Sabato scorso, camminata di famiglia. Io, Maria, Flavia (mia madre) e il mio figlio tredicenne Francesco, siamo saliti lungo il “sentiero Italia” da Campuomu ai “sette fratelli”, attraversando il bosco di lecci fino ad arrivare sull'altopiano fra la meravigliosa famiglia di roccioni che lo caratterizza. Al ritorno, quando ormai mancavano “solo” 4-5 km alla macchina, Francesco è partito avanti di corsa per arrivare per primo e attribuirsi un po' di gloria.
"Babbo, sei lento!" |
Alla macchina non c'era. “Francesco!” Sono salito in macchina ripercorrendo la strada a ritroso fino ad incrociare Maria e Flavia. Anche loro non sapevano dove fosse. Ho lasciato loro la macchina, mi sono tolto il pile e sono rimasto con la magliettina gialla della Maratonina di Assemini. Ero finalmente un vero podista e sono tornato su di corsa a cercarlo. Ho provato ad entrare nella sua testa per capire dove potesse aver sbagliato. Ci sono entrato troppo e mi sono spaventato all'idea di esser perso nel bosco. Dovevo trovare il giusto equilibrio. “Francesco!” Al primo bivio, mi sono buttato nel sentiero laterale. Poco oltre il sentiero si biforcava di nuovo, mi sembrava strano che Francesco potesse aver deciso di continuare oltre ma, prima uno, poi l'altro, ho percorso di corsa entrambi i sentieri. “Francesco!” Non avendo ottenuto nessun risultato, sono tornato indietro fino alla strada carrozzabile per verificare se Maria l'avesse ritrovato, ma niente, nessuna traccia. Sono ripartito in salita per andare a controllare se avesse imboccato il secondo bivio.
Ormai stavo correndo da più di un'ora ma non mi sentivo stanco, sono bene allenato e avrei potuto continuare ancora a lungo. Potevo setacciarlo tutto quel maledetto bosco. La salita era diventata ripida. Una brevissima sosta per il solito richiamo:“Francesco!” e poi via di nuovo di corsa. Finalmente da dietro ad una curva l'ho visto spuntare che correva in discesa. La sua faccia, vedendomi, ha espresso una serie di emozioni diverse prima avvicinandosi e poi allontanandosi dal pianto. Un abbraccio silenzioso. Poi con due parole ci siamo tranquillizzati e siamo ripartiti di corsa. Dopo un breve tratto l'ho visto stanco; gli ho spiegato la strada e ho corso in avanti per tranquillizzare Maria e Flavia ed evitare che allertassero la forestale.
Beh, che dire delle mie
gambe: copertura più ampia di un telefonino, più pratiche ed
economiche di un elicottero, più eleganti e prestanti di una
Ferrari, più brave nel recupero di un segugio bavarese. Comprate il mio seme prima che il suo valore “schizzi”
verso l'alto.
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