metà salita decido di rallentare per non sciogliermi in
una pozzetta nera ribollente e poi con un'ultima fumata evaporare
senza lasciar traccia. Lascio passare Teo; altro che recuperargli
dieci minuti … oggi mi massacra, penso. Ma non vale la pena
soffrire troppo, preferisco godermi il paesaggio. Il posto è
bellissimo il sentiero corre, divertente, in mezzo ad un boschetto
fra rocce spettacolari e, sotto, quasi in verticale, l'azzurro del
mare. L'ombra mi rinfranca e dopo le prime discese tecniche dove vedo
Teo e K scendere a bomba, il sentiero sbuca in una carrozzabile in
leggera salita. Mi raggiunge da dietro anche la fortissima Maria
“catena” Pizzino. Oggi non è giornata, penso. Appena però la
pendenza aumenta di nuovo, ingrano le natiche e con mia sorpresa
guadagno terreno senza fatica. Stacco Catena, poi, dopo averle
riportato il logo di “never stop smiling on trails” che le era
caduto insieme al sorriso, lascio anche K; raggiungo facilmente Teo
che però mi si attacca dietro tenace. La salita continua,
raggiungiamo e superiamo di slancio Fabio, il decimo in classifica.
Nel tratto più ripido Teo finalmente si stacca. Sono sicuro che mi
riprenderà in discesa, ma intanto continuando a forzare, raggiungo e
supero Gavino venuto solo per questa tappa. La strada spiana e so che
la mia spinta, col calare della pendenza, diventa meno efficace.
Sento avvicinarsi da dietro dei passi leggeri. Ecco Teo, penso, ma
non è lui, è qualcuno di molto meglio!
“Hai sbagliato strada?” Chiedo.
“Non è una novità. Certo che se gli addetti al percorso invece di
giocare a briscola mi avessero indicato la strada … ” risponde
con un sorriso.
“Vai campione!” Gli dico e mi
lascio superare ma la strada proprio in quel momento diventa di nuovo
ripida. Ingrano allora di nuovo le natiche e riesco a spingere meglio
e a non farmi staccare. Anzi. È il momento più bello di tutta la
gara. Sentire il fiato affannato e la fatica di Marco Olmo nella
salita, scoprire che non è un marziano ma un uomo che suda e ansima
come noi e che con impegno, sofferenza, agonismo, piacere della corsa
ha ottenuto e continua ad ottenere risultati straordinari. Si
impegnava anche per superare me e poi per non farsi staccare nella
salita ripida.
Superiamo di slancio Alessandro che sta
camminando. Riesco a staccare il mito, sia pure di poco e per poco,
fino alla fine della salita, fino al ristoro dove avevo programmato
di fermarmi a riempire il camel bag per non rischiare la
disidratazione, e poi lo vedo allontanarsi leggero nella discesa
mentre le mia gambe pesanti mi impediscono il volo. Lo seguo a
distanza nei tratti tecnici per riavvicinarmi nel finale, quando il
percorso torna sulla spiaggia. Mi sento ancora relativamente fresco e
sul bagnasciuga riesco a tenere un buon passo. Mi sarebbe piaciuto
molto raggiungerlo per fargli un inchino al traguardo ma non me lo ha
permesso.
Sono arrivato sesto, mezzo minuto dietro a Marco che però
sembra più stanco di me. Gli dico “complimenti! Se però la
prossima volta fai 200 metri di strada sbagliata in più forse
riuscirò ad arrivare con te!” Sorride. Dietro di noi c'è il
vuoto. Abbraccio Stefano, arrivato prima di me. Lo sento sudato ma è
acqua di mare. Mi butto in mare anche io. È bello vedere gli arrivi,
emozionati ed emozionanti. Alessandro, Fabio, Giuseppe, poi le prime
donne K e catena insieme a braccetto con le scarpe in mano … Teo
non è ancora arrivato. Non mi interessa davvero batterlo, ma la
nostra sfida è parte del copione, lo abbiamo detto tante volte.
Eccolo. Lancia le scarpe e si lascia cadere, stremato. Saranno
passati i dieci minuti che aveva di vantaggio su di me? Il mio
sorriso glielo fa capire prima ancora che io apra bocca. “Sono
quattordici, mi spiace”.
“Diciottesimo, poi decimo, oggi sesto
e relativamente fresco; domani salirò sul podio” “oggi era
l'ultima” “ah, peccato!”
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